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L’editing creativo, dalle sceneggiature di fumetti ai racconti Sci-Fi

Da 15 anni Enrico Lotti scrive sceneggiature per Martin Mystère e Diabolik. Insieme a lui, i nostri approfondiscono i mestieri che si celano dietro l’arte collettiva del fumetto popolare

 

 

Enrico Lotti è membro del Collettivo Italiano Fantascienza, proprio come i nostri speaker, è quindi un autore di racconti e romanzi Sci-Fi. Non solo: dopo una lunga carriera da giornalista specializzato nell’editoria informatica, ha dedicato gli ultimi 15 anni della sua vita a quello che in origine era un “hobby di lusso” e oggi una professione a tempo pieno, quella dello sceneggiatore di fumetti.

Le esperienze lavorative precedenti, seppure in un ambito completamente diverso, hanno inevitabilmente influenzato la sua scrittura:

L’Informatica è stata – forse lo è ancora – un osservatorio privilegiato per provare a intuire in quali direzioni va il mondo. Ho assistito in prima persona alla diffusione di massa di Internet, alla nascita di aziende come Google, Amazon… è stato importante. Se fossi stato più lungimirante e furbo, avrei comprato delle azioni Apple nel 2000, ma questo è un altro discorso. È stato molto importante veder nascere le società tecnologiche dall’esterno, in quanto giornalista e utente finale, ma anche dall’interno, in piccola parte. Queste cose diventano fonte di ispirazione e aiutano, ad esempio, a creare ambientazioni più realistiche.”

Quanto all’avvicinamento al mondo del fumetto, Lotti spiega che, in realtà, si è trattato più che altro di un riavvicinamento: “Per la mia generazione i fumetti erano la principale forma di intrattenimento. È stato un ritorno a un’antica passione trascurata nel corso degli anni. Mentre lavoravo in campo informatico ho conosciuto Alfredo Castelli, il creatore di Martin Mystère, importante personaggio le cui storie sono edite dalla casa editrice Sergio Bonelli. È nata una collaborazione e ben presto anche un’amicizia”.

 

 

Ascolta anche: Dentro la testa della scrittrice (di Sci-Fi)

 

 

A partire da quell’incontro Lotti inizia a scrivere sceneggiature per Martin Mystère e, in seguito, per Diabolik, albo pubblicato dalla casa editrice Astorina. Come dicevamo all’inizio, però, è anche autore di opere Sci-Fi. Tra il 2016 e il 2017, per esempio, ha pubblicato per Delos Digital la serie di 10 romanzi brevi in e-book “I viaggiatori dell’impossibile”.

Chi meglio di lui, quindi, per rispondere alla domanda: quali sono le principali differenze tra la scrittura di un romanzo e la stesura della sceneggiatura di un fumetto?

“Sono molte, non si tratta solo dei temi. La fiction, almeno in teoria, permette libertà assoluta. Sei tu davanti al computer e puoi scrivere di ciò che desideri nella maniera che preferisci. Riuscire a pubblicare è tutt’altro paio di maniche. Il grande fumetto popolare da edicola è una cosa diversa. Tanto per cominciare i personaggi sono preesistenti e hanno una loro lunga storia: Tex ha 70 anni alle spalle, Diabolik sta festeggiando il suo 60°, Martin Mystère è nelle edicole da 40 anni. Quando scrivi una sceneggiatura per uno di questi albi devi affrontare un mondo che già esiste, messo a punto da qualcuno prima di te e che ha delle sue regole. Il personaggio ha una sua personalità, le storie devono avere un certo clima. Devi stare al gioco. Alcuni mondi sono molto definiti. Diabolik è un mondo a sé, le storie sono di genere crime o gialle, ma molto particolari, con una grammatica tutta loro. Martin Mystère mi piace perché è un mondo ampio. Castelli ha messo a punto un personaggio che si può muovere a cavallo tra tanti generi. Le sue storie sono spesso delle detection, ma in esse confluiscono elementi di fanta-archeologia, fanta-tecnologia, fantastico puro, Storia. Permette una certa libertà, ma sempre nell’ambito di un mondo precostituito.”

 

 

Ascolta anche: Cinema e Fantascienza

 

 

Le differenze vere, però, sono nel procedimento di scrittura. Dal punto di vista del nostro ospite, quella narrativa è un processo individuale; invece il fumetto è “un’arte collettiva”. Non è il caso delle graphic novel, dove spesso chi scrive i testi è la stessa persona che realizza i disegni. Al contrario, il fumetto popolare, da edicola, è sempre opera di diversi autori. Come minimo due, ma nei comic book americani la divisione del lavoro è ben più accentuata: “nei credits troviamo chi si occupa del soggetto, chi della sceneggiatura, il matitista, l’inchiostratore che ha ripassato a china, il colorista, il letterista, che è chi scrive i testi nelle nuvolette; come in una produzione cinematografica cui concorrono tanti specialisti diversi”. Ancora,

“in quest’opera collettiva le parti in causa sono molte. Ogni casa editrice ha il suo flusso di lavoro, ma in linea di massima le redazioni intervengono spesso. Di solito c’è qualcuno che conosce da anni il personaggio, a volte ne è l’autore, e quindi sa come parla, come agisce, come interagisce nelle diverse situazioni. La funzione dell’editor è molto importante, molto di più che nella narrativa – mi riferisco all’Italia, nei Paesi anglosassoni è diverso – dove l’editing si limita a una revisione del testo a caccia di refusi. Nel fumetto, spesso l’editor interviene con osservazioni ‘concettuali’, del tipo ‘il tal personaggio non può comportarsi in quel modo’.”

Molti aspiranti scrittori tendono a sottovalutarne il lavoro, quando non ne interpretano addirittura l’intervento sulla propria opera come un’offesa mortale. In realtà, l’editor è una figura professionale che può fornire contributi importanti.

 

 

Ascolta anche: Tutto sul Matte Painting

 

 

Lotti porta, tra gli altri, l’esempio di T. S. Eliot e del suo poemetto Waste Land. “Insoddisfatto della prima stesura, diede l’opera in lettura a Ezra Pound, che gli fece un editing brutale, spietato, tagliando il 50% dei versi e dando, però, un apporto importante all’edizione definitiva dell’opera. Eliot ha definito poi Pound ‘il miglior fabbro’, perché lo aveva aiutato a dare forma definitiva a un’opera che non riusciva a finalizzare”.

Quanto alla fiction libraria, Lotti aggiunge che avrebbe sempre desiderato, anche al di fuori del Collettivo Italiano Fantascienza, una presenza maggiore dell’editor, che non ha mai sentito come una limitazione della sua creatività, ma sempre come una forma di aiuto.

Il Collettivo ha ideato un modo di lavorare collaborativo, per cui tutti leggono i racconti degli altri, che magari confluiranno in un’antologia, e ciascuno “fa le pulci all’altro”. Si tratta di un importante valore aggiunto rispetto alla scrittura individuale. Ogni autore può accogliere spunti, critiche, suggerimenti, stroncature dagli amici-colleghi, ma rimane padrone fino alla fine della sua idea. “Tutto questo arricchisce, è una forma di editing creativo che aiuta”.

Sabrina Colandrea

Ospite

Enrico Lotti

Nato a Milano nel 1959, Enrico Lotti è un giornalista, ha lavorato per quasi 20 anni nell’editoria informatica, dirigendo la rivista specializzata “Macworld Italia”. A partire dal 2007 l’hobby di scrivere fumetti si è trasformato nella sua principale attività. Oggi collabora come sceneggiatore per Sergio Bonelli Editore (“Martin Mystère” e “Le nuove avventure a colori di […]

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