CIFcast

La solitudine del sopravvissuto

Solo e in fondo alla catena alimentare: l’archetipo del sopravvissuto nella letteratura Sci-Fi

 

 

Torna la serie podcast CIFcast, come sempre condotta dai nostri Lorenzo Davia, Damiano Lotto ed Emiliano Maramonte del Collettivo Immaginario Fantastico. In linea con gli ultimi episodi, anche questa puntata si concentra su un “tipo” della letteratura Sci-Fi: il sopravvissuto.

Il tema ricorre in molte opere di Fantascienza, dando vita a narrazioni avvincenti ed esplorazioni della condizione umana di fronte a sfide straordinarie. Fatta questa premessa
verrebbe da pensare che ogni storia Sci-Fi che coinvolge un sopravvissuto preveda azione al fulmicotone. Non sempre questo è vero, ma, di sicuro, molte storie di sopravvivenza sono ambientate in una foresta oscura o in luoghi inospitali come l’Artico.

Per iniziare la trattazione del tema i nostri scelgono di concentrarsi su un classico, nonché su un personaggio noto ai più: Robert Neville (che, per ricollegarsi all’episodio precedente, è anche uno scienziato). Nel libro “Io sono leggenda” di Richard Matheson, il concetto di sopravvissuto si manifesta attraverso l’esperienza solitaria di Neville nell’affrontare un mondo post-apocalittico popolato da vampiri, ma, a differenza del film con protagonista Will Smith, le azioni adrenaliniche non sono oggetto di approfondimento né di interesse da parte dell’autore.

La sopravvivenza di Neville diventa una lotta quotidiana, fisica e psicologica, mentre cerca di mantenere la sua umanità in un contesto che sembra averla completamente abbandonata. Non a caso nel romanzo, gli eventi nel senso letterale del termine – dal latino “eventus”, derivato di “evenire”, ovvero “accadere” – sono al massimo due, uno dei quali coincide con il finale. A Matheson interessa piuttosto il processo di deterioramento in atto nella mente di Neville, costretto a una solitudine insanabile e a vivere divorato dalla paura di essere attaccato durante la notte.

Una condizione simile, se vogliamo, a quella ‘primitiva’ dei nostri antenati, raccolti intorno a un fuoco, in mezzo a notti piene di occhi e artigli, senza il conforto di alcuna arma moderna; anzi, con la consapevolezza di essere molto in basso nella catena alimentare. Proprio questo archetipo, questa dimensione atavica, ben presente a livello genetico nelle nostre coscienze, è una delle due parti più terrificanti del libro. L’altra, è ovviamente la solitudine.”

Il termine “sopravvissuto”, quindi, assume un significato profondo, riflettendo la capacità dell’individuo di far fronte all’isolamento, alla perdita e alle sfide costanti per mantenere la propria sanità mentale.

 

 

Leggi e ascolta anche: Ultimi uomini sulla Terra, da Io sono leggenda al Pianeta delle scimmie

 

 

Non solo “Io sono leggenda”: il tema del sopravvissuto ricorre in molte altre opere di Fantascienza. I nostri elencano, quindi, alcuni casi notevoli, a partire da Ulisse, unico sopravvissuto della sua ciurma di ritorno dalla Guerra di Troia.

Ad esempio, “The Road” di Cormac McCarthy, romanzo post-apocalittico con due protagonisti, padre e figlio, che attraversano un mondo devastato in cerca di sicurezza e speranza. La storia si concentra sulla loro lotta per la sopravvivenza. Ancora, “The Martian” di Andy Weir, che racconta la storia dell’astronauta Mark Watney, rimasto bloccato su Marte. In questo caso il protagonista deve utilizzare le sue risorse e la sua ingegnosità per sopravvivere in attesa dei soccorsi. A essere evidenziata è, di nuovo, la determinazione umana di fronte a situazioni disperate. “I figli degli uomini” di P.D. James, invece, ambientato in un futuro in cui l’umanità sta affrontando l’estinzione a causa dell’infertilità, racconta la storia di Theo Faron, che si trova coinvolto in una trama politica mentre cerca di navigare un mondo caotico. Un altro dei romanzi post-apocalittici citati dal nostro trio è poi “Alas, Babylon” di Pat Frank. Anche in quest’opera l’autore si concentra sulle sfide quotidiane, soprattutto morali, affrontate dai sopravvissuti a un attacco nucleare.

Dopo questo breve excursus, Lorenzo, Damiano ed Emiliano tornano a “Io sono leggenda”, approfondendo un altro aspetto della psicologia del protagonista. Infatti, Matheson ribalta i ruoli delle narrazioni gotiche classiche per mostrare ai lettori i pensieri di un uomo rimasto solo in un mondo di mostri; ovvero il contrario di ciò che succede alla creatura di “Frankenstein” (qui per approfondire).

Se, infatti, può essere difficile capire il senso della solitudine del mostro leggendo Mary Shelley, è, invece, immediato e semplice comprendere la solitudine di Neville, brillante scienziato e, contemporaneamente, folle dominato da paranoie, del tutto e irrimediabilmente separato dalla società di mostri in cui si trova a dover sopravvivere.

 

 

Leggi e ascolta anche: Un viaggio nell’anima del soldato Sci-Fi

 

 

Neville cerca consolazione per la sua solitudine nei prodotti ereditati dalla Cultura umana, ovvero musica, libri… Le sue giornate, tutte uguali, trascorrono cercando vecchi “artefatti culturali” di cui riempirsi la casa. Di notte, invece, Neville imbraccia il fucile, pronto a difendersi dai mostri, ma anche nella speranza di attaccarli.

Quel che è certo è che, leggendo il romanzo, in realtà, non si ha paura della violenza bestiale dei vampiri. A inquietare il lettore, semmai:

è la palude della mente umana, messa di fronte alla fine della sua stessa essenza, al vuoto di vivere senza i propri simili. Forse che senza gli altri dell’uomo non rimane che un involucro vuoto?”

Nel romanzo di Matheson, l’ultimo uomo sulla Terra e ammazza-vampiri diventa egli stesso il Mostro, scheggia impazzita e assassina in una comunità altrimenti compatta ed omogenea. Infatti, i vampiri hanno formato una loro società; non umana e che non prevede di esserlo, cui non importa nulla della vecchia Cultura e, in generale, del passato.

Alla fine i vampiri condannano a morte Neville, relitto incomprensibile di un mondo perduto. In questo senso il protagonista diventa una leggenda, una storia da raccontare per terrorizzare, un fantasma opalescente che non ha posto nella nuova società. Parlando di sopravvivenza, quindi, di fatto Robert non sopravvive come uomo, come eroe che sfida l’Artico e ne esce vivo, perché muore. A sopravvivergli è la leggenda della sua esistenza, seppure distorta.

“Cosa sopravviverà di noi? Gli alieni verranno a leggere i nostri libri? Guardare i nostri quadri? Ascoltare la nostra musica?” – si chiedono i nostri prima di chiudere l’episodio con la speranza che sapremo lasciare qualcosa di buono sulla Terra nonostante tutto.

S. C.

Ospite

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