Tra le sue innumerevoli qualità non rientra l’umorismo: l’AI non sa (ancora) farci ridere
Nonostante le molteplici capacità già riconosciute e note dell’intelligenza artificiale, l’umorismo rappresenta un territorio inesplorato. Infatti, sebbene i programmi di AI sui social network stiano creando meme con frequenza crescente, spesso falliscono nel loro intento di suscitare risate.
Secondo la ricercatrice in ambito cybersecurity, Ishaani Priyadarshini, la causa dello scarso umorismo dell’AI risiederebbe nella mancanza di esperienze di vita e nella difficoltà di cogliere i significati meno evidenti che caratterizzano i pensieri elaborati dal cervello umano. Infatti, se gli esseri umani sviluppano il proprio senso dell’umorismo attraverso una vasta gamma di esperienze e interazioni sociali, le macchine sono inevitabilmente limitate alle informazioni presenti nei database.
Questo limita la loro capacità di cogliere il contesto emotivo e culturale e, quindi, di creare meme che possano risultare genuinamente divertenti. Per le macchine i meme sono solo un insieme di testo e immagini. Eppure, negli ultimi tempi, gli utenti social “si divertono” a far generare ai chatbot meme fallimentari, che mancano di doppi sensi che funzionino e di sottigliezze emotive, insomma in cui la scintilla comica è totalmente assente o, al più, involontaria.
Prendiamo ad esempio il classico meme “change my mind”. Sebbene l’AI possa comprendere il concetto di un’affermazione controversa seguita da un invito a dibattere, manca spesso della capacità di generare un’argomentazione divertente o provocatoria che catturi l’attenzione dell’osservatore umano. I commenti dei meme generati dall’AI spesso mancano della profondità e dell’ironia che caratterizzano quelli creati dagli esseri umani.
Leggi anche: Ora l’AI rompe il ghiaccio per noi sulle app di dating
Pur potendo riconoscere modelli linguistici e generare testi coerenti, spesso l’AI manca della profonda comprensione del significato e del contesto emotivo necessari per dar vita a un umorismo genuino. Questo limite deriva dalla sua natura algoritmica e statistica, che non replica la sensibilità e la creatività umana.
Non solo. L’umorismo è intrinsecamente soggettivo e complesso. Ciò che potrebbe far ridere una persona potrebbe non avere lo stesso effetto su un’altra. L’AI, con la sua natura algoritmica e statistica, fa fatica a comprendere questa varietà e complessità di gusti umani.
Tuttavia, non tutto è perduto. Alcuni esperti di AI vedono l’incapacità delle macchine di generare meme divertenti come un aspetto positivo. Questo limite, infatti, impedirebbe alle macchine di sostituire completamente il talento umano nell’ambito della creatività e dell’umorismo. Per altri, invece, potrebbe essere un’opportunità per esplorare modi innovativi per migliorare le capacità umoristiche dell’AI, magari integrando tecniche di apprendimento basate sull’esperienza e sull’interazione sociale simulata.
In conclusione, mentre l’AI continua a fare passi da gigante nell’ambito della comprensione del linguaggio naturale, l’umorismo rimane un campo da esplorare a fondo. La sua complessità e la soggettività che lo caratterizza rendono difficile per l’AI generare umorismo autentico.
Tuttavia, con lo sviluppo di nuovi approcci, potremmo assistere a progressi sorprendenti in questo campo nel prossimo futuro.
Leggi anche: Giuria non ti temo. Ora ChatGPT aiuta a vincere premi letterari