Un gruppo di imprenditori – tra cui Elon Musk – e accademici chiede una moratoria di sei mesi sullo sviluppo di AI generative: “Rappresentano un grande rischio per l’umanità”
La notizia è sulla bocca di tutti. E non poteva essere altrimenti, considerando l’impatto che i software di intelligenza artificiale stanno avendo sulla nostra vita: dagli assistenti virtuali alle automobili a guida autonoma passando per sistemi IoT sempre più sofisticati.
Un gruppo di imprenditori e accademici, tra cui Elon Musk, fondatore di SpaceX e Tesla, e Yuval Noah Harari, autore del best-seller “Sapiens”, infatti, hanno firmato una petizione per chiedere una moratoria di sei mesi sullo sviluppo di AI generative come ChatGpt, il modello di OpenAI lanciato a metà marzo, adducendo come motivazione la possibilità di “grandi rischi per l’umanità”.
Rivolta a governi e aziende, la petizione chiede l’istituzione di protocolli di sicurezza, sistemi di governance e un ripensamento della ricerca nel settore per garantire che i sistemi di intelligenza artificiale siano più “accurati, sicuri e affidabili”.
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Secondo i firmatari, infatti, l’assenza di una regolamentazione nel settore ha innescato una corsa incontrollata che potrebbe portare a conseguenze impreviste e nefaste. Incluso in cosiddetto “Scenario Terminator”.
Di che parliamo? Dell’ipotesi apocalittica che vede un futuro dominato da macchine intelligenti che coscientemente si ribellano contro l’umanità, tentando di distruggerla o schiavizzarla.
“La società ha bisogno di tempo per adattarsi – ha dichiarato il CEO di OpenAI, Sam Altman – Negli ultimi mesi, i laboratori di intelligenza artificiale si sono bloccati in una corsa incontrollata per sviluppare e implementare cervelli digitali sempre più potenti, che nessuno – nemmeno i loro creatori – può capire, prevedere o controllare in modo affidabile”.
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