A oltre 50 anni dallo scioglimento di una delle band più di successo della storia della musica, ecco spuntare “Now and Then”. Una traccia in cui John Lennon torna a “cantare” grazie all’AI, che ripulisce e completa una demo vecchia di decenni
Non poteva essere altrimenti. Mentre a Londra è in corso l’AI Safety Summit, ossia la conferenza internazionale sull’intelligenza artificiale che riunisce alcuni tra i massimi leader politici ed esperti del settore, ecco spuntare l’ennesimo “miracolo” frutto dell’AI.
Questa volta parliamo niente meno che della pubblicazione di una canzone dei Beatles (intitolata “Now and Then”) oltre 53 anni dopo lo scioglimento della band. Protagonista assoluta è la voce del frontman e icona del rock John Lennon, rimasto vittima del gesto omicida di uno squilibrato più di 40 anni fa.
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Oggi i Beatles, domani?
Tutto parte da una demo consegnata all’ex chitarrista dei Beatles, Paul McCartney, dalla vedova di Lennon, Yoko Ono. Nella clip, probabilmente datata 1978, Lennon suonava il pianoforte nel suo appartamento di New York, ma la qualità della registrazione era considerata così scadente che un altro componente dei Beatles, George Harrison (scomparso nel 2001), non aveva esitato a definire la traccia “spazzatura”. Ecco perché, per anni, ogni tentativo di pulizia e campionamento della voce era rimasto nel cassetto.
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A rimescolare le carte ci ha pensato, però, l’intelligenza artificiale che, in poche settimane, ha permesso di “pulire” e “replicare” in alcuni passaggi la voce di Lennon. Un’operazione ancora più meticolosa di quella che, nel 1995 e nel 1996, portò alla pubblicazione di altre due canzoni postume dei Beatles, “Free As A Bird” e “Real Love”, dopo un quarto di secolo di silenzio.
Tutti felici e contenti? Mica tanto. Nonostante l’entusiasmo per l’uscita di “Now and Then”, McCartney si è detto preoccupato per alcune possibili applicazioni negative dell’AI, a partire dalle tante canzoni “fake” in cui la voce di decine di celebrità viene emulata dall’intelligenza artificiale.
Un fenomeno ormai così diffuso da rischiare di mettere in ginocchio l’intera industria discografica, oltre a creare danni reputazionali enormi ad artisti che mai, nella realtà, canterebbero determinate aberrazioni musicali!
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