In Danimarca è nato un partito semi-virtuale che ha un chatbot come leader. Obiettivo: dare voce a chi non si sente rappresentato e intercettare il voto degli astenuti (umani)
Quante volte abbiamo sentito dire che la politica è ormai in declino e che il livello dei nostri rappresentanti è sempre più basso? Che forse l’unica soluzione per risolvere il problema della scarsa efficacia dell’azione politica sarebbe un governo ‘illuminato’ di tecnici super-competenti?
Be’, pare che in Danimarca abbiano preso la questione fin troppo alla lettera arrivando a fondare un partito guidato da… un’intelligenza artificiale. Parliamo del Syntetiske Parti (Synthetic Party nella sua denominazione internazionale), formazione politica semi-virtuale che ha come guida un chatbot chiamato Leader Lars. Volete interloquire con lui? Basta utilizzare la piattaforma Discord, iniziando ogni frase con un “!”. A quanto pare Lars capisce l’inglese, ma risponde in danese, quindi una conversazione non è un’impresa esattamente agevole al momento (almeno per chi non viene dalla Danimarca).
Ma cosa chiede il Syntetiske Parti? A rispondere è una persona in carne e ossa, Asker Staunæs, creatore del partito e artista-ricercatore presso MindFuture, che, al magazine Motherboard, ha dichiarato: “Vogliamo intercettare le proposte di tanti partiti ‘marginali’ che non riescono ad entrare in Parlamento, spesso per mancanza di risorse”, nonché – a giudicare dal programma elettorale – le esigenze di milioni di danesi che non votano (circa il 20% del totale).
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Entrano così in gioco i sondaggi che permetterebbero ai cittadini di modellare regolarmente la visione politica del partito, anche in modo non esattamente coerente. Una questione che non sembra preoccupare più di tanto Staunæs: “I moderni sistemi di Machine Learning non si basano necessariamente sul principio di non contraddizione. Sintetizzando idee e contraddicendo visioni pregresse, potrebbero infatti aprirsi nuove prospettive sulle quali non avevamo ancora ragionato”.
Nel concreto, alcune delle misure avanzate – per ora – dal Syntetiske Parti prevedono l’istituzione di un reddito di base universale di 100.000 corone danesi al mese – oltre 13.000 euro! – ossia più del doppio dello stipendio medio danese, e la creazione di un sistema misto pubblico/privato per la gestione di internet.
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Proposta poi l’introduzione di un nuovo obiettivo di sviluppo sostenibile (SDG) riguardante la “vita con entità artificiali (Life With Artificials)” all’interno degli SDG delle Nazioni Unite. L’obiettivo è sensibilizzare la popolazione (umana) sul tema dell’intelligenza artificiale e promuovere un rapporto armonico tra uomo e macchine.
Resta da capire cosa succederebbe se il partito entrasse effettivamente in Parlamento alle prossime elezioni di novembre. Secondo Staunæs, a dettare la linea sarebbe in effetti l’AI – rappresentata dal Leader Lars – con gli esseri umani a fungere da interpreti del programma. E, come se non bastasse, c’è anche il progetto di esportare il partito all’estero con un Synthetic International che coordinerebbe il lavoro delle formazioni “sul territorio”.
Una sorta di “internazionale” della politica artificiale dal retrogusto vagamente populista… vox populi, vox machinae?