Dal registro scolastico alle rotte navali: la storia del Baby Hacker di Cesena fa discutere gli esperti

Identificato il Baby Hacker dalla Polizia Postale. Si tratta di un 15enne che dalla sua cameretta hackerava il registro elettronico scolastico e deviava le rotte delle petroliere nel Mediterraneo

 

 

Una storia che sembra uscita da un film di Hollywood si è materializzata nelle tranquille strade di Cesena. Un adolescente di 15 anni, ribattezzato Baby Hacker dai media, è riuscito a mettere in scacco alcuni dei sistemi informatici più delicati del Paese, scatenando un acceso dibattito sul futuro della sicurezza digitale italiana.

La vicenda ha dell’incredibile: tutto è iniziato con il classico sogno di ogni studente in difficoltà, ovvero modificare i propri voti insufficienti. Il Baby Hacker, però, non si è limitato a trasformare i suoi cinque in sei nel registro scolastico elettronico, ma ha spinto la sua curiosità digitale fino a interferire con i sistemi di navigazione marittima, riuscendo persino a modificare le rotte delle petroliere nel Mediterraneo. Infatti, una volta all’interno del sistema informatico, il 15enne ha modificato il percorso di alcune navi, costringendole a deviare rispetto ai tragitti programmati.

La Polizia Postale di Bologna, dopo un’intensa attività investigativa, è riuscita a identificare il giovane hacker. “Era come un gioco per lui“, riferiscono gli investigatori, “un gioco che, però, ha evidenziato preoccupanti vulnerabilità nei nostri sistemi di sicurezza.”

 

 

 

Una precisazione importante è arrivata dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, che ha chiarito che non c’è stata alcuna violazione diretta dei sistemi ministeriali. Il giovane ha, invece, trovato una falla nel registro elettronico della sua scuola, gestito da un’azienda privata esterna.

Il Baby Hacker ha utilizzato quello che in gergo tecnico viene chiamato exploit, una tecnica che sfrutta le debolezze nei sistemi informatici. Non importa quanto sia sofisticato il sistema: se non viene regolarmente manutenuto e aggiornato, gli attacchi possono sempre andare a segno.

Francesco Collini, CEO di FlashStart Group Srl, ha offerto una prospettiva interessante sul caso: “Questi giovani talenti sono come diamanti grezzi: possono tagliare il vetro o diventare gioielli preziosi, dipende da come vengono lavorati“. E ha aggiunto: “In America, molti ex giovani hacker sono oggi tra i più rispettati professionisti in ambito cybersicurezza.”

 

 

 

Il caso è ora nelle mani della Procura dei minori di Bologna, che dovrà decidere come procedere con il Baby Hacker. La vicenda, senza dubbio, solleva interrogativi cruciali, sulla sicurezza delle infrastrutture digitali italiane e sulla necessità di investire maggiormente nella protezione dei sistemi critici. Ma apre anche un dibattito sul futuro di questi giovani talenti: vanno puniti o andrebbero, invece, guidati verso un utilizzo costruttivo delle loro straordinarie capacità?

Come gestirne il talento precoce? Come trasformare potenziali minacce in risorse per la sicurezza nazionale?

La storia del Baby Hacker di Cesena ci ricorda che, nel mondo digitale, il confine tra minaccia e opportunità è spesso più sottile di quanto pensiamo. E, mentre i genitori del ragazzo, completamente all’oscuro delle attività del figlio, cercano di metabolizzare l’accaduto, il mondo della sicurezza informatica osserva con interesse: potrebbe essere nato un nuovo talento da coltivare per il futuro della cybersicurezza nazionale?

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