L’incontro online voluto da Meta e Codacons il 28 febbraio ha posto l’accento non solo sui diritti di noi cittadini, ma anche sul dovere di tutelare la nostra stessa privacy digitale
Nell’incontro online “App e privacy“, organizzato da Meta e Codacons per sensibilizzare gli utenti sull’importanza dei dati personali, c’è stato un osservato speciale: TikTok, ma non solo. Gli esperti, tra i quali il nostro speaker Marco Trombadore, delegato della Regione Lazio di ASSODPO, consulente in materia di GDPR, DPO e amministratore unico di MTS Consulenze Srl, hanno discusso sulla necessità ormai pressante di abbattere le barriere della conoscenza in tema di privacy digitale.
Quanto ci sentiamo sicuri quando scarichiamo una nuova app? Quanti di noi, senza barare, leggono davvero le lunghissime informative sui dati personali quando installano l’applicazione del momento? “Forse” nessuno, ma perché?
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Nel mondo della Data Protection è nata da un po’ di tempo una teoria complottista, sempre più di moda, che essenzialmente dice che dietro TikTok si nasconde un Grande Fratello asiatico che ci spia e usa i nostri dati in maniera illegale. Se fosse davvero così, però, “il nostro Garante della privacy avrebbe già operato un blocco per tutelare noi cittadini”, ha affermato durante l’incontro online l’esperto e componente dell’Autorità Garante, Agostino Ghiglia, aggiungendo poi che
“se vogliamo essere trasparenti, qualsiasi app ci richiede una parte di noi stessi, non solo TikTok. Tutte, poi, spesso ci chiedono di più quando dobbiamo pagare meno. Quando scarichiamo qualcosa, chiediamoci sempre se le condizioni sono chiare e complete. A volte è difficile comprenderne la legalità a causa di chilometri su chilometri di termini e condizioni in cui ci viene spiegato il trattamento.”
Quindi come possiamo agire per il meglio? L’esperto ha continuato così:
“Dobbiamo ricordarci che la privacy è anche un dovere. Come tuteliamo allora il nostro gemello digitale? Un primo passo semplice da fare per tutti è notare se la nuova app che vogliamo scaricare contiene una verifica dell’età. Siamo solo in 140 a controllare tutto e non è possibile avere una visione universale su quello che succede in ogni momento. Quindi, se qualcosa vi stona, se vedete che potete iscrivervi inserendo un’età inferiore ai 13 anni c’è qualcosa che non va. A quel punto, perché non fare una segnalazione al Garante?”
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Torniamo al “complotto TikTok”, cosa ne pensa l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali?
“Partiamo dicendo che il famoso discorso su TikTok non riguarda solo TikTok. Infatti, per ora non abbiamo prova che dietro ci sia un Grande Fratello asiatico che ci spia e usa i nostri dati in maniera illegale. Se fossimo sicuri di questo fatto, avremmo operato un blocco. Se, invece, il ‘dilemma TikTok’ è solo un problema di trasferimento di dati, ricordo che tutti gli attori globali, come anche Google, trasferiscono dati all’estero. Per la precisione verso nazioni che, come la Cina, non hanno il GDPR europeo. E allora, come faccio, con onestà intellettuale, a dire ‘oggi blocco TikTok’, se poi non blocco gli altri?“
Il tema allora diventa: blocchiamo tutte le app che trasferiscono dati in Paesi esteri in cui non c’è la protezione che abbiamo in Italia?
Per approfondire l’argomento, ascolta il nostro podcast: Think Privacy