“La stesura di ogni romanzo ti porta ad attraversare territori che ti stanno dentro, con I passi di mia madre e la forma della lettera mi sono trovata a vivere una sorta di confessione con me stessa”, Elena Mearini
I passi di mia madre (Morellini Editore, 2021) di Elena Mearini è un romanzo di sentimenti. Da un lato l’amore, di una figlia per la madre. Dall’altro, il vuoto. Assordante. Onnipresente.
Agata, l’editor protagonista del libro, vive una vita di assenze. Prima quel vuoto allo stomaco, e i disordini alimentari che ne conseguono. Poi l’improvviso abbandono della madre, sparita senza lasciare traccia. E in ultimo, quel bisogno di affetto che Samuele, amante scostante, non vuole colmare.
Agata è pregna di un vuoto negativo, fatto di abbandono, perdita, inadeguatezza.
Ma un giorno qualcosa cambia. Agata decide di mettere per iscritto la storia della madre. Una lunga lettera-romanzo, per capire i perché dietro l’abbandono. Tornano i ricordi, si riaccende l’appetito. Il finale? Sorprende. Sta al lettore scoprire in che modo…
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Elena Mearini scrive per immagini. Ogni pagina è una pennellata, un dettaglio prezioso. Un riflesso in controluce. Uno stile che viene esaltato dai riferimenti letterari che punteggiano il libro, forse “deformazione professionale” di un’autrice che è docente di scrittura creativa e poetessa.
Ma I passi di mia madre, oltre alla bellezza della prosa, si rivela terreno riflessione: “La prima esperienza che noi facciamo del vuoto è il grembo materno, un vuoto che accoglie, che si presta a noi. Un vuoto positivo”, spiega Elena Mearini. “Quando veniamo al mondo, invece, spesso abbiamo a che fare con un vuoto che è contenitore di mostri e di paure. I passi di mia madre è per me anche un addio al vuoto inteso in un’accezione negativa, per scoprire e aprirmi a un vuoto più positivo”.
Cosa è il vuoto? Come raccontarlo? E come veicolarlo in un Extended Book? Elena Mearini, Mauro Morellini e Alessandra Pagani provano a dare una risposta in questo podcast. È il momento di premere play!
Eleonora Medica