Intervista a Marco Cappato
Diritti Civili e Intelligenza Artificiale, è proprio di questo che parleremo nella nuova puntata di Ed è Subito Siri, condotta come sempre dal nostro linguista computazionale Michele Stingo. E lo faremo con un ospite d’eccezione, Marco Cappato. Attivista di lungo corso, politico esponente dei Radicali e Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni. In Italia il nome di Marco Cappato è quasi sempre associato alle battaglie per i diritti civili, in particolare sul tema dell’eutanasia legale. Oggi affrontiamo questo tema da un punto di vista solo apparentemente nuovo.
Come si collegano AI e diritti civili? L’anno scorso, in un’intervista con L’Espresso Cappato diceva:
«Il bene più prezioso è la conoscenza […]. Per questo abbiamo pensato di creare il CitBot, un’intelligenza artificiale che finalmente […] è al servizio dei cittadini, per rafforzare il cittadino magari proprio nei confronti delle aziende e dello stato».
Ma facciamo un passo indietro. “Ogni tecnologia può essere utile per promuovere nuove libertà”. Tuttavia, in molti casi può anche diventare un mezzo di manipolazione e di oppressione. E l’intelligenza artificiale non è un’eccezione, anzi; è una tecnologia che ci sta cambiando la vita, ma ci sono tante cose che potrebbe fare concretamente per i cittadini. L’Associazione Luca Coscioni ne è convinta e ha deciso di dare vita a CitBot, l’intelligenza artificiale che dà informazioni (tramite chat) sul testamento biologico, ma anche aborto e contraccezione, cannabis legale, diritti per l’immigrazione ecc. Nato dalla constatazione che della legge sul testamento biologico si sa pochissimo e si è fatto ancora meno, CitBot vuole portare chiarezza ai cittadini. E questo è solo uno degli esempi virtuosi di come l’Ai può concretamente mettersi al servizio della Società.
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Il tema dell’intelligenza artificiale non può dunque prescindere dai grandi dibattiti etici che ne ruotano intorno. L’Ai non deve essere solo protagonista dell’accrescimento delle ricchezze delle grandi aziende; ma può essere anche un importante strumento messo a disposizione dal Governo per i propri cittadini. Nel Nord Europa, per esempio, da anni sono utilizzate le intelligenze artificiali per supportare la comunicazione e lo scambio di informazioni tra Stato e Cittadino. Come ben sappiamo, il Nord Europa è anche terreno fertile per i ricercatori, con un sistema ben consolidato per garantire fondi alla ricerca e supportare gli studi più d’avanguardia del Continente.
Rita Levi Montalcini ha detto: “L’ingegno e la libertà di ricerca è quello che distingue l’Homo Sapiens da tutte le altre specie”. Tutto ciò che siamo oggi, lo dobbiamo molto alla ricerca e allo sviluppo delle tecnologie: pensiamo al fuoco, alla ruota, dall’automobile a Internet. Se la scienza non fosse stata supportata, il mondo che conosciamo non esisterebbe, sarebbe diverso. Il biologo Peter Medawar ha affermato che “il grande merito della scienza non è tanto quello di aver sconfitto le malattie, ma di averci liberato dalle superstizioni e dall’ignoranza”. Però, a giudicare dalla diffusione di tutti i movimenti a quali stiamo assistendo negli ultimi anni, dai noVax ai terrapiattisti passando per i QAnon, è forte il dubbio: davvero la scienza ci ha liberato dall’ignoranza?
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Stiamo vivendo in un’epoca particolare, l’emergenza sanitaria ci ha costretto a ripensare alla nostra quotidianità, a ciò che stavamo dando per scontato. Per tante persone è stato un momento di riflessione su di sé; per molti altri, però, è diventata fonte di stress e di giustificato malessere, non solo fisico ma anche mentale. I bollettini sui positivi, i dati delle curve epidemiologiche, le prospettive di virologi e comitati tecnico-scientifici, anziché informare i cittadini e quindi guidarli verso comportamenti virtuosi, spesso sortiscono l’effetto contrario, e l’Infodemia impera soprattutto sui social. La paura, e di conseguenza l’ignoranza, sono più contagiose di un virus – a rivelarlo lo studio “Assessing the risks of ‘infodemics’ , pubblicato sulla rivista Nature human behaviour, condotto dagli esperti della Fondazione Bruno Kessler di Trento. Come aiutare i cittadini?
L’Associazione Luca Coscioni dall’inizio dell’emergenza chiede che siano resi pubblici e accessibili a tutti i dati sulla pandemia, per metterli a disposizione della comunità scientifica, dei data journalists, dei ricercatori e in generale per chiunque voglia utilizzarli per analisi indipendenti. (ebbene sì, torniamo al punto di partenza: la Conoscenza). Hanno così messo in piedi la piattaforma di whistleblowing CovidLeaks, avendo ricevuto dei dati – ad oggi ignoti – sulla Lombardia e la Toscana, per condividerli con tutti in forma anonima, sperando che sia un modo per far comprendere al Governo dell’utilità e dell’urgenza di questi strumenti. Trattandosi di file anonimi, non ci è possibile garantire l’integrità dei dati. Infatti la richiesta dell’Associazione è che siano le Istituzioni a liberare tutti i dati. Condividere i dati non è solo una questione finalizzata alla ricerca, ma proprio per accrescere la consapevolezza comune di tutti i cittadini. Perché un popolo consapevole è la base di una vera Democrazia.
T. Sharon Vani