Nella vita è questione di sintonia. C’è così tanto rumore là fuori che sentirsi è diventato difficile, a volte ci serve una mano. Eye of the Tiger dei Survivor o Piece of my Heart di Janis Joplin, per esempio.
Seguire quelle voci fino a quando serve. Non fino a dove, no. Lo spazio dentro, è tempo. Memoria, progetti, inciampi, slanci, pretese che quando non stanno più insieme ci lasciano con una sola cosa da fare: riannodare i fili del tempo.
Progettare la nuova versione di noi stessi significa riorganizzare in modo inedito le nostre conoscenze e trovare le prossime configurazioni.
In ogni epoca infatti le società hanno scelto il punto di vista con cui interpretare il mondo in una prospettiva di senso: è toccato alla religione, all’arte, alla politica, all’economia. Il nostro mi pare sia indubitabilmente il tempo della tecnologia.
Per questo penso che parlarne sia inevitabile e indispensabile. Fare divulgazione e promozione di una cultura tecnologica consapevole e umanistica è insieme un atto politico di costruzione e un atto anarchico di ribellione. I confini nei quali viviamo e lavoriamo sono cambiati – non c’è nulla da fare.
Siamo in un Far West digitale in cui la corsa non è all’oro, cosa che capiamo, ma a ciò che non capiamo. E la cosa interessante è che fare comunità oggi non significa asserragliarsi al di qua dei fortini ma esporsi, andare fuori, parlare, comunicare. Significa cedere una quota di sicurezza e avere indietro una quota di fiducia.
Su questo scambio mi sono sempre giocato tutto, personalmente, come uomo, studente di filosofia e imprenditore.
Adesso però voglio schiacciare play e, senza mai andare in loop, mettermi ad ascoltare cosa hanno da dire le persone che amo, che stimo, che sono riuscito ad avere accanto a me in questo progetto di vita e di impresa incentrato sul senso di comunità e sulla relazione.
Ho scelto io il nome Radio Activa.
“Che fantasia! – Direte voi – E se ne vanta pure…” Sì, un poco sì. Perché io interpreto Radio Activa come un invito ad alzarci e dire la nostra. A essere attivi. A vigilare e dare testimonianza. A vivere.
E francamente qui c’è molto di cui andare orgogliosi. Siate Activi.
Volevano solo fare i giornalisti, ma sono finiti a Radio Activa. Il Vietnam della divulgazione. Tecnologica per di più. Lavorano giorno e (quasi mai) notte per trovare, verificare, approfondire e semplificare le informazioni e gli approfondimenti sulla tecnologia. Immaginano il futuro per spiegare il presente. Detto così suona come una task force di intelligence del quarto tipo, ma la realtà è un’altra: amano tutti il proprio lavoro, il racconto di come stiamo cambiando. Chi sono? Eccoli finalmente!
L’unico a non aver capito che va bene cercare la complessità ma se fai divulgazione almeno le domande potrebbero essere più chiare. E però, come tiene la barra a dritta lui … piega la realtà e soprattutto la schiena dei Nostri infaticabili.
Architetto mancato per sua ammissione, si è preso la sua rivincita progettando la struttura logica e tecnologica della Radio. Entusiasta, si è fatto prender la mano: se vi piace il nostro Studio il design è sempre by Andriani. Poliforme ingegno.
Che ci sia da arrivare al boss di Google Italia o al testimone oculare di un incidente in un combattimento tra galli, Sharon ce la fa. Animo rock in mentalità da educatrice svizzera, Excel dopo Excel porta a casa tutti gli obiettivi. Come la Ceres, Sharon c’è.
Nata sotto il segno del Sasso - materano - del sasso ha mantenuto l’indole: inamovibile, caparbia, concentrata. Impossibile da smuovere, incarna la declinazione moderna del Calvinismo: tra Giovanni, l’abnegato, e Italo, l’elegante. Cosa vuoi di più da una redazione?
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