Cos’è la Gig Economy e in che modo si lega al tema della Data Protection? Ne parliamo con il Prof. Antonio Aloisi, co-autore del saggio “Il tuo capo è un algoritmo”
Nuovo episodio di “A little privacy, please!“, come sempre condotto dai nostri speaker Sergio Aracu, Founder di Area Legale, giurista d’impresa, Business Privacy Lawyer, Privacy Consultant, e Data Protection Officer, e Marco Trombadore, amministratore unico di MTS Consulenze, delegato della Regione Lazio di ASSODPO, consulente in materia di GDPR e Data Protection Officer.
L’ormai consueta “mezz’ora di rilassato approfondimento” stavolta è dedicata ad approfondire i temi trattati nel saggio “Il tuo capo è un algoritmo. Contro il lavoro disumano“, edito da Laterza nel 2020 e scritto a quattro mani da Valerio De Stefano e dal nostro ospite, Antonio Aloisi, Marie Sklodowsja-Curie Fellow & Assistant Professor di Diritto del Lavoro alla IE University di Madrid, già Max Weber Fellow per lo European University Institute di Fiesole e docente dell’Università commerciale Luigi Bocconi di Milano.
Per la serie “spiegare le questioni legate alla privacy in modo semplice e diretto”, la prima domanda posta ad Aloisi dai nostri speaker è proprio: che cos’è la Gig Economy e in che modo si lega al mondo della Data Protection?
“Si tratta di un fenomeno relativamente nuovo che consiste nella dissoluzione dell’impresa verticale, come l’abbiamo conosciuta finora. Anziché assumere lavoratori perché completino delle mansioni, oggi c’è la possibilità di esternalizzare alcune attività, beneficiando tra l’altro dell’abbattimento dei costi di transazione offerto dalla tecnologia. Se in passato si costruiva una forza lavoro per offrire servizi o beni, l’avvento della tecnologia ha consentito un modello più rapido di selezione e ingaggio delle risorse umane, pagamenti rapidi, monitoraggio costante, anche sorveglianza pervasiva. Di recente si è molto riflettuto sulla corretta classificazione del rapporto di lavoro per l’esercito di lavoratori ingaggiati dalle piattaforme (fattorini, autisti, professionisti che sbobinano, trascrivono testi o bilanci, consulenti, avvocati, e così via). I tribunali hanno offerto risposte più precise ultimamente su un nuovo tema: la Gig Economy, il ‘lavoro tramite piattaforma’, va considerato anche per le implicazioni in fatto di protezione dei dati personali e, più in generale, di diffusione di quelle pratiche che oggi definiamo di ‘gestione algoritmica’ della forza lavoro. Una delle eredità più importanti, ma anche potenzialmente distopiche del lavoro tramite piattaforma, infatti, è la larga commercializzazione e, prima ancora, la possibilità di testare dei sistemi, che diventano sempre più diffusi, di gestione del personale attraverso algoritmi, software, AI, per l’intero ciclo del rapporto di lavoro, dall’assunzione fino alle dimissioni o al licenziamento.”
Ascolta anche l’episodio “Il diritto alla privacy degli ultimi”
La Gig Economy, quindi, per alcune peculiarità che le sono proprie, come la gestione “algoritmica” del personale, impatta sulla protezione dei dati personali del suo esercito di lavoratori.
Ma quanto incide il “capo-algoritmo” sulla vita dei lavoratori che svolgono prestazioni on demand e platform work? Oppure, ancora, è possibile conciliare le esigenze di produzione e di quality check con il diritto alla riservatezza dei gig worker, quando questi ultimi lavorano a distanza dai locali aziendali?
Ascolta anche “L’arte della privacy: newborn data e riservatezza domestica in chiave pop”
I gig worker rientrano in quel gruppo di lavoratori che non sono formalmente dipendenti e che, quindi, da un punto di vista giuridico non possono invocare diversi diritti… Per approfondire il tema – e scaldarvi – non vi resta che ascoltare questo episodio.
Ad aiutare la comprensione dei pochi tecnicismi ci pensa, come sempre, Alterales con la sua “sintesi grafica” della puntata.
Sabrina Colandrea