I nuovi disturbi alimentari corrono sui social

A BookCity Milano 2022 c’è spazio per l’analisi sociale-comportamentale: cosa sono vigoressia e ortoressia? E perché bisogna stare all’erta?

 

 

Facciamo insieme una prova: andiamo con la mente al primo lockdown. Non so voi, ma una delle prime costanti che io ricordo è quella infinita serie di social-challenge che hanno invaso Instagram e TikTok a tema fit, palestra e nutrizione. Ricordo solo alcuni degli hashtag come #befitwith con il nome dell’influencer in questione, #trainwith, #28dayschallenge e così via. A primo impatto iniziative positive, giusto? Mangiare sano e rimanere in forma anche tra le mura domestiche. Torniamo al presente: quanta di quella spinta si è trasformata in ossessione per il corpo? Quanta in veri e propri disturbi alimentari? E attenzione, non parliamo di mera ricerca della magrezza, ma piuttosto della voglia di una muscolatura forte e ben definita. Un’ossessione che sembra incidere in maniera preponderante sulla parte femminile della popolazione, caratterizzata dal perseguimento di valori estetici e prestazionali che aprono a nuove configurazioni della femminilità stessa.

Nell’incontro di BookCity di oggi, le esperte Elena Riva ed Elena Rosci hanno discusso proprio di questo fenomeno dato il crescente e costante aumento di comportamenti riconducibili all’ortoressia e alla vigoressia, soprattutto nelle adolescenti e nelle giovani donne.

Scopriamo insieme il fenomeno.

 

 

Per seguire gli altri eventi di Bookcity Milano 2022: il programma

 

 

Parole come ortoressia e vigoressia stanno entrando nel nostro vocabolario, ma di cosa si tratta? 

Facciamo chiarezza. L’ortoressia indica un particolare disturbo alimentare che conduce chi ne soffre a mangiare solamente in modo sano. La vigoressia (o bigoressia) è caratterizzata, invece, da un costante bisogno di allenare il proprio corpo, di vederlo tonico e muscoloso. A prima vista, sembrerebbe una prospettiva positiva dato che si aboliscono i famigerati cibi spazzatura e si pensa a fare sport, ma la psicoanalista SPI-IPA e socia dell’Istituto Minotauro, Elena Riva, ci avverte che non è così, anzi.

“Viviamo in un’epoca quasi ‘di risposta’ al problema dell’anoressia. Oggi le ragazze hanno un nuovo ideale di bellezza e femminilità. Quello delle guru del fitness, da un ipoinvestimento a un iperinvestimento nel proprio corpo. I sintomi dei disturbi alimentari si stanno modificando. Infatti, il corpo ideale da raggiungere non è più magro, ma forte, muscoloso, da palestra. Questo volere stare in forma per stare bene si trasforma spesso in ossessione, in ipercontrollo della forma corporea. Il problema del controllo oggi è centrale in questi disturbi.”

Già nella medicina greca era presente l’idea che le donne andassero contenute nel loro eccesso sia espressivo sia corporeo, nell’ira e nell’occupazione dello spazio. Un’idea coercitiva tornata centrale oggi. 

 

 

Approfondisci l’argomento con il libro dell’esperta: Fragili amazzoni. I nuovi disturbi alimentari delle adolescenti

 

 

Questi nuovi disturbi alimentari vanno in controtendenza rispetto a quelli che hanno caratterizzato gli anni ottanta e novante, cioè anoressia e bulimia. “Per la cultura in cui stiamo crescendo l’autonomia è centrale ed è quasi una risposta alla costrizione sociale della subordinazione della donna rispetto all’uomo; stiamo viaggiando nella direzione opposta alla femminilità fragile delle principesse da salvare”. La donzella in difficoltà sembra, quindi, essere un ideale tramontato, ma “ha lasciato dietro di sé il timore della dipendenza verso un altro essere umano e siamo diventati più narcisisti. Questo narcisismo si trasforma, nella vigoressia, in una corazza muscolare. Osserviamo un’identità costruita nel timore di questa dipendenza”.

Pare, dalle parole della psicanalista, che queste patologie rispecchino il mutamento della società. Siamo passati da fragili principesse che hanno bisogno dell’altro e che, quindi, ricadono nella privazione del cibo, a delle forti amazzoni che, sotto lo stemma dell’indipendenza, si creano la loro stessa armatura ricadendo nell’ossessione per pasti bilanciati e forme scolpite. Due estremi da combattere in ogni caso; la seconda deriva non è un miglioramento della prima, anche se i social potrebbero farci credere il contrario. Infatti,

“la situazione di una vigoressica sembra meno drammatica di quella di un’anoressica. Il web è pieno di influencer che guariscono dall’anoressia con la palestra, come se l’anoressia fosse solo un problema del corpo. In realtà, l’ossessione per la forma fisica è altrettanto patologica e toglie spazio alla costruzione del sé. Questo bisogno di piacere a tutti e di essere perfette porta alla non indagazione dei bisogni profondi, spinge a rincorrere una vita che non sappiamo di volere e a un certo punto, non sapendo cosa stiamo facendo, cadiamo in depressione.”

Quindi, come proteggersi da queste derive distruttive? Quanto è importante riflettere sulle persone che seguiamo sui social? Quanto è importante, in qualsiasi decisione della nostra vita, fermarsi a riflettere e chiedersi il perché di quello che facciamo? Per quanto la risposta possa essere dolorosa e difficile da digerire.

Lasciamo questo evento di BookCity Milano con un’ultima citazione di Elena Riva che ci ricorda che

“il corpo non è una macchina, ma un organismo. Questo calcolo meccanico di ore di allenamento e calorie finalizzato all’estremo controllo ha portato, nella pratica, a una perdita totale di controllo.”

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