Intervista al Prof. Stefano Epifani, da qualche settimana in libreria con “Il teatro delle macchine pensanti”, dove ad andare in scena è l’intelligenza artificiale
Viviamo in un’epoca in cui l’intelligenza artificiale è entrata nel discorso pubblico con una forza senza precedenti. La troviamo nei titoli dei giornali, nei convegni, nelle agende politiche e nei racconti di futuri possibili. Ma quanto davvero comprendiamo l’AI? E soprattutto: quali idee guidano il nostro modo di pensarla, usarla, temerla o celebrarla?
È un dato conclamato che l’intelligenza artificiale viene discussa molto, ma capita poco. Il risultato è un cortocircuito malato tra stampa, Opinion Maker e decisori politici, in cui il dibattito viene sistematicamente deformato: la stampa insegue il clickbait, alimentando titoli catastrofici o miracolistici; i politici inseguono la stampa, spesso senza strumenti critici, e poi legiferano sotto la pressione dell’emozione o dell’urgenza percepita.
Da queste premesse nasce “Il teatro delle macchine pensanti. 10 falsi miti sull’intelligenza artificiale e come riconoscerli“, l’ultima fatica editoriale di Stefano Epifani, tra i principali esperti italiani di trasformazione digitale, fondatore e presidente del Digital Transformation Institute, ma anche docente universitario ed editorialista per diversi quotidiani.
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“Il libro solleva il sipario su uno spettacolo complesso, nel quale l’AI si alterna tra il ruolo di oracolo infallibile e quello di minaccia imminente“, si legge nella presentazione. “Un teatro costruito su narrazioni coinvolgenti, ma spesso fuorvianti, in cui le macchine che recitano non sempre sono ciò che sembrano”.
Nel suo testo Epifani smonta 10 tra i più diffusi falsi miti sull’intelligenza artificiale, costruendo un percorso lucido, documentato e accessibile a chiunque voglia avvicinarsi a questo tema senza cadere nella retorica. L’autore scrive che le ragioni psicologiche della diffusione dei falsi miti sono molteplici e affondano nelle strutture cognitive più profonde dell’esperienza umana.
Gli abbiamo chiesto, tra le altre cose, i motivi per cui l’intelligenza artificiale è stata oggetto di una narrazione per così dire semplificata, se è giusto parlare, come fa ad esempio la Chiesa cattolica, di una regolamentazione etica dell’AI e, infine, di spiegarci perché le false credenze sull’AI hanno dei costi ambientali, culturali, sociali ed economici.
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Rispetto a quanto sostenuto dalla Chiesa, Epifani ha detto ai nostri microfoni che “invocare una regolamentazione etica per qualcosa che, per definizione, è privo di coscienza, rischia di spostare il peso del giudizio morale dall’uomo alla macchina“.
Più in generale, nel corso della conversazione il Professore ha ribadito un concetto già espresso all’interno del libro, e cioè che i falsi miti sull’intelligenza artificiale producono disinformazione e passività, e così ci impediscono di vedere le discriminazioni algoritmiche, le concentrazione di potere, la mancanza di trasparenza, l’esclusione sociale.
Per saperne di più, non vi resta che ascoltare l’intervista.






