La guerra silenziosa nel settore delle Telecomunicazioni italiane

La volontà del governo Meloni di costituire la rete unica nazionale delle TLC si scontra con le frizioni in atto da mesi tra Open Fiber e FiberCop

 

 

Il consolidamento del settore delle Telecomunicazioni in Italia è uno dei temi strategici all’attenzione del governo Meloni da quando l’esecutivo si è insediato nell’ottobre del 2022. In verità si tratta di una partita, quella del consolidamento, che ha origini molto lontane, risalenti al 2015, quando lo Stato ha acquisito Open Fiber attraverso due sue società: Cassa Depositi e Prestiti ed Enel. A quest’ultima, poi, negli ultimi anni, è subentrata la Banca di Investimenti Macquarie.

Da allora, è come se lo Stato italiano avesse fatto concorrenza a se stesso nel settore delle TLC. Perchè proprio la creazione di Open Fiber ha aumentato le difficoltà di Tim che era già gravata da una considerevole posizione debitoria, tanto che poi è stata costretta a cedere una quota di FiberCop (dove aveva conferito la sua rete) al Fondo di Private Equity Kkr.

Negli ultimi mesi, però, raccontano gli analisti, la situazione di Telecom Italia sarebbe migliorata, frutto delle aspettative di una probabile fusione con Iliad (per il momento rimane congelata per valutazioni politiche), ma, soprattutto, merito dell’ingresso nella maggioranza della compagnia telefonica di Poste Italiane, diventata così il suo principale azionista.

 

 

Leggi anche: Cos’è Starlink e perché secondo il governo serve anche all’Italia

 

 

Intanto, la volontà del governo, che si è manifestata fin dal suo insediamento, è quella di costituire la rete unica nazionale delle Telecomunicazioni. Il sogno dirigista di creare una società unica a capitale pubblico, però, si scontra con diversi fattori. Soprattutto, di ordine economico. Perché, se è vero che il titolo di Tim è in forte ripresa, è anche assodato che ha perso il controllo delle proprie infrastrutture che sono state cedute negli anni, cioè la rete e le torri. E, dunque, possiede meno margini di guadagno.

Quindi, la situazione attuale è la seguente: lo Stato italiano è attualmente socio di tre società della rete tutte fortemente indebitate. Di più: il debito di una di queste, Open Fiber, dovrà essere rifinanziato con soldi pubblici attraverso i fondi del PNRR, oltre a prevedere un aumento di capitale nella società da parte di Cassa Depositi e Prestiti. Un pasticcio, insomma, che affonda le radici in un decennio di scelte politiche sbagliate.

Al governo Meloni rimane la strada della fusione tra tutte le compagnie per creare la rete unica in condizioni di monopolio, in tal modo si aumenterebbero i costi per gli utenti-consumatori, ma ne sarebbero felici, beneficiando dei dividendi, i manager dei diversi fondi di investimento che sarebbero parte dell’operazione.

 

 

Ascolta anche Ilenia Deriu (Tim): Cronache italiane del Gender Gap

 

 

E, tuttavia, la partita della rete unica è ancora tutta da giocare e da realizzare. Restando per ora sullo sfondo il ruolo di Tim dopo lo scorporo, la competizione si gioca, come è noto, tra Open Fiber, che è costituita da CDP e dal fondo Macquarie, e FiberCop, formata dal fondo australiano Kkr, dal fondo pensione Canada CPPIB e dal fondo statale “Adia” degli emiri di Abu Dhabi, oltre che per il 17% da quote del Ministero dell’Economia italiano.

Tra le due compagini si gioca una guerra sottotraccia e silenziosa in vista della costruzione della rete unica, un conflitto ibrido per il controllo delle risorse e dei finanziamenti per la realizzazione delle reti a banda ultralarga con i fondi PNRR, sostanzialmente.

Come ha confermato del resto al quotidiano Domani l’amministratore delegato di CDP, Dario Scannapieco: “Non c’è un dialogo strutturato con la controparte”. Una situazione di crisi evidenziata anche dagli analisti di Intermonte, secondo i quali “il clima tra i due operatori si fa sempre più teso, nonostante il governo, coinvolto su entrambi i fronti (attraverso CDP e MEF) potrebbe accelerare sul dossier rete unica”.

Gaetano De Monte

 

Leggi anche: Mass media, social, ma anche AI, ecco la mappa dei consumi mediatici degli italiani

Potrebbero interessarti

PODCAST

Cultura e Società

Leadership da “spillare”: ecco come le donne di Carlsberg stanno innovando il settore

Ospite: Serena Savoca

WOW - WOMEN ON WEB
con Federica Meta, Francesca Pucci

PODCAST

Cultura e Società

Storia e futuro. Cosa racconteranno di noi le tracce che seminiamo sui social?

Ospite: Simone Cosimelli

FUTURA
con Mark Bartucca

PODCAST

imprenditoria femminile
Impresa 4.0

Le imprenditrici non chiedono il permesso. Dentro DEA, l’hub per l’imprenditoria femminile

Ospite: Sara Baroni

WOW - WOMEN ON WEB
con Federica Meta, Francesca Pucci

PODCAST

Cultura e Società

“Diario di un chatbot sentimentale”: il confine tra umano e artificiale

Ospite: Guido Scorza

A LITTLE PRIVACY, PLEASE!
con Sergio Aracu

PODCAST

ILOVEYOU virus
Cybersecurity

ILOVEYOU, il virus che sedusse il mondo

CYBERCRIME CHRONICLES
con Gabriele Cannizzaro

PODCAST

Social

Dalle immagini d’autore alla Generative AI: quale futuro per la fotografia?

Ospite: Gianluca De Dominici

FUTURA
con Mark Bartucca