Festival del Podcasting 2022: gli interventi della prima giornata

Dal 3 all’8 ottobre brand, editori, podcaster e aspiranti tali si incontrano a Le Village by Crédit Agricole per ispirarsi a vicenda

 

 

La sala conferenze del festival 2021

È il caso di dire “come passa il tempo quando ci si diverte”: il Festival del Podcasting, primo evento italiano dedicato al mondo dei podcast e del digital audio, è giunto alla settima edizione.

Nell’ultimo anno il numero dei podcast editi in Italia è cresciuto ancora e sono sempre di più i personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo, dei media che hanno lanciato un proprio podcast. Le tecnologie per la distribuzione di audio on-demand hanno visto un sorprendente sviluppo nel momento in cui i podcast sono stati adottati dalle maggiori piattaforme di streaming audio sul mercato (Apple Podcast, Spotify, Google Podcast, Amazon Music e Audible).

Il trend positivo è confermato dai numeri del festival, che si rivela un osservatorio privilegiato sul mondo del podcasting in Italia.

Grazie alla sempre crescente partecipazione di aziende, editori, professionisti ed esperti di podcasting e digital audio, l’edizione 2022 del Festival durerà una settimana e consentirà di esplorare in modo verticale i temi più caldi del settore.

Gli incontri si svolgeranno dal 3 all’8 ottobre fisicamente a Milano, presso Le Village by CA, l’acceleratore di Innovazione di Crédit Agricole; saranno proiettati anche a Roma, presso la Casa del podcast di Technotown, e si potranno seguire online sul sito del festival.

 

La community del Festival del Podcasting 2021

 

Lunedì 3 ottobre è la giornata del Festival del Podcasting dedicata a “Contenuti e creatività”. Radio Activa Plus c’è!

 

 

Giulio Gaudiano (ASSIPOD – Associazione Italiana Podcasting), “Il sottile legame tra creatività e libertà”

“Non si è ancora verificato lo scoppio della bolla dei podcast come annunciato da qualcuno: siamo sempre qui, non siamo scomparsi. Continuiamo ad ascoltare podcast. Secondo alcune ricerche, nel 2024 un italiano su quattro tra quelli che utilizzano Internet quotidianamente ascolterà podcast in maniera costante. In questi anni le piattaforme, che magari fino a quel momento producevano solo audiolibri, hanno contribuito in modo importante alla diffusione del fenomeno e hanno fatto un gran bene. Non bisogna dimenticare, però, che il podcasting nasce indipendente e libero ed è stata questa libertà a stimolare la creatività. L’assenza di vincoli formali ha permesso al podcasting di attraversare 20 anni e arrivare ad oggi. Ricordiamoci che la libertà è anche responsabilità, per esempio di ciò che si dice all’interno di un podcast.”

 

Craig Strachan (Head of Podcasts per Amazon Music Australia, Nuova Zelanda e Europa), “Podcast e Amazon Music”

“Italy is a big deal for us with its strong legacy of radio-led content which has fueled the continuing growth of podcasts. And with an increasing number of talent and production companies to work with. We want to play a role in growing podcast listening in Italy through bringing podcasts to new audiences and making them as accessible as possible.”

 

Daniele Tinti (Tintoria), “Il primo stand-up podcast in Italia”

“Devo ammettere che non ascolto molti podcast italiani. Però so tutto di NBA perché ascolto i podcast di questi giornalisti americani che parlano di uno sport che non guardo. Questa è la magia del podcast. Io prediligo i podcast lunghi dove le persone possono parlare, riflettere, correggersi. Non mi piace, invece, il ritmo frenetico cui ci hanno abituato televisione e radio. Nei podcast lunghi l’ospite può lasciarsi andare. Non avere la fretta, i limiti di tempo della televisione e della radio, i paletti imposti da un palinsesto, ma la libertà di esprimersi, di sbagliare, di imparare in una puntata è la vera grande dimensione, la vera novità che i podcast hanno portato nel mondo dell’intrattenimento e nella comunicazione. Ci hanno ridato la possibilità di andare piano, di sentire e guardare le cose con i nostri tempi, di assorbirle e fruirle in modo diverso.”

 

Lorenzo Faggi (La fabbrica dei soldi), “Dal documentario al podcast”

“All’inizio l’idea non era di raccontare il casinò e le vicissitudini che ne hanno decretato il fallimento: volevo raccontare la storia di Campione, uno dei paesi con il più alto PIL pro capite d’Italia che a un certo punto si è ritrovato a essere povero. Ho iniziato a fare ricerca e analisi fonti sul campo, come faccio sempre. Il podcast mi ha permesso di avere maggiore familiarità con le persone, il mezzo video lo avrebbe reso più difficile. Il montaggio mi è molto servito per capire che progetto volessi fare. Poi c’è stata la fase di sound design, la parte più collaborativa. Se la prima fase è stata artigianale e gestita in solitaria, il team de Il Post ha lavorato con me per dare una veste sonora al progetto, partendo da un’idea di massima, condividendo scalette e infine con il riascolto collettivo per rimettere a posto le ultime cose. Dopo 10 mesi di lavoro, dall’ideazione alla fine, siamo arrivati a pubblicare La fabbrica dei soldi. W il podcasting!”

 

Gabriella Bellomo, “Progetta il tuo podcast. Una guida passo passo per dare voce al business”

“È particolare parlare di podcast scrivendone. Cinque anni fa avevo la passione di ascoltare podcast, un’altra carriera, ero timida. Mi sono detta: è ora di parlare, ma di parlare davvero. Ho iniziato a seguire Giulio Gaudiano e mi sono sporcata le mani con la pratica. Una persona che oggi voglia fare un podcast deve investire innanzitutto in un microfono e poi preoccuparsi della struttura: a chi voglio parlare? Che tono di voce voglio avere? Pianificare quante volte uscirò a settimana o comunque nell’arco del mese, se il mio podcast vuole essere di ampio respiro. E ancora: quanto durerà in media un episodio? Ci saranno interviste? Come le gestirò? Poi si migliora facendo, credo molto in questo.”

 

Bianca Arrighini e Livia Viganò (Vitamine), “Il podcast per tutto quello che c’è da sapere sul mondo”

“Abbiamo lanciato qualche mese fa un podcast giornaliero. ‘Vitamine’ è nato perché ci siamo accorti di quanto mancasse un podcast in stile Factanza, fatto per attrarre le persone, tenerle incollate alle cuffie, fornire un’informazione di qualità con una rassegna stampa completa, ma resa accattivante, cool, simpatica, che poi è lo stile che ci caratterizza sui social. Abbiamo analizzato i podcast presenti sul mercato, in particolare quelli che escono di mattina, e abbiamo riscontrato un tono simile, serio, giornalistico. Per il nostro target, che non è il fruitore tipico dei media tradizionali, poteva risultare un po’ freddo. Il nostro tone of voice è completamente diverso. Ci abbiamo lavorato insieme al nostro speaker, Matteo Cellerino, 24 anni, con noi di Factanza da più di un anno e mezzo, che ha un’espressività e una capacità di public speaking che apprezziamo molto.”

 

Marcello Forcina (Se potevi cambiarmi il carattere nascevo Word), “Il mal di pancia creativo”

Il podcasting è ancora una landa di pionieri e ha un enorme potenziale creativo inespresso. Problema: di che cavolo parlo? Partiamo da questo concetto, la difficoltà che alcune volte abbiamo. Io ho tre episodi a settimana su argomenti diversi, con l’aggravante che ogni volta cambio anche format. Le complicazioni diventano tante. Una tecnica consiste nel ‘metodo ipnagogico’. Andiamo a dormire, magari da seduti, con un oggetto pesante in mano che, cadendo, ci sveglierà. Quel momento di semi-veglia è il più fruttuoso dal punto di vista della creatività. Anche sul ‘trono’ vengono buone idee, è vero, perché ci troviamo in uno stato di ‘focus dispersivo’. Lasciamo la mente divagare, non la imbrigliamo in un ragionamento.”

 

Dalla tavola rotonda “Podcast come diario” con Sabrina Efionayi (Storia del mio nome), Mariachiara Montera (Lingua e Guscio), Rossella Pivanti (Be My Diary) e moderata da Andrea Federica De Cesco

PIVANTI: “Myspace era il nostro diario personale, Facebook chiede ‘a cosa stai pensando’, non di dire la tua sulla politica estera. La formula diario mi è sembrata il modo più naturale di approcciare il podcasting.”

MONTERA: “Ho aperto un blog nel 2006, man mano mi sono abituata a trovare ricchezza nella condivisione di cose personali. Quando ti esponi ricevi sempre qualcosa in cambio. Con ‘Lingua’, ho deciso di parlare di relazioni attraverso il cibo. Volevo imparare anche dalle storie degli altri. Quando qualcosa conta per te, lo sente anche chi ti ascolta.”

EFIONAYI: “Essendo abituata al mondo della scrittura, mi sono subito resa conto che quello del podcast è un linguaggio completamente diverso. Libro e podcast sono usciti in contemporanea. Sono stata molto seguita da Choramedia: il podcast doveva rientrare nei 30 minuti per cui ho dovuto imparare il dono della sintesi.”

 

Antonio Iovane, “Podcast narrativo: raccontare una storia nell’epoca dell’ascolto digitale

“Stiamo costruendo tutti insieme la grammatica di questo nuovo genere – il podcast narrativo – giorno per giorno. Quali sono le fonti cui attingere per realizzarne uno? Tutta la letteratura sull’argomento, ciò che è uscito sulla stampa, gli atti giudiziari, i film che possono aver trattato quel tema. Il procedimento di documentazione è lo stesso messo in pratica per scrivere un libro o realizzare qualsiasi altro prodotto simil-giornalistico. L’intervista è il cuore anche del podcast narrativo. La responsabilità del successo o del fallimento dell’intervista dipende anche qui dall’intervistatore. Esistono solo cattive domande, non cattive risposte. Rispetto all’inchiesta giornalistica tradizionale, nel podcast narrativo non entra in scena solo il botta e risposta, ma tutto il making of. Chi ascolta non vuole semplicemente conoscere i fatti, ma seguire l’autore del podcast che li racconta, nelle sue delusioni e nei suoi successi. Se ascoltate ‘Serial’, il podcast americano che ha dato il via al genere, l’autrice spesso si chiede se sta sbagliando. Questo funziona. Ci fa sentire che siamo con lei, che stiamo facendo insieme le indagini. Nel podcast narrativo l’autore inserisce se stesso all’interno della narrazione. Un passaggio epocale, se si vuole considerarlo un prodotto giornalistico. Faceva parte semmai della fiction, ma raccontare un evento di cronaca importante mettendo al centro anche se stessi è una cosa completamente nuova. ‘Veleno’ di Pablo Trincia ha recepito questa lezione. Esordisce dicendo ‘questa storia mi ha appassionato perché anch’io sono un padre’.”

 

Dalla tavola rotonda “La professione del giornalista tra media tradizionali e podcast” con Alvaro Moretti (Il Messaggero), Tommaso Pellizzari (Corriere Daily), Massimo Sebastiani (ANSA Voice Magazine) e moderata da Vania Amitrano

MORETTI: “La sezione podcast è una divisione di quella digitale inaugurata nel giugno 2021. Eravamo partiti con l’idea di fare un daily, come il Corriere della Sera, invece abbiamo costruito una narrazione coinvolgendo tanti colleghi. In realtà, nel 2018, per i 140 anni del giornale, presentammo il nuovo sito e c’era una sezione proto-podcast, ‘Le voci del Messaggero’, dove ogni giorno della settimana un collega raccontava un fatto. L’evoluzione della specie è aver creato 12 linee di podcast, alcuni sono daily, altri sono audiolibri, altri sono diventati libri partendo da un podcast. È il caso di ‘Tracce’, che racconta casi di criminalità risolti e raccontati dagli investigatori della scientifica.”

PELLIZZARI: “Il Corriere Daily prende spunto da due delle esperienze anglosassoni di giornalismo quotidiano via podcast più interessanti: The Daily del New York Times e Today in Focus del Guardian. La durata supera i 20 minuti. Il format prevede un conduttore che invita un giornalista a dialogare, più che altro a rispondere a delle domande che potenzialmente potrebbe porgli l’ascoltatore. A volte c’è una terza voce, che può essere un esperto della materia o una persona che rappresenta il caso di cui si parla.”

SEBASTIANI: “Forse al podcasting siamo arrivati tardi, a fine 2019. L’Ansa era molto nota ai professionisti del settore, molto meno all’esterno. Il nome era associato essenzialmente alle breaking news. In realtà, dopo il restyling del sito del 2014, eravamo diventati un’altra cosa. Ci sembrava – e ce lo dicevano spesso – di essere seduti su una miniera di cui non sfruttavamo a fondo i filoni. Il podcast nasce per questo, per offrire agli utenti la possibilità di ascoltare degli audio-articoli. Questa è la nostra parte daily. Poi, però, abbiamo creato altri ‘show’: i magazine settimanali con scelte operate da noi, il commento settimanale del direttore, la tendenza della settimana, il podcast economico che spiega le questioni più complesse utili per la vita di tutti i giorni. Io seguo ‘La parola della settimana’, ma poi ci sono ancora le nostre stories, i forum, politici e non solo, ‘Weekend al cinema’ e ‘Siamo serie’, una rubrica-guida ai tesori nascosti dello streaming per orientarsi nel caos dell’offerta.”

 

Dalla tavola rotonda “Podcast e maternità” con Sara Baggetta (Il salotto delle mamme), Carlotta Cerri (Educare con Calma), Silvia D’Amico (Mamma Superhero) e moderata da Alessia Preda

BAGGETTA: “Nel 2018 ero già innamorata di questo nuovo strumento di comunicazione, ma non era ancora il mio momento. Dopo la pandemia, invece, ho deciso che dovevo cogliere l’attimo: non mi bastavano più i social, il podcasting è un luogo dove dedicarsi del tempo. ‘Il salotto delle mamme’ mi ha permesso di creare davvero un salotto, con fondamenti scientifici, come la psicologia, in cui non c’è giudizio, ma accoglienza e gentilezza, e in cui portare argomenti anche scomodi e tabù che ancora resistono nell’ambito della genitorialità.”

CERRI: “Ho iniziato ‘Educare con Calma’ con la pandemia. Quasi subito ha preso il volo ed è diventato il mezzo per far arrivare le persone al mio sito web e non viceversa, il che è interessante perché lavoravo al mio sito da 15 anni. È stata una decisione estemporanea, si è rivelato un mezzo efficiente e velocissimo. Il podcast mi permette di godermi una camminata intima con migliaia di persone diverse nello stesso tempo.”

D’AMICO: “Prima di lanciare il podcast nel 2019, non avevo un pubblico, lavoravo come traduttrice e interprete. All’inizio mi ascoltavano solo mia madre, mia sorella e mia cugina. Solo dopo ho lanciato il blog e i social, il mio primo canale è stato il podcast, con l’obiettivo di mettermi dall’altra parte. Sono una gran consumatrice di podcast sulla maternità che mi hanno fatto sentire meno sola. Da partecipante a una rete ho voluto mettermi dall’altra parte, non tanto per insegnare, perché non sono pedagogista o psicologa, ma per dire ‘tutti facciamo errori’.”

 

Lorenzo Palletti (Tutto connesso), “Da Indipendente a Pubblicato”

“Come sono passato dall’essere un podcaster 100% indipendente all’essere pubblicato da alcuni dei più importanti nomi del podcasting italiano? Sono un fisico e mi occupo della relazione tra illusionismo e Scienza. Ho cominciato nel 2015, scrivevo per un blog di tecnologia e insieme al mio capo abbiamo pensato di trasformarlo in un podcast, a quel tempo con una pessima qualità audio. Gli abbiamo dato via via una forma più strutturata. È diventato poi uno zibaldone situazionale: ci colleghiamo da qualsiasi parte del mondo e invitiamo giornalisti seri che vengono da noi a fare i cazzari. Mi sono posto poi una sfida quotidiana: realizzare un podcast della durata di 90 secondi per raccontare la notizia tecnologica del giorno. Questo mi ha aiutato a perfezionare la mia tecnica. Con il tempo Audible mi ha notato e ha deciso di produrmi. È nato così ‘La prova’. Ne ho fatto anche un libro autoprodotto. Anche Storie libere mi ha contattato e abbiamo deciso di produrre ‘Sorgente orfana’, un mini-podcast in due episodi. Successivamente è nato ‘Intervallo’ con HDBlog, un podcast di interviste a chi usa la tecnologia con risvolti sociali, politici ed economici. Quello di cui vado più fiero è ‘Paziente zero’. Scrissi al fondatore di Scientificast per proporgli un podcast quotidiano per rispondere alle domande di chi voleva saperne di più sul Covid. Veniamo all’ultimo progetto: ‘Tutto connesso’ parla di telecomunicazioni in maniera molto semplice e oggi ha discreti ascolti. In tutto ho realizzato 11 podcast, 925 puntate negli anni, ho ancora tanti progetti in canna. Una cosa si costruisce sull’altra. Sicuramente c’entra la fortuna, ma quello che possiamo controllare è il modo in cui lavoriamo. Tre cose che ho imparato riguardo la produzione di un podcast? Primo: i contatti. Io ho avuto la fortuna di entrare nel CICAP, vi consiglio di entrare in un circolo e di conoscere quante più persone possibile. Secondo: scegliere il progetto in maniera oculata. Il produttore si chiederà chi saranno gli ascoltatori, se il progetto è esclusivo. Infine, la cosa fondamentale è preparare un pitch quando ci si presenta davanti a un produttore che sia ben scritto e magari aver già registrato un episodio.”

 

Silvia D’Amico, “Come ho trasformato una passione in lavoro grazie al podcast”

“Ho iniziato ad appassionarmi alla filosofia educativa del respectful parenting, ovvero il crescere i figli con rispetto. Ho pensato quindi di realizzare un podcast sull’argomento e, nel 2019, ho lanciato ‘Mamma Superhero’. Volevo creare una community di persone che traesse benefici da quello che avevo da dire. Il mio percorso per trasformare una passione in lavoro può essere riassunto in tre step. Step numero uno: identifica il tuo pubblico ideale in maniera specifica. Due: sviluppa il concetto di ‘know, like and trust’, per dirla all’inglese. Devi farti conoscere mantenendo il focus sull’ascoltatore e su ciò che può ‘guadagnare’ dall’ascoltarti. Non si può piacere a tutti, per questo è necessario identificare al meglio il proprio target. La gente poi si deve fidare. Questo richiede costanza. Il primo anno del mio podcast gli ascolti erano bassissimi. A volte ci vuole semplicemente tempo. Nel frattempo è fondamentale comunicare contenuti rilevanti e chiedersi quali potrebbero essere le obiezioni per anticiparle. Tre: crea un prodotto che mira a risolvere un problema reale. Io ho poi differenziato i contenuti gratuiti da quelli a pagamento: il primo è il podcast, i cui episodi rispondono alle domande ‘cosa?’ e ‘perché?’; il corso a pagamento che ho creato, invece, risponde alla domanda ‘come?’.”

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