La SEO è morta per colpa dell’AI?

Dalla Search Engine Optimization all’Answer Engine Optimization. Come sta cambiando la ricerca di contenuti sul web nell’era dell’intelligenza artificiale

 

 

Ve ne sarete accorti e magari siete tra loro: gli utenti web usano sempre più software di AI per le loro ricerche e si affidano sempre meno a Google. Quella che può sembrare una cattiva notizia per chi si è sempre speso per promuovere i propri contenuti online, però, si scopre essere solo l’ennesimo cambiamento su cui i professionisti dell’Editoria online non possono farsi trovare impreparati.

In un articolo di Digiday dello scorso maggio si legge che il traffico referral di ChatGPT verso i siti informativi è raddoppiato nei primi mesi del 2025.

Non solo: l’83% del traffico che il chatbot indirizza verso siti esterni ha come destinazione proprio i media online. Non staremmo assistendo, quindi, alla morte dei motori di ricerca, quanto piuttosto all’emergere di un nuovo ecosistema in cui le piattaforme di AI e Google coesistono, pur con funzioni diverse.

 

 

Leggi anche: Learnn Offline, dove la tecnologia torna umana

 

 

AI Overviews e AI Mode: cosa sta succedendo lato Google?

Google ha introdotto e ampliato AI Overviews e AI Mode (negli USA a maggio 2025, in UK da fine luglio 2025, con progressiva estensione in Europa). Concretamente questo significa che risposte sintetiche generate dall’AI vengono poste in cima alla SERP, con l’aggiunta di link di approfondimento. Secondo l’azienda, l’AI in Search non sta tagliando i clic complessivi; anzi, la qualità media dei clic sarebbe in lieve aumento. In particolare, Google fa riferimento a “più query, più link in pagina, più opportunità di visibilità”.

Dal canto loro, editori e associazioni di categoria riportano cali nella CTR e nel traffico organico attribuibili proprio alla crescita di risultati “zero-click”. Secondo Digital Content Next, tra maggio e giugno 2025 il traffico di referral da Google ai loro associati è sceso dal -1% al -25% YoY. Inoltre, una recente analisi del Pew Research Center mostra che, quando compare un riepilogo fatto dall’AI, le persone sono portate a cliccare meno sui link della pagina rispetto alle SERP tradizionali.

Per capire l’impatto nel nostro contesto, va segnalato che Google ha avviato il rollout di AI Overviews anche nello Spazio Economico Europeo, Italia inclusa. In UK la PPA ha chiesto alla CMA più trasparenza su metriche e impatti per gli editori. Anche qui, quindi, il tema non è teorico, ma riguarda la sostenibilità dell’ecosistema informativo.

 

 

Ascolta anche: La SEO secondo Francesco Margherita

 

 

Cosa cambia nel passaggio dalla SEO all’AEO

Cosa sappiamo, ad oggi, della AEO (talvolta detta anche GEO, ovvero Generative Engine Optimization)?

A differenza della SEO classica, il suo obiettivo non è solo posizionarsi su una SERP, ma diventare una fonte citabile dentro risposte o riassunti generati dall’AI (Google AI Overviews o AI Mode, ChatGPT, Perplexity).

L’AEO, quindi, si concentra su come essere scelti dagli Answer Engine, per cui chi costruirà contenuti digitali in futuro, sperando di essere notato, dovrà chiedersi come risultare rilevante per richieste specifiche dell’utente, sforzandosi di realizzare contenuti accurati, ben strutturati e il più possibile completi per essere considerato una fonte autorevole dall’AI. Non più risultati di una ricerca, quindi, ma risposte a domande che prevedono un interlocutore, un responso personalizzato.

Quindi, la SEO è morta? No. Sta evolvendo. Da una parte, le AI Summary mettono pressione al traffico organico tradizionale, dall’altra, gli AI Assistant stanno aumentando i referral verso i media. L’equilibrio è instabile, ma già leggibile: la SEO da sola può considerarsi un capitolo concluso; la SEO che si accompagna all’AEO è LA nuova strategia.

E voi sapevate di questa innovazione? Come vi state muovendo per ottimizzare in ottica AEO?

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