Ovvero, una misura dell’età della Terra
Nella storia i tentativi di datare la Terra non sono certo mancati. C’è chi ha fatto affidamento sulla Bibbia, chi sui materiali della crosta terrestre. Ma per una vera svolta in tal senso dobbiamo aspettare il ‘700 e il contributo del geologo scozzese James Hutton, il “papà” della geologia moderna.
Hutton sosteneva qualcosa di rivoluzionario: che la Terra fosse in continuo mutamento. Un ciclo infinito, dove le forze geologiche contribuivano a rimodellare la Terra «senza traccia di inizio o prospettiva della fine». Non pochi anni di vita dunque, ma la prospettiva dell’eternità.
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Dopo di lui, la scienza ha iniziato a pensare a una Terra di origine antichissima. Milioni di anni. E gli esiti sono stati straordinari in tutti i campi. L’anzianità del pianeta diventa per Charles Darwin quel cardine temporale di cui la sua teoria dell’evoluzione aveva bisogno. La biologia ne trae beneficio, cambia la nostra visione del cosmo.
Poi le innovazioni si susseguono: i raggi X, la radioattività, e quindi… la datazione radiometrica. L’orologio dei materiali, rocce comprese. Sono i primi del ‘900. Da lì alla scoperta del compleanno della Terra il passo è breve.
La medaglia va al geologo Arthur Holmes, il primo ad azzardare una stima in miliardi di anni: 1,6. Ha sbagliato anche lui, è vero, ma non di troppo.
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Quale è dunque la vera età della Terra? Per scoprirlo ascoltate il podcast! Ne vale la pena!
Eleonora Medica