L’obiettivo è rendere il diritto alla disconnessione un principio sistemico, come già accade in altri Paesi europei
Stabilire un giusto equilibrio tra vita personale e professionale, tra tempi di vita e di lavoro. Perché l’irrefrenabile rivoluzione digitale a cui stiamo assistendo deve semplificare la vita del lavoratore, non renderla più difficile. Il diritto alla disconnessione è il diritto del lavoratore o della lavoratrice a non essere costantemente reperibile fuori dall’orario di lavoro e, quindi, ad avere la libertà di non rispondere alle comunicazioni di lavoro nei turni di riposo, senza che questo comprometta la sua situazione lavorativa.
Da queste considerazioni è nata la proposta di legge sul diritto alla disconnessione, in seno alla campagna Lavoro, poi stacco, e presentata ieri nella sala stampa della Camera, alla presenza dei deputati del Partito Democratico, Anna Ascani e Arturo Scotto.
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“Quella sulla disconnessione è una battaglia che riguarda e unisce tutte le generazioni e tutte le tipologie di lavoratori: per dare risposta alle evoluzioni del mondo del lavoro che non sono ancora state intercettate dalle leggi e da molti contratti collettivi”, ha spiegato Giovanni Cristanti, Presidente di asSociata Roma, realtà che, a partire dal febbraio 2024, ha attirato l’attenzione sul tema organizzando una trentina di incontri in pochi mesi con altre associazioni, sindacati e i circoli locali del PD.
In verità, un piccolo riferimento normativo c’è già, ed è quello contenuto nella legge n.81 del 2017 sul lavoro agile, il quale prevede che “il lavoratore ha diritto alla disconnessione dalle strumentazioni tecnologiche e dalle piattaforme informatiche di lavoro senza che questo possa comportare, di per sé, effetti sulla prosecuzione del rapporto di lavoro o sui trattamenti retributivi”.
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Ma ora l’obiettivo della proposta di legge è rendere il diritto alla disconnessione un principio sistemico, introducendolo nel nostro ordinamento per ciascun lavoratore, a prescindere dalla modalità lavorativa. Il fine ultimo è tutelare lavoratrici e lavoratori dalla connessione costante e indiscriminata e garantire una reale separazione tra vita lavorativa e vita privata, stimolando l’affermarsi di una nuova cultura del lavoro, capace di migliorare la vita delle persone e, allo stesso tempo, la produttività del Paese.
“Il lavoro di qualità deve avere un ruolo centrale nella vita delle persone, non possiamo permettere che il tempo di lavoro si dilati all’infinito”, ha ribadito la deputata Anna Ascani, mentre il deputato Arturo Scotto ha fatto riferimento alle misure legislative introdotte negli altri Paesi europei per garantire il diritto alla disconnessione, vedi la Francia, dove le aziende con oltre 50 dipendenti sono tenute a negoziare accordi sul diritto alla disconnessione, stabilendo tempi e modi in cui i dipendenti non devono essere contattati per lavoro, oppure il Belgio che ha introdotto il diritto alla disconnessione per i dipendenti del settore pubblico, con progetti di legge in discussione per estenderlo anche al settore privato.
Gaetano De Monte