Dal caso Diciotti ai “taxi del mare”, dalla tragedia di Cutro al trafficante libico Almasri. In questo episodio di Disinfòrmati guardiamo come si costruisce la polarizzazione e come e se è possibile smontarla
Ormai da diversi anni assistiamo, inermi, a morti e sparizioni dei richiedenti asilo alle frontiere, nonché ai ripetuti naufragi nel Mar Mediterraneo e non solo, mentre teorie del complotto e disinformazione continuano a essere padrone dello spazio pubblico, influenzando i cittadini in relazione al maggior fenomeno politico contemporaneo, le migrazioni, appunto. Da questo retroterra nasce il nuovo episodio di Disinfòrmati, il nostro podcast sull’Infosfera realizzato in collaborazione con Sony Computer Science Laboratories – Rome.
Nell’aprile del 2017 l’allora deputato del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, pronunciò questa frase durante una trasmissione televisiva: “siamo di fronte a un fenomeno in cui delle imbarcazioni prendono dei migranti in mare e non li salvano mentre stanno per affogare, per me sono taxi. Allora facciamo prima a mettere un traghetto tra Tripoli e Trapani”. Nel frattempo, sul blog di Beppe Grillo si cominciava a parlare dell’oscuro ruolo delle ONG che soccorrono i migranti.
In quegli stessi giorni, un anonimo blogger di provincia, Luca Donadel, studente di Marketing e Comunicazione, introdusse nel dibattito pubblico la formula “taxi del mare”. In un video pubblicato su Facebook e YouTube, infatti, Donadel promise di spiegare “tutta la verità sui migranti”. Così, in breve tempo, i suoi video diventarono virali.
Questo è solo un esempio di manipolazione delle notizie, di informazione “fatta in casa” che confonde verità e illazioni, ma che appare credibile agli occhi di buona parte dell’opinione pubblica. E che peraltro produce come risultato lo screditamento delle ONG impegnate nei soccorsi in mare, Save the Children e Medici Senza Frontiere, per citare alcune tra le più coinvolte.
Ascolta anche Emergency: la Data Protection è il nostro faro anche nei contesti di guerra
Qualche mese dopo, nell’estate del 2018, la nave della guardia costiera italiana “Ubaldo Diciotti” viene bloccata dal governo Conte per diversi giorni al largo di Lampedusa, prima di ottenere l’autorizzazione ad attraccare al porto di Catania. L’anno successivo, invece, il copione si ripete con i migranti salvati dalla ONG Open Arms e con le persone salvate ancora una volta da una nave della guardia costiera italiana, la “Gregoretti”.
Questi episodi sono esemplificativi della polarizzazione delle opinioni. Si pensi alle espressioni dicotomiche: “porti chiusi” VS “porti aperti”, “migranti da accogliere” VS “migranti da riportare indietro”. Una contrapposizione netta che si ripete spesso nei casi di crisi legati al contesto migratorio, compresi quelli del naufragio di Cutro o della fuga del trafficante libico Almasri, in merito alla quale il Tribunale dei Ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti del Sottosegretario Alfredo Mantovano e dei Ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi.
Dunque, sui social si alternano hashtag opposti, campagne di solidarietà e voci di condanna. I Talk Show si accendono, i commentatori parlano di “giustizia a due velocità” e, ancora una volta, la discussione pubblica si divide in blocchi contrapposti, quasi impermeabili. Ecco il punto: ogni episodio diventa più di un fatto. Si trasforma in un simbolo, un campo di battaglia. Con linguaggi che semplificano (es. “taxi del mare”, “buonisti”) e logiche di piattaforma che premiano lo scontro.
In questo episodio di Disinfòrmati guardiamo come si costruisce la polarizzazione, ma anche come e se è possibile smontarla, insieme a Emanuele Brugnoli, ricercatore nel team di Sony CSL – Rome che si occupa di Infosfera, e che lavora, in particolare, alla creazione di strumenti che possano aiutare le persone a orientarsi nel complesso panorama mediatico odierno.
Leggi anche: Tutela della privacy, tutti i rischi del riconoscimento facciale