Intervista ad Antonio Perfido
Ritorna LegalTech Show! Nel corso di questa nuova stagione si cercherà ancora una volta di indagare gli spazi che uniscono sia il mondo legal che quello tech, nel panorama italiano e internazionale.
In questa prima puntata, come sempre in collaborazione con lo Studio Legale BLB e la Community di Legaltech Italia, i nostri speaker Silvano Lorusso e Nicolino Gentile hanno intervistato Antonio Perfido, ideatore e fondatore di Convergent Marketing e co-fondatore di The Digital Box.
Siamo nell’epoca della convergenza, ogni aspetto della nostra vita passa attraverso l’elemento convergente per antonomasia: lo smartphone. Questa rivoluzione ci permette di rimanere connessi, accedere a beni e servizi, ma anche relazionarci con i famigerati assistenti virtuali, la nuova generazione degli ormai non più giovanissimi chat bot.
Si inizia a parlare di un vero e proprio Artificial Human, a che punto si trova questa tecnologia?
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Dal 2016, i chat bot rispondono alle domande che gli utenti pongono 24h su 24, ma si stanno evolvendo, seguendo una linea di sviluppo che punta a rendere sempre più emozionali le relazioni. In questa direzione si stanno muovendo i progettisti e gli sviluppatori che quindi per prima cosa cercano di migliorare le interfacce. Infatti, le macchine devono ispirarsi ogni giorno di più e, aggiornamento dopo aggiornamento, alle persone.
L’introduzione di Avatar 3D che rappresentano l’uomo anche nelle movenze non è che un passaggio ulteriore in questa direzione, viaggiamo su un treno che ci sta conducendo ad alta velocità verso il Metaverso.
Quali sono le differenze maggiori tra il chat bot di ieri e l’assistente virtuale di oggi?
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QuestIt ha presentato un assistente in grado di leggere le emozioni delle persone con cui si relaziona, valuta la loro emotività e il contesto di riferimento e adegua poi il suo parlato allo stato d’animo del soggetto. In che modo?
Gli ingegneri riescono ad associare i dialoghi in base a contesti e stati emozionali del cliente e si è iniziato anche a parlare di persuasione. L’AI potrebbe sfruttare delle leve di marketing simulando in tutto per tutto i meccanismi di vendita del buon commerciante. L’assistente potrebbe suggerire acquisti e prodotti in base all’entusiasmo che la persona ha dimostrato su un prodotto, ad esempio su un sito web. Come una figura empatica, capirebbe quando proporre uno scenario e quando invece passare alla conversazione uomo-uomo.
“Un assistente virtuale non può fare danni peggiori di un uomo del customer care con il mal di testa”, afferma, tra il serio e il faceto, il nostro ospite, Antonio Perfido.
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Questa evoluzione ha naturalmente un risvolto legale, dato che è evidente una connessione fortissima con il campo della moralità o della cosiddetta “roboetica”. Dunque, se analizziamo questi moderni assistenti virtuali con l’occhio del giurista, quali problematiche emergono?
Non resta che ascoltare il podcast.
Francesca Ponchielli