La startup australiana Synchron sfida Neuralink nelle interfacce cervello-computer. Ora che la società di Elon Musk ha avuto l’ok della FDA ai test sugli esseri umani, è scattata la corsa all’oro per le tecnologie neurali
Uno dei principali problemi sollevati riguardo il famoso dispositivo di Neuralink, è che ad oggi risulta uno strumento ancora piuttosto invasivo. Ma in che senso? Per impiantarlo bisogna (letteralmente) bucare il cranio del paziente! Risulta, quindi, subito evidente quanto questo tipo di operazione sia delicata e pericolosa, e come non tutti siano disponibili a sottoporsi all’impianto.
Ed è proprio su questo punto che ha iniziato a muoversi la concorrenza. È qui, infatti, che entra in scena Synchron. New Atlas ha raccontato che Synchron, startup australiana co-finanziata da Bill Gates e Jeff Bezos, vuole rubare la scena a Neuralink con un’interfaccia meno invasiva, ma altrettanto (se non più) efficiente. Nel 2022, Synchron aveva già raccolto oltre 40 milioni di dollari per sviluppare la sua tecnologia!
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Infatti, il suo dispositivo, chiamato Stentrode, è una sorta di mini-catetere; quest’ultimo può essere iniettato nella vena giugulare e guidato attraverso i vasi sanguigni fino alla corteccia motoria del cervello. Una volta posizionato correttamente, si “apre”, collocando così i suoi 16 elettrodi per raccogliere i segnali cerebrali.
I 10 pazienti che lo hanno provato, dice sempre New Atlas, raccontano di non aver sentito alcun disagio e soprattutto, che il sistema sembra funzionare correttamente. La FDA dovrebbe poterne approvare la sperimentazione su pazienti disabili con più facilità e rapidità rispetto alla concorrenza.
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Come ha dichiarato Nicholas Opie, co-fondatore di Synchron, sono riusciti a completare “un trial sugli esseri umani in Australia coinvolgendo anche quattro pazienti con la malattia del motoneurone. Nessuno di essi ha subito effetti collaterali seri e tutti sono riusciti a controllare un computer con il proprio cervello”.
Opie ha aggiunto: “Stiamo lavorando con l’FDA per ottenere l’autorizzazione anche negli Stati Uniti. Al momento i pazienti che vogliamo coinvolgere hanno bisogno di riuscire a usare il telefono, comunicare con i propri cari, niente di super-sofisticato. Altre applicazioni, come muovere una sedia a rotelle o arti robotici, verranno dopo, quando avremo un dispositivo testato, sicuro e funzionale”.
FONTE: Wired