Intervista a Sara Busi, Influencer
Sara Busi, 30.000 follower su Instagram e 60.000 su TikTok, è l’owner del seguitissimo account Talking to my body. Ogni giorno si mette in gioco in prima persona per diffondere un messaggio di body positivity e per aumentare la consapevolezza sui disturbi del comportamento alimentare (i DCA). Lo fa con conoscenza, ironia e grinta. Un mix esplosivo. E quanto mai necessario.
I DCA sono la seconda causa di morte fra i giovani dopo gli incidenti stradali. Ne soffre circa il 5% della popolazione. E, rispetto al passato, i soggetti di sesso maschile ricoverati stanno aumentando. Come se non bastasse, anoressia, bulimia e binge eating sono aumentati con la pandemia di circa il 30%.
Sara, un passato di DCA e un intervento di bypass gastrico alle spalle, ha deciso di fare del suo percorso personale qualcosa di pubblico. Il suo profilo spiega e informa, combattendo body shaming, fat shaming e ignoranza.
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Il suo vocabolario è fatto di termini che fanno riflettere:
- Body shaming, la derisione dell’aspetto fisico di una persona, indipendentemente dal suo peso
- Fat shaming, la derisione del grasso corporeo
- Fat phobia lo stigma sociale dell’obesità, che causa difficoltà e svantaggi alle persone in sovrappeso e obese
- e il suo opposto, il thin privilege, il privilegio dell’essere magri.
Simili termini sono lo specchio di un problema sociale. Che si manifesta in varie forme. Qualche esempio? Il pregiudizio diffuso che grasso sia sinonimo di pigro, non sano, senza forza di volontà. I consigli non richiesti. La presunzione che la persona voglia sempre dimagrire… e così via. Viviamo in una società che mette il corpo al centro, sempre. Il nostro aspetto è oggetto di un’attenzione morbosa. Che siano i chili di troppo o i chili di meno, il mento sfuggente o la mascella pronunciata, il naso, le scapole o i fianchi, che per un motivo o per l’altro non vanno mai bene, il fisico è sempre oggetto di commenti, quando non sono critiche.
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Tra gli psicologi c’è chi auspica a raggiungere un “approccio neutrale” ai corpi, ossia accettare che ogni corpo vada bene, qualunque sia la sua forma. Ciò vorrebbe dire cancellare alcune abitudini, come il classico: “Ti vedo bene! Sei dimagrita?”, e lasciare il giudizio sull’altrui stato di salute al medico.
C’è ancora molto da fare, ma con l’aiuto di persone come Sara l’obiettivo non sembra più così distante!
Eleonora Medica