Quest’anno, il 60% dei professionisti afferma di aver sofferto di stress sul posto di lavoro e più della metà di questi dichiara che il proprio datore di lavoro non sta facendo abbastanza per combatterlo
Il ritorno dalle tanto agognate ferie non potrebbe essere più traumatico quest’anno. Infatti, secondo un’indagine condotta su 3mila professionisti da Robert Walters, azienda leader a livello mondiale nella ricerca e selezione di personale, specializzata su middle, top ed executive management, “il 55% dei professionisti ritiene che le misure adottate dalle organizzazioni per cui lavorano non siano adeguate nel contrastare lo stress sul posto di lavoro”.
Nonostante le misure per il benessere aziendale siano tanto sponsorizzate dalle stesse aziende, quello che rimane è una popolazione lavorativa sempre più vicina alla Sindrome da Born-Out.
Vediamo insieme i numeri più interessanti di questa ricerca.
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Ecco alcuni dei dati emersi più preoccupanti.
- Il 46% dei professionisti conferma che la stabilità del lavoro è ciò che li preoccupa maggiormente.
- Il 45% ritiene che la gestione dello stress debba essere compito dei manager-direttori o dei responsabili delle risorse umane, seguiti dai responsabili diretti al 34%.
- Il 51% ritiene che il proprio carico di lavoro sia elevato, mentre il 23% pensa che i progetti siano molteplici, ma di scarsa qualità.
Tra i professionisti intervistati, il 60% ha sofferto di stress sul lavoro molto spesso (33%), spesso (27%) o qualche volta (31%).
Solo il 9% dei professionisti ha dichiarato di non aver sofferto di stress ricorrente fino a quest’anno.
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Le cause dello stress sul lavoro
Le cause principali dello stress lavorativo includono, dunque:
- stabilità del posto di lavoro (45%);
- pressione da parte del manager (23%);
- mancanza di aumento stipendiale (19%);
- carico di lavoro eccessivo (13%).
A proposito della gestione del tempo e della riduzione del carico di lavoro per evitare picchi di stress “il 45% dei professionisti intervistati pensa che dovrebbe essere responsabilità dei manager-direttori e dei responsabili delle risorse umane, il 34% ritiene che dovrebbe essere il proprio manager di riferimento, mentre il 18% pensa che si tratti di una responsabilità individuale”.
Tuttavia, meno del 20% dei professionisti ritiene che le proprie aziende stiano attuando strategie efficaci per affrontare lo stress. Inoltre, oltre il 27% sostiene che, pur essendoci stati degli sforzi, questi non abbiano dato risultati sufficienti, mentre la maggioranza degli intervistati (il 55%) afferma che le iniziative adottate dalle aziende sono risultate insufficienti per la risoluzione del problema.
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Queste le parole di Cristina Napoletano, Associate Director di Robert Walters Italia.
“Nonostante le grandi e piccole aziende abbiano destinato considerevoli risorse al benessere sul posto di lavoro, sembra che questi sforzi siano stati solo una soluzione temporanea. Piuttosto che investire somme di denaro eccessive che alla fine risultano inutili, credo sia importante permettere a ogni individuo di condividere con gli altri e con i propri responsabili le proprie emozioni, in modo da razionalizzare e non interiorizzarle troppo, rischiando un ingigantimento o troppa frustrazione. Inoltre, un utilizzo equilibrato del telelavoro, resta fondamentale, non solo per semplificare la vita personale quotidiana, ma anche per lavorare in uno spazio più familiare e dove ci si sente più a proprio agio.”
Sembra proprio che non importi quanto la tecnologia ci sta rendendo più produttivi, ma quanto come esseri umani stiamo scoprendo i limiti di non essere fatti di algoritmi. Verrebbe da dire, storpiando un famoso film di un’Italia che non c’è più: “alla fine ci stanchiamo!”
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