E se fossero gli NFT a salvare i fotografi professionisti?

Mentre si moltiplicano le cause legali per violazioni di copyright contro i tool AI di generazione di immagini, i fotografi potrebbero ricevere un (insperato) aiuto dagli NFT e dalla blockchain

 

 

Inutile girarci attorno: la diffusione di tool AI di generazione di immagini come DALL-E e Midjourney, unita alla presenza in rete di migliaia di foto royalty-free, rischia di dare il colpo di grazia al già traballante mondo dei fotografi professionisti.

È recente la notizia che Getty Images, una delle principali agenzie fotografiche al mondo, ha deciso di citare in giudizio Stable Diffusion, l’azienda responsabile dello sviluppo di Stability AI, un sistema di AI generativa di immagini. Motivo? Aver utilizzato il database Getty, composto da oltre 12 milioni di immagini, “per addestrare il suo modello di intelligenza artificiale senza permesso o compenso” per poi fare “attività concorrente”.

 

 

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Una tendenza, quella all’addestramento degli algoritmi, che non risparmia nemmeno l’arte, come testimonia la causa intentata da un collettivo di artisti statunitensi a Stability AI, Midjourney e DeviantArt per aver usato illecitamente immagini e creazioni artistiche come Training Material per i propri tool di AI generativa. Cinque miliardi di immagini analizzate e ricombinate per dare forma alle famose foto “nello stile di” che milioni di utenti sembrano tanto appezzare.

Un aiuto per i professionisti della fotografia (e non solo) potrebbe però arrivare da un’altra, a volte controversa, branca NewTech, ossia gli NFT, “unità di proprietà digitale che rappresentano una cosa unica e non replicabile”, creati utilizzando tecnologie blockchain e capaci di assicurare la proprietà e l’autenticità della creazione digitale.

Grazie a questo sistema, infatti, i fotografi potrebbero proteggere le proprie creazioni dall’utilizzo indebito e dalla pirateria, sfruttando il fatto che la blockchain è – per sua stessa natura – immutabile e non alterabile.

 

 

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Inoltre, gli NFT consentirebbero ai fotografi di guadagnare dai propri scatti. Infatti, poiché rappresentano una proprietà digitale unica, gli NFT possono essere acquistati e venduti come beni fisici, generando un sistema di royalties ogni qualvolta una foto viene rivenduta. Questo è possibile grazie alla natura trasparente della blockchain che registra tutte le transazioni. Pertanto, se un utente acquista una foto come token-NFT e in seguito la rivende a un prezzo più elevato, il fotografo riceverà una percentuale dalla transazione.

Un approccio win-win che sta portando alla nascita di numerosi progetti nel settore. Tra questi segnaliamo la startup italiana Metabrand che si impegna a coniare gli NFT, offrendo al fotografo un certificato con le informazioni-chiave dello scatto (paternità, luogo, data, soggetto etc.) e tutelando i diritti di sfruttamento dell’immagine.

“In futuro – ha dichiarato Davide Dellacasa, fondatore di Metabrand, al magazine Wired – vogliamo supportare anche la gestione della vendita e della monetizzazione delle foto, anche perché chi lo fa oggi in molti casi sì è rivelato un copyright troll. È chiaro, però, che per poterci arrivare bisogna che si sviluppi un ecosistema che faccia sempre più uso della blockchain”.

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