Cos’è Starlink e perché secondo il governo servirà anche all’Italia

Il Parlamento italiano ha discusso delle forniture della società di Elon Musk per la Difesa e l’Intelligence, tra gli allarmi delle opposizioni e le rassicurazioni dell’esecutivo

 

 

Il 5 gennaio la rivista “Bloomberg” ha rivelato che l’Italia sarebbe in trattative avanzate con la società SpaceX del tycoon statunitense Elon Musk per la fornitura alla Difesa e agli apparati di intelligence nostrani di una serie di sistemi di alto livello per i servizi Internet e telefonici criptati.

“Bloomberg” ha sostenuto di aver appreso la notizia da fonti riservate, aggiungendo che tuttora non è stato raggiunto un accordo finale sul contratto di cinque anni che dovrebbe legare la tecnologia di Musk, Starlink, al governo italiano.

Il progetto sarebbe stato già approvato sia dai servizi segreti nostrani sia dal Ministero della Difesa e il suo costo si aggirerebbe intorno a un miliardo e mezzo di euro.

Il condizionale è d’obbligo, in questi casi più che mai, visto che la notizia ha scatenato da parte del governo, premier Meloni in testa, una carrellata di smentite.

 

 

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Il Ministro della Difesa Guido Crosetto, durante il Question Time alla Camera dello scorso 8 gennaio, ha dichiarato: “Un upgrade nelle telecomunicazioni della Difesa è necessario e SpaceX ha capacità utili, dato che le forze armate operano anche a grande distanza dall’Italia, e non sempre in presenza di servizi o infrastrutture adeguati”.

Anche se il Ministro ha riconosciuto che “la Difesa è interessata, forse obbligata, a integrare le capacità dei sistemi in orbita geostazionaria che usa l’Italia con i satelliti in orbita bassa forniti da Musk che offrono più continuità, copertura, minor tempo di latenza”, Crosetto ha ribadito che “non c’è nessun contratto e nessun accordo con SpaceX, né del governo né della Difesa”.

Ma cosa è Starlink? Tecnicamente, è la capacità di fornire la connessione Internet dallo Spazio attraverso una costellazione di piccoli satelliti a orbita bassa. Una possibilità che ha cominciato a mostrare la sua concretezza nel 2016, quando SpaceX ha iniziato a inviare in orbita i primi satelliti utilizzando i propri razzi Falcon 9, in buona parte riutilizzabili. Da allora, sono stati ridotti i costi per il trasporto di astronauti, satelliti e altri materiali intorno alla Terra.

Da quel momento siamo arrivati a contare una costellazione formata da quasi 8mila satelliti che coprono ogni parte del Pianeta, mentre in passato questi collegamenti venivano utilizzati per raggiungere aree dove non arrivavano i servizi via cavo o quelli della rete di telefonia mobile. Oggi, in pratica, tale sistema permette di garantire la connessione in ogni luogo, a eccezione di stati come la Cina e la Russia, dove i governi esercitano un forte controllo sui contenuti della rete Internet.

 

 

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In tutti i casi, ciò che negli ultimi giorni ha infiammato il dibattito politico è l’eventuale possibilità che SpaceX fornisca servizi per le comunicazioni sicure da usare in ambito militare e di spionaggio. Un rischio, secondo l’ex Presidente del Consiglio e Presidente della Commissione Europea Romano Prodi, il quale, nel corso della trasmissione televisiva “Otto e mezzo”, ha dichiarato:

Non firmerei un accordo con Starlink. Non ci sono garanzie; l’accordo con il governo italiano darebbe in mano a Musk tutti i dati che riguardano il nostro Paese. L’idea che il rappresentante di uno Stato, come è attualmente Musk, si impadronisca di una realtà fondamentale di un altro Paese, è un rischio enorme per la democrazia.”

Le stesse preoccupazioni sono state espresse in Parlamento da tutte le opposizioni. Intanto, il governo Meloni – come informano le agenzie – ha dato mandato all’Agenzia Spaziale Italiana di avviare uno studio per esplorare ogni possibile soluzione.

Una di queste è il programma Iris 2 elaborato dalla Commissione Europea. Infatti, lo stesso Ministro della Difesa ha affermato di non escludere che l’Italia possa utilizzare “apparati e tecnologie proprietarie a ulteriore tutela degli interessi nazionali” e, “se il governo dovesse optare per soluzioni commerciali” – ha aggiunto Crosetto – “la Difesa attiverà un tavolo tecnico dedicato”.

Gaetano De Monte

 

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