La nostra alimentazione può invertire la rotta del cambiamento climatico?
Partiamo dalle basi, che cos’è il Veganuary?
Si tratta di una vera e propria sfida: 31 giorni, quindi unga tutto il mese di gennaio, di alimentazione 100% di origine vegetale. Un evento globale che dona visibilità al tema del veganesimo con un approccio ingaggiante e sfidante. Veganuary nasce nel 2014, dalla crasi di due parole, vegan e january ad opera di un’organizzazione no-profit inglese che punta i riflettori sui benefici dell’alimentazione vegana che coinvolgono ambiente, animali e persone.
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E in Italia?
Nel nostro Paese Veganuary è promosso da Essere Animali, un’organizzazione che lavora per la tutela degli animali e ne testimonia i maltrattamenti.
Come fare per partecipare? Noi di Radio Activa Plus abbiamo provato. I passi sono semplici, infatti basta iscriversi gratuitamente alla newsletter tramite il portale italiano di Veganuary e poi aspettare l’immancabile mail del giorno per i 31 giorni della sfida. Il contenuto? Non solo ricette, ma anche consigli nutrizionali, trucchi per fare una spesa efficace ed efficiente. E poi proposte di nuove attività che possono avere un impatto sul nostro stile di vita e aiutare a combattere il disastro climatico.
Lo sapevi che la dieta vegana è quella a minor impatto ambientale?
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Non finisce qui. Il tema sostenibilità è sempre più al centro delle politiche economiche e finanziarie delle imprese e questo perché?
Essere sostenibili paga, non solo in termini di immagine, ma di ritorni di investimento. In questa direzione, Veganuary si avvale anche della collaborazione di PMI e grandi aziende che ogni anno, a gennaio, si impegnano ad ampliare la propria proposta di prodotti vegani, a inserire più opzioni vegetali nei loro menù e a diffondere i principi di un’alimentazione plant-based. Tra le realtà che negli ultimi anni hanno deciso di aderire a Veganuary in Italia troviamo non solo catene di ristorazione quali Rossopomodoro e Capatoast, ma anche giganti della distribuzione quali Aldi e Lidl e servizi di food delivery come Deliveroo e Thefork.
Nella nostra redazione abbiamo accettato la sfida, la domanda ora è se riusciremo a superarla. Nodo al fazzoletto digitale e ci risentiamo il primo febbraio.
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