Gli effetti del lancio di DeepSeek, l’applicazione cinese dei modelli di AI, che ha raggiunto nell’ultima settimana la vetta della classifica dei download gratuiti dell’App Store sia in Cina sia negli Stati Uniti
Il predominio degli Stati Uniti sull’AI è a rischio. Quando lunedì 27 gennaio i mercati finanziari hanno aperto i battenti a Wall Street, infatti, se ne è avuta immediata evidenza con il crollo in borsa dei principali titoli tecnologici statunitensi. Nvidia, che detiene circa il 90% del mercato dei microchip usati per l’intelligenza artificiale, ha perso nel pre-mercato il 7,94%, Microsoft il 4,54%, Alphabet il 3,10% e Broadcom l’8,26%.
È l’effetto del lancio nella settimana precedente dell’applicazione cinese dei modelli di intelligenza artificiale generativa DeepSeek, che ha raggiunto nell’ultima settimana la vetta della classifica dei download gratuiti dell’App Store sia in Cina sia negli Stati Uniti, sorpassando ChatGPT. DeepSeek è paragonabile a OpenAI nella risoluzione di problemi matematici, nella programmazione e nell’inferenza del linguaggio naturale.
Come hanno riferito i principali analisti finanziari su fonti della stessa azienda produttrice, DeepSeek utilizzerebbe chip a basso costo, compreso il consumo di elettricità; in questo senso, dunque, costituisce una minaccia, sia per la concorrenza sul mercato della tecnologia, sia, più in generale, in relazione agli investimenti in altri settori. Tanto che le borse europee, a cascata, hanno sofferto anche sui titoli industriali (-3,2% a metà seduta).
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In tutti i casi, a sentire gli addetti ai lavori, le preoccupazioni sono molteplici. C’è chi, come Filippo Diodovich, Senior Market Strategist, di IG Italia, ha sottolineato in una nota che “in poche parole, DeepSeek sta emergendo come una forza innovativa nel panorama dell’intelligenza artificiale, pronta a sfidare i giganti occidentali, ma con il peso delle regolamentazioni cinesi sulle spalle“.
Diodovich ha messo in guardia sul fatto che “le rigide leggi sulla censura in Cina limitano i suoi modelli dall’affrontare temi politicamente delicati (ad esempio l’indipendenza di Taiwan), ostacolando, quindi, una piena diffusione nei mercati internazionali dove la libertà di espressione è cruciale“.
E c’è chi, come Giulia Mariuz, Partner Global Regulatory di Hogan Lovells, invece, ha riflettuto su come il progetto del neo-Presidente Trump – Stargate AI – da un lato e quello Open Source di DeepSeek sostenuto dal governo cinese dall’altro, “siano una tempesta perfetta, che spinge inevitabilmente a una riflessione giuridica in merito alla regolamentazione di tali tecnologie e al futuro ruolo dell’Europa“. E, a tal proposito, Mariuz ha ribadito la necessità di “riprendere il Rapporto di Mario Draghi, il quale sottolinea la necessità di un massiccio intervento economico dell’Europa in relazione alle nuove tecnologie e all’AI”.
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È un fatto, quindi, che il debutto di Deepseek non è un semplice evento tecnologico, ma un segnale del profondo cambiamento in atto negli equilibri di potere globali. C’è una dottrina della geopolitica dell’intelligenza artificiale che considera Pechino come leader globale dell’AI, grazie agli investimenti pubblici e a una stretta collaborazione tra aziende private e il governo. E c’è, dunque, una competizione in atto tra Usa e Cina che rappresenta una sfida epocale per il mondo intero.
E, proprio da come si evolverà questa competizione tra le due superpotenze, si capirà se assisteremo a una accelerazione del processo di innovazione tecnologica, con benefici significativi in diversi settori, oppure se tutto ciò rischia di alimentare una sorta di corsa agli strumenti-armamenti digitali, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti. Con l’Europa che, in entrambi i casi, rischia di rimanere alla finestra a guardare. Ancora una volta.
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Gaetano De Monte