Perché è meglio investire nella finanza sostenibile?

Finanza sostenibile: a Cascina Cuccagna un evento sulla Green Economy

 

 

18 ottobre. Nello spazio di Cascina Cuccagna dedicato agli eventi è andato in scena un incontro sulla finanza sostenibile e la transizione energetica. Una serata legata al Festival dello Sviluppo Sostenibile, l’iniziativa italiana più importante su questo tema. Un’occasione non solo per gli investitori del settore di confrontarsi sulla crescita e le trappole del mercato finanziario, ma un momento di confronto per tutta la cittadinanza.

Ce ne hanno parlato il Financial Advisor, Giacomo Cavallucci, insieme agli esperti di Vontobel Asset Management, società leader nel mondo della finanza sostenibile, con la moderazione finale di Andrea di Stefano, Presidente di Cascina Cuccagna.

Un momento di consapevolezza e di riflessione che parte dal pregiudizievole presupposto che la Green Economy è ancora percepita dalle aziende italiane e, spesso anche dai consumatori, come un costo, ma i valori in gioco stanno cambiando. In che modo?

 

 

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La sostenibilità, fortunatamente, sta diventando di moda ed è al centro dei progetti esecutivi non solo dei più grandi attori della finanza, ma anche dei piani della politica internazionale. Essenziale, come ha rimarcato il presentatore Cavallucci, “capire il ruolo di noi cittadini. Questa sostenibilità può diventare fonte di rendimento?”

A questo punto sono entrati in gioco gli esperti di consulenza, parlando dei piani di investimento nella finanza sostenibile, in un colosso come Allianz:

“Abbiamo 30 miliardi investiti in modo diversificato nel settore sostenibilità e un ampio panel green tra cui scegliere. Bisogna però stare vicino ai clienti e come consulenti abbiamo sulle spalle un ruolo fondamentale, cioè quello di guidare il cliente verso la sostenibilità. Anche per i consumi: bisogna indirizzarli solo verso aziende green e intervenire sugli investimenti. Le persone che si affidano a noi devono comprendere che se continuano a lasciare i soldi in banca, questa stessa banca può usarli come vuole. Dovremmo quindi tutti affidarci a un consulente green, ma non per rischiare, dato che la sostenibilità non rappresenta solo un costo, come ancora molti erroneamente pensano. Grazie al green, i bilanci in azienda sono più resilienti, si hanno meno rischi e più valori a lungo termine. Tutto questo diventerà un fattore trainante per le aziende.”

Ma come si stabilisce e valuta la sostenibilità di un’azienda? Come capire su chi e dove investire?

Il primo passo è parlare dei fattori ESG. Questi sono “criteri di valutazione dell’impegno di un’azienda secondo tre dimensioni: ambientale, sociale e di governance, che danno la misura di quanto essa sia sostenibile e responsabile”.

Non siamo però ancora arrivati a un processo di omologazione e standardizzazione di questi fattori paragonabile al rating AAA. Nel campo della finanza, la lettura del bilancio deve essere uniforme e lato ESG non c’è ancora completa uniformità. Senza dimenticare che per un approccio che faccia competere tutti gli attori in campo alla pari serve l’intervento anche della Politica con la P maiuscola. Prima o poi bisognerà affrontare il nodo di una tassa sulla CO2 più strutturata. Uno strumento per evitare un caso Cina-bis?

La sostenibilità non deve diventare un tema di battaglia politica in campagna elettorale in Italia (e nel mondo), ma deve essere un principio comune. Un nuovo pilastro.

 

 

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Quindi, lato politica: cosa stanno facendo i governi? Quali politiche stanno portando avanti per facilitare e supportare la Green Economy? L’Accordo Parigi è ambizioso e ci si domanda: l’Italia nel 2050 con neutralità climatica come sarà?

Il Financial Advisor Giacomo Cavallucci ha osservato:

“Stiamo vivendo un cambio di scenario importantissimo e tutti dobbiamo dare un contributo. Tutti i Paesi europei hanno aderito alla neutralità, ma per arrivarci serve una transizione dell’intera economia e quindi anche della finanza. La finanza deve continuare in questo senso ad alimentare l’economia. Grazie anche a questo processo virtuoso la finanza diventerà molto più etica e sostenibile.”

Quindi, sono fondamentali, dal lato pubblico, i capitali per il cambiamento e che siano orientati a una crescita di lungo periodo. In questa direzione sono essenziali i 260 miliardi di euro messi sul tavolo dall’Unione Europea per questa transizione. Ma non è tutto completamente in discesa.

Infatti, non ci è concesso dimenticare la variante del contesto socio-economico ed eventuali incidenti di percorso, che sono già sorti e che potrebbero insorgere. Solo per fare qualche esempio: il conflitto Russia-Ucraina, l’attuale cambio di governo e infine la perplessità sulla reale messa a terra del PNRR. L’Italia riuscirà davvero a portarsi a casa i soldi del Piano?

Quando ci sono così tanti capitali che si stringono a collo di bottiglia si corre rischio che ci siano risultati oltre il merito. Quindi come si capisce quali sono gli elementi importanti che portano a investire? Secondo gli esperti “l’approccio data driven è quello che ci deve guidare e gli influssi che verranno saranno così ingenti da poterci comprare tempo per capire i nuovi dati”.

 

 

Ascolta anche il nostro podcast: Ri-pensarci data driven

 

 

Dal pubblico dell’incontro una domanda ingaggiante: in questo marasma di informazioni, lato comunità, è più importante il ruolo del cittadino-consumatore o del cittadino-investitore? Più a fondo, hanno ancora senso di esistere queste divisioni?

L’esperta di Vontobel ha affermato quanto sia

“difficile distinguere, nel mondo complesso di oggi, le due figure. Molte informazioni sono apprese in maniera inconsapevole, ma forse nella vita di tutti i giorni è ancora più pesante il ruolo del consumatore. Quando avremo integrato determinati valori nel quotidiano le rifletteremo anche nel mondo degli investimenti. In più, per rassicurare i novelli investitori, bisogna rimarcare che un’obbligazione green è per definizione a lungo termine. Deve avere un impatto misurabile e con dati trasparenti.”

Una rassicurazione e una consapevolezza in più, ma essere consapevoli senza agire non può portare a risultati entusiasmanti. Come società, stiamo nel pieno di un processo trasformativo che non ha precedenti dalla rivoluzione industriale. Oggi, la vera sfida, quindi, non è solo quella di comprendere e accettare il cambiamento perché comunque sta accadendo, ma capire: da che parte stiamo? Da che parte staremo e come investiremo?

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