Aspettando Maker Faire Rome 2022: il futuro della Cultura è comune

In attesa di Maker Faire Rome 2022 siamo stati alla giornata dedicata al tema Cultura: quale commonground per l’industria culturale?

 

 

L’area ex Gazometro

L’area ex Gazometro, a Roma, per tre giorni si è animata grazie a “Commonground – Connecting Changemakers“, serie di incontri che hanno anticipato, e sviscerato, i temi che saranno propri di Maker Faire Rome 2022 – The European Edition.

Commonground ha celebrato i mondi connessi, le community di changemaker che stanno cambiando gli scenari in cui ci muoviamo e attivando cambiamento sociale. Con le sue tre giornate dedicate a Salute, Elettronica e Cultura, Commonground ha mostrato come la fiera, a 10 anni dal suo arrivo in Italia, ha rivoluzionato il modo nel quale guardiamo e accogliamo l’innovazione. E che funzioniamo meglio quando siamo connessi, non solo grazie alla tecnologia, ma soprattutto grazie a idee e obiettivi condivisi.

“Il futuro della Cultura è comune”, giornata phygital dedicata all’innovazione in uno dei settori industriali più cari per l’Italia e strategico anche negli scenari globali, ha visto l’intervento di ospiti italiani e internazionali – tra gli altri Jeffrey Schnapp (Founder e Faculty Director di metaLAB at Harvard), Umberto Croppi (Federculture), Sabrina Lucibello (Centro Saperi&Co della Sapienza Università di Roma) – che hanno stimolato riflessioni sull’impatto che la condivisione di un approccio comune all’industria culturale può avere sul valore percepito dei suoi contenuti e sulle scelte di fruizione.

Jeffrey Schnapp, in collegamento, introdotto da Andrea Billi

Ci si è domandati, tra le altre cose: cosa significa cultura oggi e quale può essere il commonground del quale questa industria ha bisogno? Cosa accadrebbe se iniziassimo a considerare l’innovazione come un bene comune e che cosa comporterebbe trattare la cultura e la produzione culturale in questa luce? Ancora, cos’è l’innovazione, se non un modo per tenerci insieme?

In un perfetto italiano, Jeffrey Schnapp ha ripercorso alcune tappe della storia di Internet che hanno posto le basi di un terreno comune in ambito culturale ancora tutto da costruire. Tra gli esempi ha citato il portale Craigslist. Nato nel 1995 “a casa di un tizio nel mio quartiere, a San Francisco, quando ancora insegnavo alla Stanford University, come elenco di eventi, concerti e performance, man mano si è trasformato in un luogo virtuale in cui gli utenti hanno iniziato a postare offerte di lavoro, vendere oggetti, ecc. Il fenomeno si è esteso sempre di più e tuttora Craigslist è al 72° posto tra i siti più visitati del mondo”, nonostante e forse grazie all’interfaccia rimasta pressoché invariata rispetto agli anni 2000.

Questi fenomeni culturali nati dal basso hanno ancora delle lezioni da comunicarci, ma “oggi è più che mai necessario concentrare la nostra attenzione sulla creazione di infrastrutture. Tendiamo a dimenticarlo presi dall’entusiasmo per l’innovazione”, ha affermato Schnapp al termine del suo intervento, che ha toccato, tra gli altri, anche il tema dell’arte creata dall’intelligenza artificiale su prompt umani (e dei dubbi che solleva in merito al copyright).

Come fare allora per sviluppare infrastrutture comuni?

Per Andrea Billi, docente di Economia dello sviluppo alla Sapienza e moderatore degli interventi, c’è bisogno di una governance del sistema culturale. “La comunità, i soggetti che condividono lo spazio reale che parte da una dimensione locale, ed evolve poi in altre direzioni, hanno le capability per produrre contenuti e, in generale, per utilizzare questo spazio in un regime di trasparenza, condivisione, correttezza? Le opportunità sono grandi ma lo sono anche i rischi. Le istituzioni culturali sono chiamate ad allargare l’audience e ad accogliere chi non fa già parte di questo ambito, sulla scia della nuova definizione di museo approvata da ICOM (n.d.a. il principale network italiano di musei) che pone fortissima enfasi sul tema dell’inclusione.”

 

 

Ascolta anche: La governance digitale al di là dell’individualismo

 

 

Non si tratta tanto, come sottolineato da Schnapp nel suo discorso, di disegnare nuovi prodotti o progetti, ma di farlo con una logica orientata alla cooperazione, partendo da un contesto piccolo, urbano, e potenziando le connessioni culturali, economiche, sociali tra città, ciascuna parte attiva della rete.

Anche Sabrina Lucibello, direttrice di Saperi&CO, si è chiesta come innoveremo nelle nostre città nel prossimo futuro. A suo avviso non perdendo il contatto con la realtà, condividendo spazi, strumenti e idee, e soprattutto non prescindendo dal tema della sostenibilità:

L’intervento, da remoto, di Sabrina Lucibello

“Non abbiamo più bisogno di possedere le cose, le condividiamo in open source. Questo cambia la nostra prospettiva sia nello spazio sia nel tempo; nello spazio perché chiaramente occorre considerare tutta la filiera produttiva, dove il termine ‘filiera’ è da intendersi in senso lato; e nel tempo, perché non va considerato solo il momento della produzione o dello smaltimento di prodotti e servizi, ma tutte le implicazioni dell’uso. Il risultato è un’innovazione che deve essere sostenibile. Secondo il processo tradizionale la sostenibilità doveva rispondere ai bisogni dell’uomo. Secondo l’approccio green, invece, l’azione è sistemica, mette al centro il pianeta. Non è più la sostenibilità che ha bisogno dell’innovazione, ma viceversa.”

Il direttore generale di Federculture Umberto Croppi, di cui potete ascoltare le dichiarazioni raccolte a margine dell’incontro, ha sottolineato che la condivisione è propria dell’essere umano fin dalla preistoria.

“Un giorno un uomo ha inventato l’ascia, uno strumento che serviva a uccidere gli animali con più facilità e a tagliare la legna. Non lo ha naturalmente brevettato né ha tenuto nascosta la sua invenzione. Anzi, è subito corso a condividerla con i suoi amici per rendere più forte l’intero clan. Il clan accanto ha copiato lo strumento e di certo non si poteva mandargli la Guardia di Finanza. La possibilità di proteggere le invenzioni non esisteva. Questo ha creato la concorrenza, che ha portato alla creazione di strumenti sempre più efficaci, sempre più raffinati. Lo scenario è cambiato radicalmente con la nascita della stampa a caratteri mobili. La riproducibilità di tipo industriale ha fatto sì che qualcuno dicesse: ‘Questo è frutto del mio lavoro, possibile che uno che stampa il libro ci faccia i soldi a scapito mio?’. Oggi siamo di fronte a una rivoluzione dalla portata altrettanto grande, siamo tornati all’ascia. Gli strumenti sono alla portata di tutti ed è impossibile contenerne l’uso.”

Insomma, gli scenari stanno cambiando ancora e sempre più rapidamente. In ambito culturale oggi a cambiare è anche il modo in cui le organizzazioni tradizionali convergono con le community di changemaker e, insieme a loro, riescono a generare modelli e soluzioni nuovi, capaci di spingere il mondo come lo conosciamo un po’ più in là.

 

Leggi e ascolta anche: Non solo robotica, alla Maker Faire Rome 2022 focus su Agritech e sostenibilità

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