L’irreversibilità del dato digitale
Siamo all’ultima parte della puntata del nostro Speciale Radio Activa che ha visto protagonisti Marco Borgherese, Vice Presidente del Gruppo Activa, e Luciano Floridi, Professore di Filosofia ed Etica dell’Informazione presso l’University of Oxford, dove è anche Direttore del Digital Ethics Lab dell’Oxford Internet Institute, e Professore di Sociologia della Comunicazione presso l’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. Dopo l’invito a tornare cittadini e non più follower, abbiamo parlato di Blockchain, una tecnologia che viene definita “nuova” fin da quando è nata, nell’ormai lontano 1991. Solamente negli ultimi mesi, però, i giornali, nazionali e internazionali, le hanno riservato il posto d’onore sulle prime pagine, sia fisiche sia digitali, e ne hanno lodato le potenzialità. Perché proprio ora?
Cosa può davvero offrire la tecnologia Blockchain al prossimo futuro?
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Luciano Floridi è sicuro che il coro di voci che si innalza a lodare i benefici della Blockchain sarebbe ancora in modalità silenzioso se non fosse stato per l’avvento di un altro elemento trasformativo:
“Oggi ne parliamo molto perché la associamo alle criptovalute. E, in più, la situazione generale non era ancora matura: non c’era priorità e non c’era sistematicità. Tutto questo a causa delle cosiddette soluzioni locali di minima, cioè accordi che funzionano abbastanza bene, quel tanto che basta a posticipare il vero cambiamento, e infine portano a non cambiare mai.”
Anche l’avvento del digitale ha predisposto un contesto fertile per l’utilizzo della Blockchain. In che modo?
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L’aspetto concettuale che fa la differenza oggi è l’irreversibilità della registrazione di un dato, l’impossibilità di modificare propria del digitale. Una caratteristica, almeno fino ad oggi, da sempre associata all’analogico, che ha rallentato l’evoluzione dei processi.
Ora che anche questa barriera è crollata quali sono i nuovi orizzonti da esplorare?
Francesca Ponchielli