AI e cybercrime: le aziende italiane sottovalutano i rischi del Deep Fake

Minacce digitali in ascesa: il Deep Fake resta sottovalutato, sebbene il 61% dei leader aziendali italiani preveda un aumento delle frodi informatiche 

 

 

Una recente indagine condotta da Onfido rivela la crescente preoccupazione tra i responsabili aziendali italiani riguardo all’aumento delle frodi informatiche nel prossimo futuro. Il 61% di loro è convinto che le minacce informatiche stiano crescendo, con particolare apprensione nel settore fintech (74%) e nel gaming & gambling (67%). Le frodi di identità sintetiche emergono come la principale preoccupazione, segnalata “dal 44% degli intervistati italiani”. In confronto, i leader del Regno Unito e degli Stati Uniti evidenziano “la privacy dei dati e le violazioni del consenso” come preoccupazione principale per la sicurezza dell’AI (rispettivamente il 56% e il 64% degli intervistati, laddove in Italia è il 43%)”. Sorprendentemente, nonostante l’attenzione del pubblico sui Deep Fake, solo il 27% dei leader in Italia li considera una minaccia, in contrasto con il Regno Unito (33%) e gli Stati Uniti (32%).

Lo studio di Onfido è stato condotto su oltre 1.500 dirigenti d’azienda in Italia, Regno Unito e USA. L’indagine ha esaminato le percezioni, le sfide e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. Vediamone insieme i punti cruciali.

 

 

Ascolta il nostro podcast dedicato alla sicurezza informatica: CyberAngels, gli “angeli” della cybersecurity di micro e piccole imprese

 

 

L’interesse per l’AI alle stelle

Mentre gli investimenti e l’interesse verso l’AI crescono, emerge parallelamente una crescente preoccupazione per le minacce informatiche che potrebbe alimentare. Sorprendentemente, “il 73% dei leader aziendali in tutto il mondo non riesce ad agire, mettendo a rischio le proprie aziende e l’economia globale”. Un blocco che potrebbe portare al fallimento delle aziende stesse?

Bilanciare l’Innovazione, le previsioni sulla direzione che prenderà il mercato e la considerazione per il proprio target di riferimento è essenziale per il successo di qualsiasi realtà. Per ora, possiamo dire che, nel nostro Paese, “l’implementazione di tecnologie AI è principalmente finalizzata ad aumentare l’efficienza e la produttività attraverso l’automazione dei processi (56%), migliorare la velocità del servizio (46%) e ridurre gli errori umani o la parzialità dei processi (43%)“.

Insomma, in Italia l’AI si applica ancora a modelli lavorativi, per così dire, tradizionali, ma domani? E nel 2030?

 

 

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Minacce non percepite

Nonostante la sensazione diffusa che l’AI generativa possa essere una minaccia accelerante per le frodi, solo il 24% dei responsabili aziendali italiani sta dando priorità al suo utilizzo nella loro prevenzione. Invece, il 37% di loro si concentra sull’uso dell’AI come “catalizzatore per ridurre i costi operativi e migliorare i servizi digitali”, creando un potenziale punto cieco che potrebbe mettere in crisi le aziende.

L’Identity Fraud Report 2024 evidenzia l’effetto della disponibilità diffusa di strumenti online e l’avanzamento delle tecnologie di intelligenza artificiale che potenziano le tattiche dei truffatori. Con l’ampia adozione della biometria come difesa, i truffatori diventano più creativi nei loro attacchi. Nel 2023, “i tassi medi di frode biometrica sono il doppio rispetto al 2022, con un impressionante aumento di 31 volte dei deep fake”.

Solo il 23% dei responsabili aziendali italiani, però, prevede che le frodi perpetrate dall’AI generativa possano diventare un problema nazionale più serio, in linea con la media globale del 31%. Questa è la statistica su cui si dovrebbe porre più attenzione: la mancanza di preoccupazione dei nostri dirigenti si basa su lacune percettive o su una forte lungimiranza?

 

 

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Il paradosso

Riconoscendo l’importanza degli investimenti in materia, i leader aziendali ritengono che l’AI possa essere la migliore difesa contro se stessa. Paradossale no? Eppure è così: “quasi due persone su cinque (38%) in USA, Regno Unito e Italia credono che le applicazioni di AI generativa siano utili per automatizzare la prevenzione delle frodi“, dando agli specialisti in carne e ossa la possibilità di affrontare casi più delicati. Non solo: “il 34% degli intervistati italiani ritiene che queste applicazioni offriranno un vantaggio competitivo”.

Ancora un volta i dati ci dimostrano che le nuove tecnologie complessivamente non fanno paura, questo però spinge alla “non azione”.

Una tempesta di Deep Fake, stando ai dati, sembra in atto, eppure le aziende sono ancora in stallo. Il 2024 sarà l’anno dello scacco?

 

Ascolta la nostra intervista a Emanuela Panero (Ermes): Come colmare il Gender Gap nel settore cybersecurity in Italia

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