Da qualche ora, sui social, è attivo il profilo di venereitalia23 che, tra un fotomontaggio e l’altro, dovrebbe raccontare le bellezze culturali e naturalistiche del nostro Paese. Un approccio iper-pop che non è piaciuto a molti
Chissà cosa penserebbe Sandro Botticelli nel vedere la sua Venere trasformata in una digital influencer. Con tanto di borse griffate, occhiali da sole e smartphone costantemente in mano.
Sì perché, è notizia di queste ore che venereitalia23 sarà la nuova testimonial della campagna “Italia: open to meraviglia”, realizzata da Ministero del Turismo ed Enit con il contributo del Dipartimento per l’Informazione e l’Editoria della Presidenza del Consiglio, e costata (finora) 9 milioni di euro.
Sarà compito della Venere 3.0, come è stata ribattezzata con orgoglio dal Ministero, “viaggiare lungo lo Stivale raccontandone i paesaggi, le mete iconiche delle città d’arte così come i piccoli borghi, le tipicità enogastronomiche e le tante declinazioni dell’offerta turistica che rendono così unico il patrimonio dell’Italia”.
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Un‘operazione a metà tra l’innovativo e il cringe che sta sollevando non poche polemiche. Sotto accusa è finito non tanto l’approccio “super social” della campagna, bensì l’idea alla base. E le finalità.
A non andare proprio giù ai tanti detrattori dell’iniziativa, tra cui lo stesso sottosegretario alla Cultura, Vittorio Sgarbi, e il sindaco di Firenze, Dario Nardella, è la versione iper-pop di un’icona dell’arte come la Venere di Botticelli. Dalle anticipazioni che abbiamo, la troviamo, infatti, fotoshoppata “in modalità Ferragni” mentre mangia una pizza davanti al mare, si scatta un selfie con vista Duomo di Milano e posa soddisfatta in bicicletta con il Colosseo a farle da sfondo.
Tutto, peraltro, molto patinato e pieno di filtri social. Insomma, un bel tuffo nell’immaginario stereotipato dell’Italia che il turista medio si aspetta di vedere.
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È vero che in Italia siamo maestri nel fare critiche a priori, a volte ancora prima che i progetti si sviluppino, ma la domanda è: che tipo di turismo vogliamo nel nostro Paese? E, ancora, che immagine vogliamo dare nel nostro patrimonio culturale e naturalistico?
C’era proprio bisogno di scomodare (e sfigurare) una figura quasi sacra come la Venere di Botticelli per una campagna turistica?
Dubbi ben sintetizzati dal professor Luciano Floridi (ospite di un nostro special che potete trovare qui), in un post LinkedIn che ci fa piacere riproporre.
“Care creative e cari creativi, una proposta: per favore donate due idee al Ministero del Turismo per fare una pubblicità a un Paese meraviglioso e straordinario che non includa pizza-mandolino e una ragazzetta botticelliana con lo sguardo da influencer-pesce lesso. Fatelo per amor di patria, per non farci vergognare tutte e tutti, per orgoglio, per decenza, per spirito civile, per farvi anche un po’ di pubblicità… per favore. Affinché non si dica che questa è l’Italia, che è ridotta così. Io non so neppure fare la punta alla matita ma se serve mi volontarizzo a dare una mano.”
Scusa venereitalia23, non bloccarci per questo.