La realtà aumentata e virtuale nel più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità
19 ottobre, Roma. Abbiamo provato la Circo Maximo Experience per voi. Com’è andata?
Andiamo per ordine. In primis, il progetto della Circo Maximo Experience è promosso da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, organizzato da Zètema Progetto Cultura e realizzato da GS NET Italia e Inglobe Technologies, aggiudicatarie del relativo bando di gara. La direzione scientifica è stata curata dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. Si tratta di un’iniziativa di valorizzazione molto ambiziosa dato che si è posta l’obiettivo di creare un’esperienza di realtà aumentata e virtuale nel più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità.
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Com’è strutturato il percorso? Che tipo di tecnologia c’è dietro?
Abbiamo utilizzato dei visori di tipo Zeiss VR One Plus accoppiati con smartphone di tipo iPhone e sistemi auricolari stereofonici che ci hanno permesso di immergerci in diversi periodi storici: dalla prima provvisoria costruzione in legno ai fasti dell’età imperiale, dal Medioevo fino ai primi decenni del ’900. Un percorso tra passato e presente diviso in otto tappe della durata di circa 40 minuti (ma potete trattenervi molto di più se lo desiderate); noi lo abbiamo seguito in italiano, ma è disponibile in altre cinque lingue: inglese, francese, tedesco, spagnolo e russo.
Qualche altro numero: sette epoche storiche analizzate. Per la realizzazione dell’applicazione sono state scritte più di 250.000 linee di codice che gestiscono i diversi aspetti, dalla localizzazione al tracking, fino alla visualizzazione dei contenuti. Tra le altre tecnologie: il software integra al suo interno anche le librerie di realtà aumentata ARkit di Apple. Più di 1800 elementi 3D realizzati. Più di due miliardi di poligoni gestiti dall’applicazione. Un’enorme mole di dati da elaborare.
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Le migliorie da effettuare e la possibilità di essere un esempio in Italia
A conti fatti una visita diversa e unica nel suo genere. Infatti, la Circo Maximo Experience ci ha permesso di teletrasportarci, nonostante qualche inciampo dal punto di vista grafico (facilmente migliorabile), in tutte le fasi storiche del monumento con l’utilizzo di tecnologie interattive di visualizzazione che, ad oggi, sono in continuo sviluppo.
Una certezza: se continuerà a persistere la volontà di investire in questo tipo di innovazione, l’esperienza immersiva non potrà che diventare sempre più completa e veramente ingaggiante. Quali e quanti altri siti archeologici, musei e luoghi di interesse storico potrebbero prendere esempio? Non potrebbe essere questa una felice deriva della transizione digitale in ottica culturale?
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