Saremo AI 2025, il festival musicale di intelligenza artificiale

Un’orchestra senza musicisti, un palco senza artisti: il festival che ridefinisce la creatività, interamente gestito dall’intelligenza artificiale, debutta a Bologna grazie all’innovazione di LOOP Srl

 

 

Immagina un’arena gremita di spettatori, le luci che pulsano al ritmo della musica. Il pubblico esulta, emozionato, davanti a un artista che non esiste nel senso tradizionale del termine. Non ha un passato, non ha ricordi d’infanzia, non ha mai provato il batticuore della prima esibizione dal vivo. Eppure, la sua voce è ipnotica, la melodia avvolgente, il testo tocca corde profonde. Questo è il Saremo Festival, il festival musicale di intelligenza artificiale, un evento rivoluzionario che prende vita a Bologna grazie all’ingegno dell’agenzia LOOP Srl.

E sì, si chiama proprio “Saremo”, non è un refuso.

Ventisette artisti virtuali, ognuno con una propria anima digitale plasmata dall’AI. Il Saremo Festival AI non è solo un’esibizione di tecnologia avanzata, ma una sfida aperta alla nostra percezione di cosa significhi essere un artista.

Gli organizzatori hanno creato performer con una propria identità, genere musicale e perfino una narrazione personale. Le loro canzoni sono generate dall’AI, così come i testi e le strategie di comunicazione sui social. Ogni cantante virtuale è gestito da un manager AI dedicato, un agente che genera quotidianamente i post sui social e modifica la strategia comunicativa del proprio artista in funzione della posizione in classifica e delle reazioni degli utenti. Anche le stesse classifiche dinamiche, ispirate al Festival di Sanremo, saranno aggiornate ogni giorno dall’AI, così come le notizie di gossip, scandali e curiosità sui partecipanti. Il pubblico, interagendo con gli artisti digitali, contribuisce a plasmare la loro fama, decretando vincitori e perdenti in un contesto che riproduce fedelmente la dinamica dell’industria musicale tradizionale.

 

 

Leggi anche: La regia nell’era digitale. Intervista a Giacomo Spaconi

 

 

Nel cuore di Bologna, LOOP Srl ha dato vita a qualcosa di più di un semplice festival musicale di intelligenza artificiale. Ha creato un universo parallelo dove ogni artista virtuale vive, interagisce, collabora e compete. Le storie si intrecciano in una trama che sfida la nostra percezione di cosa sia davvero autentico: rivalità artistiche, collaborazioni inaspettate e persino scandali emergono da algoritmi che sembrano aver appreso l’arte della drammaturgia umana.

Fino al 3 aprile 2025, il Saremo Festival AI rende il pubblico parte attiva del processo artistico, trasformando ogni ascoltatore in un elemento chiave della competizione. Il pubblico non solo ascolta, ma plasma attivamente il futuro degli artisti virtuali attraverso voti e interazioni. È una forma di democrazia artistica mai vista prima, dove il confine tra creatore e fruitore si dissolve: ogni voto, ogni commento, ogni interazione sui social può influenzare l’andamento delle classifiche, portando il proprio artista preferito verso la vittoria.

Personalmente, mi ricorda un po’ la puntata distopica di Black Mirror “Nosedive” (Caduta libera), primo episodio della terza stagione interpretato da Bryce Dallas Howard nel ruolo della protagonista Lacie Pound. Nella puntata della serie ogni individuo viene costantemente valutato e classificato in base alle proprie interazioni sociali. Qui, però, il meccanismo si applica agli artisti virtuali, il cui destino è dettato da algoritmi e giudizi del pubblico. Il rischio, secondo me, facilmente intuibile è che la musica diventi sempre più una questione di metriche e popolarità istantanea, allontanandosi dall’espressione pura dell’arte e avvicinandosi a un sistema in cui solo chi segue le regole dell’algoritmo può emergere.

 

 

Leggi anche DeepSeek Cina censura la tecnologia globale: rivoluzione del mercato tech

 

 

Non solo: il Saremo Festival AI solleva domande cruciali sul nostro rapporto con l’arte e con le emozioni che essa suscita.

Se un algoritmo può creare una canzone che ci commuove, significa forse che la creatività umana non è poi così unica? Se possiamo provare empatia per un artista che non esiste, qual è il confine tra reale e virtuale?

La storia dell’arte è fatta di rivoluzioni: la fotografia ha cambiato la pittura, il cinema ha ridefinito il teatro, la musica elettronica ha rivoluzionato la composizione tradizionale. Il Saremo Festival AI potrebbe essere l’ennesima evoluzione, un punto di non ritorno che ci costringe a ripensare il ruolo dell’uomo nella creazione artistica? Magari esagero un po’.

Tuttavia, oltre all’impatto sociale e filosofico, questo festival musicale di intelligenza artificiale rappresenta anche una straordinaria innovazione tecnologica. Gli artisti digitali vengono creati grazie a modelli avanzati di Deep Learning, reti neurali capaci di analizzare miliardi di dati musicali per generare melodie uniche e testi coerenti. Alcuni di questi sistemi si basano su modelli transformer simili a quelli impiegati nella generazione del linguaggio naturale, combinati con reti neurali ricorrenti che riescono a mantenere la coerenza melodica e armonica nel tempo.

 

 

Leggi anche Auto-replicazione dell’intelligenza artificiale: Meta e Alibaba a un passo dal futuro

 

 

Le tecnologie utilizzate non si limitano alla semplice generazione musicale: la sintesi vocale avanzata e l’uso di avatar digitali permettono agli artisti virtuali di interagire con il pubblico in tempo reale, rendendo l’esperienza ancora più immersiva. In futuro, potremmo assistere a collaborazioni sempre più strette tra AI e artisti umani, in un processo di co-creazione che inevitabilmente potrebbe modificare il panorama musicale. Un futuro dove l’arte trascende i suoi creatori, sia umani sia digitali.

Questo festival non è solo una vetrina tecnologica, ma riflette il nostro rapporto con l’arte nell’era digitale. Ci ricorda che – forse – la creatività non è esclusivamente umana nel senso più stretto del termine, quanto un processo continuo tra ispirazione e innovazione, indipendentemente dalla sua origine. L’esperimento di LOOP mostra che il futuro della musica potrebbe non essere né completamente umano né completamente artificiale, bensì una fusione delle due realtà.

Adesso, comunque, non ci resta che ascoltare questi brani e votare. Per ora, nella top 5 ci sono JenAI, AIO, Marah, Scatola Magica e Monaco di Lamiera.

Potrebbero interessarti

PODCAST

Trasformazione digitale

Donne, STEM e il genio interrotto

Ospite: Mara Marzocchi

WOW - WOMEN ON WEB
con Federica Meta, Francesca Pucci

PODCAST

Sostenibilità

Moda sostenibile: il futuro è già qui? L’esperienza di Giorgia Palmirani

Ospite: Giorgia Palmirani

FUTURA
con Mark Bartucca

PODCAST

Cybersecurity

Cosa differenzia Vitruvian-1 dagli altri Large Language Model?

Ospite: Samuel Algherini, Nicola Grandis

A LITTLE PRIVACY, PLEASE!
con Sergio Aracu

PODCAST

Cultura e Società

Il futuro del teatro secondo Giovanni Serratore

Ospite: Giovanni Serratore

FUTURA
con Mark Bartucca

PODCAST

Big Data

Cosa è successo davvero tra il Garante della Privacy e DeepSeek?

Ospite: Guido Scorza

A LITTLE PRIVACY, PLEASE!
con Sergio Aracu

PODCAST

Cultura e Società

Il cantautorato al tempo dei social e dello streaming

Ospite: Chiara Cami

FUTURA
con Mark Bartucca