CIFcast

Il cyborg, ovvero il sogno della fusione tra uomo e macchina

Un nuovo viaggio topico con CIFcast, la nostra serie in collaborazione con il Collettivo Immaginario Fantastico

 

 

L’inossidabile Damiano, il magnetico Emiliano e il meccanico – nel senso di esperto di Meccanica – Lorenzo ci portano alla scoperta delle macchine. Attenzione: non si tratta di macchine qualsiasi, ma nientemeno che di cyborg, ovvero organismi cibernetici nati dalla fusione di esseri umani e macchine.

Ma cosa si intende con questa parola e quando è stata usata per la prima volta? Ce lo spiega, in apertura, Lorenzo: il termine “cyborg” è stato coniato da una rivista di astronautica del 1960 per riferirsi all’idea che, per sopravvivere alle condizioni estreme nello spazio, un astronauta potrebbe dover modificare fisicamente il proprio corpo. La parola, però, conosce un certo successo solo nel decennio successivo, ancora una volta non grazie a un testo di Fantascienza, ma grazie a un’opera più vicina all’ambiente scientifico.

Infatti, nel 1971 fu pubblicato un testo particolare, As Man Becomes Machine – The Evolution of the Cyborg del giornalista pseudoscientifico David Rorvik, che già nel sottotitolo presentava il neologismo cyborg. In questo caso l’autore proponeva l’idea di un uomo del futuro che non si evolveva con i ritmi naturali dell’evoluzione darwiniana, ma modificando se stesso grazie a Scienza e tecnica. Con le parole del nostro Emiliano:

“Per la prima volta si ha il riconoscimento della possibilità della fusione tra biologico e sintetico. Rorvik è un personaggio controverso. Qualche anno dopo scrisse un altro libro in cui dichiarava di essere stato il promotore del lavoro di una squadra di scienziati che, a suo dire, con l’aiuto di un miliardario chiamato Max, avrebbe clonato il primo essere umano. Ci sono state poi vicenze giudiziarie e alla fine è stato dimostrato che era una grossa bufala. Rorvik ha comunque il merito di aver parlato per la prima volta, più o meno scientificamente, del cyborg. Negli anni successivi ci fu il fiorire di storie sul tema. Cito solo ‘L’uomo da sei milioni di dollari’, con protagonista un astronauta che, dopo un incidente, viene migliorato da impianti cyborg e, con i suoi nuovi super poteri, inizia a lavorare per i servizi segreti.”

La connessione, spesso presente nelle opere di Fantascienza, tra cyborg ed esplorazione spaziale sembra dirci che lo spazio è talmente alieno e ostile che l’essere umano deve cambiare se stesso per riuscire a viverci.

 

 

Ascolta anche: La solitudine del sopravvissuto

 

 

Se negli episodi precedenti i nostri hanno scelto senza difficoltà l’esempio calzante per il personaggio ricorrente di turno (il sopravvissuto Robert Neville, lo scienziato pazzo Hari Seldon, e così via), stavolta faticano un po’. Questo perché la Fantascienza ha proposto cyborg di ogni tipo, che presentano solo degli impianti migliorativi – come nel già citato L’uomo da sei milioni di dollari – a quelli che subiscono modifiche più radicali (si arriva persino a concepire l’inserimento del cervello umano come centralina in un robot).

È facile scegliere cyborg famosi nel Cinema: Darth Vader, Robocop, i Borg di Star Trek sono tutti entrati nel nostro immaginario. Ma nelle opere letterarie?

Con fatica, i nostri scelgono il romanzo Superluminal di Vonda McIntyre, pubblicato nel 1983 e basato su un racconto lungo della stessa autrice del 1977, intitolato Aztec. Il romanzo è ambientato in un futuro in cui l’umanità ha colonizzato una vasta porzione della galassia. La trama segue la protagonista, un’astronave vivente chiamata Starfarer, mentre esplora nuovi mondi e affronta minacce provenienti da forze misteriose. Solo esseri umani modificati possono pilotare le astronavi più veloci della luce, mentre il resto dell’equipaggio è ibernato.

Laenea Trevelyan, per poter diventare una pilota, si è fatta sostituire il cuore con una pompa meccanica. Sembra tutto sommato una modifica da poco, ma ha profonde implicazioni. Infatti, la trasformazione le ha alterato i bioritmi e le impedisce di provare emozioni come i suoi simili, separandola, di fatto, dal resto del genere umano. Ad affiancarla ci sono il suo fidanzato, Radu Dracul, e Orca, una donna che si è fatta modificare per poter sopravvivere nelle profondità marine, ma che decide di esplorare lo spazio.

Gli argomenti affrontati dall’opera sono tanti, dalla scoperta di nuove civiltà all’Etica scientifica. I veri punti focali, però, sono il tema dell’identità/coscienza e quello delle relazioni interpersonali. Oltre alla crisi di identità di Laenea, infatti, i lettori assistono a quella dell’astronave Starfarer, che si interroga sul proprio scopo.

 

 

Ascolta anche: Alla scoperta degli scienziati. Sì, anche di quelli pazzi

 

 

A proposito di cyborg e relazioni, come vedono gli altri questi esseri a metà tra macchina ed essere umano?

Nelle opere di Science Fiction spesso il cyborg viene creato senza il consenso dell’essere umano che fu, per motivi esterni. Ad esempio, un’azienda che vuole esplorare lo spazio o ha bisogno di dipendenti con determinate caratteristiche. Ma cosa accadrebbe se, a un certo punto, l’azienda non necessitasse più di questi esseri modificati?

Lo scopriamo nel racconto Scanners Live in Vain, scritto da Cordwainer Smith, pseudonimo dello scrittore americano Paul Linebarger. Pubblicato per la prima volta nel 1950 e considerato uno dei lavori più influenti nella storia della Fantascienza, il racconto è ambientato in un futuro distopico in cui una società umana si è diffusa attraverso la galassia. Gli scanner sono individui che hanno subito un’operazione chirurgica che li priva della capacità di provare emozioni.

I nostri speaker non rivelano il finale dell’opera. Anzi, ci lasciano con il compito a casa di recuperare le opere citate nel corso dell’episodio per farci un’idea autonoma. Alla fine, saremo dalla parte degli umani puri, o dei cyborg?

S. C.

Ospite

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