Dopo la grande illusione del 2021, con quotazioni e volumi di scambio a dir poco sproporzionati, il mercato degli NFT si sta riassestando, grazie a una nuova identità e a un ecosistema più solido e stabile
Ricordate il boom degli NFT del 2021? Opere d’arte digitali vendute a prezzi astronomici, celebrità che si gettavano a capofitto in questo nuovo mondo e investitori alla ricerca del prossimo Eldorado digitale. Ma, dopo l’euforia iniziale, il mercato degli NFT ha subito un brusco rallentamento. Cos’è successo? E, soprattutto, qual è il futuro del settore?
Diciamolo chiaramente: l’esplosione degli NFT è stata in gran parte alimentata dalla speculazione. Tutti volevano accaparrarsi il prossimo Crypto Punk o Bored Ape, nella speranza di un rapido guadagno. Pensate alle cifre folli raggiunte da The Merge, la collezione NFT creata dall’artista digitale PAK, venduta per oltre 91 milioni di dollari, in sole 48 ore, nel dicembre 2021, o a Beeple’s Everydays: The First 5000, messo all’asta da Christie’s a marzo 2021 e venduto per circa 69 milioni di dollari.
Quotazioni troppo alte per essere veritiere e, infatti, da lì a poco la bolla è scoppiata. Parlando ancora di cifre, si è passati da un volume di scambio di 450 milioni di dollari giornalieri nell’agosto 2021 a meno di 10 milioni di dollari nell’ottobre 2023. Un crollo verticale che ha gettato sul lastrico migliaia di investitori e illuso migliaia di artisti (o presunti tali).
Al di là della fragilità intrinseca del mercato degli NFT, ancora troppo acerbo per cifre simili, il collasso trova una spiegazione nel forte deprezzamento del mezzo più usato per l’acquisto e scambio di NFT: le criptovalute. Prendiamo ad esempio Bitcoin, il cui prezzo (per singola unità) è passato dai 56.278 euro di novembre 2021 ai circa 15mila di gennaio 2023, per poi rimbalzare agli oltre 64mila euro di giugno 2024.
Proprio questa recente oscillazione positiva del valore delle criptovalute sembra aver immesso una ventata di aria fresca nel mercato degli NFT, e non solo in termini di volumi di scambio. La sensazione è che gli NFT stiano trovando una nuova identità: sempre più artisti e collezionisti stanno, infatti, riscoprendo il valore intrinseco di queste opere digitali, rimettendo al centro due elementi fondamentali dell’idea originaria: creatività e unicità.
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Quello che si sta configurando è, quindi, il passaggio a un mercato più di nicchia, ma in costante crescita, con un volume di transazioni sicuramente minore che poggia però su un ecosistema più stabile e duraturo.
Nonostante una lunga serie di investimenti non andati a buon fine, anche le grandi aziende non mollano il settore: giganti come Nike, Adidas e Coca-Cola continuano a puntare sugli NFT, dimostrando che questa tecnologia ha un potenziale enorme per il marketing e l’engagement dei clienti.
Un outlook positivo che trova linfa anche nell’annunciato avvento del Metaverso, spazio virtuale “dove socializzare, imparare, collaborare e giocare” (secondo le parole di Meta) e in cui gli NFT potrebbero svolgere un ruolo-chiave come beni digitali unici.
Insomma, pare che i Non-Fungible Token abbiano ancora molto da offrire, sotto diverse forme e a patto di rispettare una serie di paletti.
Tra le principali sfide aperte troviamo, non a caso, l’interoperabilità, ossia la possibilità di usare gli NFT su diverse piattaforme e applicazioni, ma anche la sostenibilità. La blockchain, tecnologia alla base degli NFT, infatti, ha bisogno di diventare meno inquinante esplorando nuove soluzioni come il protocollo proof-of-stake.
Senza dimenticare l’esigenza di poter contare su una regolamentazione chiara, trasparente e condivisa a livello internazionale per garantire non solo la crescita del mercato degli NFT, ma anche la tutela dei consumatori. Una cosa è certa: gli NFT sono qui per restare, ma quante delle loro promesse rimarranno sul piano puramente virtuale?
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