Costruito sul modello di ChatGPT, il servizio CatGPT risponde alle domande con lunghe sequele di meow e gif casuali di gatti. Ma, nella sua versione avanzata, è possibile stabilire un dialogo più o meno sensato
Ok, è palese: questa storia dell’intelligenza artificiale ci sta sfuggendo di mano. No, non parliamo dello “Scenario Terminator” (di cui avevamo già parlato qui) che prospetta la distruzione dell’umanità ad opera di macchine intelligenti, ma di qualcosa di ben più leggero e “puccioso”: CatGPT.
Sì, avete letto bene: CatGPT, il chatbot che permette agli utenti di “dialogare” con… i gatti. Non aspettatevi però ragionamenti sui massimi sistemi, visto che, nella sua versione base, l’assistente virtuale felino si limita a rispondere a ogni domanda con GIF casuali di gatti, unite a una sequela di meow.
Se aspirate a qualcosa di più articolato potete però passare alla versione GPT-Furr, ossia un “meowdello”, effettivamente basato su ChatGPT, che fornisce risposte decisamente più elaborate. Il tutto grazie alle API di Open AI ma con l’immancabile accompagnamento di GIF divertenti di gatti e qualche meow sparso qua e là.
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Significativamente, nello sviluppo di CatGPT, la community svolge un ruolo fondamentale visto che può proporre e votare nuove funzionalità.
Al di là del carattere goliardico del progetto, non manca un risvolto benefico. La piattaforma, infatti, vanta una partnership con National Humane Society, organizzazione benefica che si occupa di garantire una casa ad animali abbandonati in tutti gli Stati Uniti.
Siete pronti, allora, a interpretare centinaia di meow randomici, questa volta nella loro versione digitale?