Nella relazione annuale presentata al parlamento dai Servizi di informazione e sicurezza della Repubblica, c’è anche un capitolo dedicato all’intelligenza artificiale, vista nel suo potenziale dirompente, dalla trasformazione del mondo del lavoro alle applicazioni militari
Si è aperta con il ricordo commosso di Nicola Calipari, l’agente segreto del SISMI che ha perso la vita esattamente 20 anni fa durante le operazioni per la liberazione a Baghdad della giornalista de Il Manifesto, Giuliana Sgrena, la consueta presentazione della Relazione annuale 2025 sulla politica dell’informazione per la sicurezza, riferita al 2024.
“Proprio quell’episodio ha segnato un punto di svolta nella percezione diffusa della professionalità e della qualità dei Servizi di intelligence italiani“, ha sottolineato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ribadendo come “la data del 4 marzo del 2005 rimane importante per la Nazione”.
Poi, la presentazione è entrata nel vivo. È toccato al neo direttore del DIS, il Dipartimento informazioni per la Sicurezza, Vittorio Rizzi fare gli onori di casa, introducendo i lavori e mettendo in cima al suo ragionamento, su tutte, le minacce terroristiche e le prospettive demografiche.
Le circa 100 pagine della pubblicazione sono arricchite da mappe e da un piccolo inserto sull’intelligenza artificiale, oltre a contenere un bilancio dell’anno precedente; “rappresenta un quadro di lettura che la comunità dell’intelligence proietta verso il futuro”, ha detto il Presidente del COPASIR, il Comitato parlamentare che vigila sulle attività dei Servizi segreti, Lorenzo Guerini.
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Un aspetto rilevante nel dossier è quello che riguarda la Cybersecurity. “La raccolta informativa ha consentito di rilevare, al netto del perdurante attivismo di gruppi ostili riconducibili alla matrice della criminalità cibernetica contro obiettivi nazionali, il significativo aumento delle offensive cyber perpetrate da molteplici attori contigui ad apparati governativi stranieri“, vi si legge. Il riferimento è alle cosiddette Advanced Persistent Threat (APT), operazioni particolarmente mirate e persistenti portate avanti da attori di matrice statuale o State Sponsored, in genere condotte mediante l’impiego di malware all’interno delle reti bersaglio.
I maggiori attacchi informatici sono avvenuti, soprattutto, nel giugno scorso, in concomitanza con la Presidenza italiana del G7, quando gli apparati di intelligence hanno rilevato il ricorso ricorrente alla registrazione di domini malevoli da parte di attori non meglio identificati, al fine di dirottare inconsapevolmente gli utenti verso siti web compromessi. Inoltre, è stato riscontrato un interesse, quasi equamente distribuito da parte degli attori della minaccia, nei confronti sia delle infrastrutture digitali private sia delle reti telematiche di soggetti pubblici, con particolare attenzione verso quelle riferibili alle amministrazioni centrali dello Stato.
Ma c’è di più. Sotto la lente dei Servizi di sicurezza sono finite anche le cosiddette campagne e azioni ibride portate avanti dalla Russia negli ultimi anni, come gli atti di sabotaggio ai siti militari o alle aziende interessate alle azioni militari in Ucraina. “Esiste il segnale di una strategia finalizzata alla manipolazione della percezione di sicurezza delle opinioni pubbliche europee e alla delegittimazione dei Governi schierati a fianco dell’Ucraina”, si legge ancora nella relazione annuale presentata il 4 marzo nella sede dell’intelligence italiana, in Piazza Dante.
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Tra opportunità e minacce, infine, è presente nell’analisi degli apparati di sicurezza una parte sull’AI, oggetto di un opuscolo specifico che è stato consegnato ai cronisti presenti.
Più in generale, citando i dati di diverse operazioni di polizia, gli analisti confermano che l’emergere di nuove tecnologie, in particolare dell’intelligenza artificiale, sta contribuendo a trasformare il modo in cui le organizzazioni estremiste e terroristiche comunicano e operano.
Infatti, sia in ambienti della jihaad islamica, sia in quelli dell’estrema destra suprematista internazionale, “sono state riscontrate capacità d’Innovazione e di adattamento tecnologico, nell’intento di ottimizzare le attività di propaganda, reclutamento, pianificazione ed esecuzione operativa“, si legge ancora nel dossier consegnato alla stampa, in cui l’intelligenza artificiale viene descritta come un’opportunità a basso costo che permette di confezionare e diffondere discorsi d’odio, materiali di disinformazione, ideologie violente e appelli all’azione attraverso immagini, video e audio fake dall’alto livello di realismo.
Una minaccia, dunque, ma anche un’opportunità. Si tratta di comprendere, in questo senso, come l’affidabilità dei sistemi di AI non è solo una questione tecnica o scientifica, ma che il suo corretto sviluppo e utilizzo può spostare il pendolo dalla parte dei benefici civili ed economici apportati dalle loro applicazioni.
Gaetano De Monte
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