Intervenire sui modelli di business per creare prodotti e servizi sostenibili è un investimento per il futuro. Con Monia Ferrari discutiamo del sostegno di Capgemini Italia al percorso verso la sostenibilità dei clienti e di Sustainable IT
Dal rapporto “A word in balance: why sustainability ambition is not turning into action” del Capgemini Research Institute, presentato a novembre 2022, emerge che intervenire sui modelli di business al fine di creare prodotti e servizi sostenibili rappresenta un investimento per il futuro delle aziende. Con l’aumento delle normative e delle pressioni da parte della società civile e, di conseguenza, con un controllo crescente da parte di consumatori e investitori, infatti, le aziende che non riusciranno a soddisfare gli obiettivi di sostenibilità corrono il rischio di diventare obsolete e inadeguate nei prossimi anni.
Target della ricerca di Capgemini: oltre 2mila dirigenti da circa 700 grandi organizzazioni, con un fatturato annuo superiore al miliardo di dollari e con sede in 12 Paesi, ovvero i principali player mondiali, le cui decisioni e, ancor più, azioni in termini di sostenibilità possono generare un impatto concreto sul nostro pianeta.
Il nuovo episodio di Talk About IT, la nostra serie podcast in collaborazione con la sezione IT di Unindustria, si apre con il commento di Monia Ferrari, Managing Director di Capgemini Italia, sui risultati del rapporto.
“Quella sulla sostenibilità è una ricerca che sta acquisendo sempre maggior rilievo a livello internazionale perché il tema ci riguarda tutti da vicino, non solo come manager, ma anche come persone che sono impattate dalle problematiche legate ai temi su cui la sostenibilità sta ponendo il focus. Quanto ai risultati del report, ci aspettavamo qualcosa di meglio: solo un quinto delle aziende intervistate ha costruito all’interno della propria azienda un business case chiaramente definito attorno alle tematiche proprie della sostenibilità. Il tema è molto sentito a livello di board. Ciò che fatica a entrare nella quotidianità delle aziende è la sostenibilità come elemento attuativo, dei piani, un modello operativo che consideri la sostenibilità al centro.”
Qualche dato: solo il 43% degli intervistati afferma che i dati relativi alla sostenibilità sono disponibili e condivisi in tutta l’organizzazione, meno della metà delle aziende sta attivamente assumendo nuovi talenti con competenze in materia, meno della metà (49%) dispone di un chiaro elenco di iniziative sostenibili per i prossimi tre anni e solo poco più di un terzo degli intervistati (37%) afferma che l’azienda sta riconsiderando il proprio modello operativo. Sempre stando al report, si evince che, in generale, il livello di maturità sul tema è piuttosto disomogeneo.
La competitività industriale, però, non può più prescindere da uno sviluppo legato a modelli di business sostenibili, che tengano cioè conto degli impatti ambientali, sociali ed economici. Il momento storico che stiamo attraversando pone società, istituzioni, imprese e cittadini davanti a una nuova complessità: la scarsità delle materie prime, le crescenti emergenze energetiche, i fattori geopolitici, l’andamento inflattivo devono porre il tema dello sviluppo sostenibile al centro delle agende di tutte le organizzazioni.
Leggi e ascolta anche: La sostenibilità del settore assicurativo italiano
E nel nostro Paese? Anche in Italia si osserva un livello di maturità sul tema disomogeneo che, però, si accompagna a una crescente consapevolezza da parte delle imprese dell’importanza della sostenibilità. “Stiamo assistendo a un’evidente accelerazione delle imprese italiane nell’investire in iniziative legate alla sostenibilità e, in particolar modo, alla lotta al cambiamento climatico“, commenta la nostra ospite. E aggiunge:
“Oltre la metà delle aziende italiane intervistate ha sperimentato pratiche di progettazione green e dichiara di avere interesse in particolare nelle tecnologie abilitanti come l’Addictive Manufacturing, gli strumenti digitali per il Life Cycle Assessment, i Digital Twin e l’intelligenza artificiale. Come non menzionare tutte le aziende che operano nel settore alimentare che stanno ripensando l’intera catena di approvvigionamento, produzione e distribuzione. O, ancora, banche e assicurazioni, che devono mettere a punto servizi ‘sostenibili’ insieme a meccanismi di valutazione della sostenibilità dei business da finanziare. Pensiamo poi alle aziende manifatturiere che hanno l’opportunità di ripensare completamente la progettazione dei loro prodotti adottando metodologie di eco-design. Da un’altra ricerca a cura del Capgemini Research Institute su un campione di oltre 900 imprese, dal titolo ‘Sustainability by Design’, emerge che il 70% delle aziende che adottano strategie di progettazione sostenibile hanno registrato una riduzione significativa di emissione di CO2, un miglioramento dei ricavi e un rafforzamento del livello di ingaggio di clienti e dipendenti.”
Ma qual è il rischio per chi rimane indietro? Non è tanto un rischio legato al rispetto delle normative e alle potenziali sanzioni economiche, quanto al non riuscire a cogliere le opportunità di trasformazione che potrebbero portare il business a prosperare.
Sul fronte sostenibilità Capgemini vanta una serie di azioni esemplari. Infatti, ha definito un piano di riduzione degli impatti ambientali che porterà l’azienda a essere “net zero business” entro il 2030, con obiettivi approvati da SBTi, agendo parallelamente sugli altri due pillar della strategia di Corporate Social Responsibility, ovvero le dimensioni della Diversity&Inclusion e dell’inclusione digitale. Per dare evidenza del contributo agli importanti obiettivi della capogruppo, poi, nel 2022 Capgemini Italia ha pubblicato la prima edizione del proprio bilancio di sostenibilità, che ripercorre i punti chiave del commitment di Capgemini verso obiettivi ambientali, sociali e di governance, a partire dal purpose “garantire un futuro inclusivo e sostenibile, sprigionando l’energia umana attraverso la tecnologia”.
Ma l’impatto più significativo dell’azienda avviene attraverso il ruolo di supporto del Sustainability Journey dei clienti. A questo fine, infatti, Capgemini mette in campo competenze sulla sostenibilità a tutto tondo: dalla definizione delle strategie al ripensamento dei modelli di business in ottica ESG e Circular Economy, passando per l’eco-design di prodotti e servizi o per la riduzione degli impatti nella catena di approvvigionamento, produzione e distribuzione. Non mancano poi i professionisti dedicati a ripensare radicalmente l’IT in ottica green, sia per ridurne l’impatto intrinseco sia per aumentarne l’efficacia come abilitatore delle decisioni di business basate su dati di emissione misurati e progressi misurabili. Ultimo, ma non ultimo, grazie alle competenze sui dati, sugli standard di riferimento e sulle più aggiornate soluzioni tecnologiche, Capgemini accompagna i clienti nella scelta e nella personalizzazione di piattaforme dati integrate per la misurazione, il monitoraggio e la rendicontazione ESG.
Leggi e ascolta anche: Mini Data Center per riscaldare piscine? L’idea di una startup inglese
In chiusura di puntata, una riflessione sul Sustainable IT: Ferrari commenta il cosiddetto “paradosso digitale”, per cui le soluzioni tecnologiche possono dare un contributo tangibile per la risoluzione dei problemi ambientali e per l’efficientamento energetico, ma, allo stesso tempo, hanno un’impronta di carbonio significativa.
Infatti, è noto che i centri elettronici sono divoratori di energia elettrica e di acqua. Recentemente è stato presentato il supercomputer Leonardo, che assorbirà energia elettrica equivalente a quella consumata da una città di 180mila abitanti. Se è vero che i supercomputer nel mondo al momento sono in numero limitato, lo è altrettanto che i grandi centri dei provider di servizi cloud hanno esigenze energetiche non dissimili.
Cosa si può fare per migliorare l’efficienza energetica dei centri elettronici?
Per Capgemini, il Sustainable IT si divide in due aree di trasformazione: il “Green IT”, inteso come un IT che adotta soluzioni per ridurre il suo stesso impatto ambientale, e l’“IT for Green”, inteso come il supporto che l’IT fornisce al business nel monitoraggio, nella rendicontazione e nella simulazione dell’impatto ambientale, da un lato, e nella progettazione e realizzazione di nuovi prodotti, servizi o modelli di business sempre più sostenibili dall’altro.
Il supercomputer Leonardo rispecchia appieno questo duplice aspetto, essendo stato progettato per un adeguamento dinamico del consumo energetico, garantendo un equilibrio intelligente tra risparmio energetico e prestazioni, che verrà ulteriormente ottimizzato nel tempo in ottica “Green IT”, e visto il ruolo fondamentale che avrà nel contrasto al cambiamento climatico e ai suoi impatti in ottica “IT for Green”. Inoltre, proprio grazie alla sua straordinaria potenza di calcolo potrà supportare il progetto Destination Earth, che punta a sviluppare un gemello digitale del pianeta su larga scala per monitorare e prevedere le interazioni tra i fenomeni naturali e le attività umane. Grazie a questo importante progetto, promosso dall’Unione Europea nell’ambito del Green Deal, sarà anche possibile simulare gli effetti dei cambiamenti climatici e degli eventi meteorologici estremi insieme al loro impatto socioeconomico. Ad esempio, si potranno valutare gli impatti regionali dei cambiamenti climatici, i pericoli naturali, valutare i cambiamenti deli ecosistemi marini o degli spazi urbani per elaborare politiche concrete tese a proteggere gli esseri umani e la biodiversità, gestire l’acqua, le energie rinnovabili, le risorse alimentari e mitigare i rischi di catastrofi in un mondo che cambia.
Per approfondire il tema e per scoprire da vicino i percorsi verso la sostenibilità ambientale che è possibile realizzare grazie al supporto di Capgemini, vi invitiamo all’ascolto del podcast.
S. C.