Il cinema dei ragazzi speciali
Nuova puntata di Cinetecha e nuovo approfondimento sulla settima arte. Oggi parliamo di uno dei registi più riconoscibili dagli anni Ottanta fino ai giorni nostri: Tim Burton, il primo a sperimentare un genere e che anno dopo anno, film dopo film ha saputo toccare la fantasia di milioni di spettatori.
Per l’occasione, il nostro speaker Gabriele Barducci ha intervistato Luca Arcidiacono, appassionato ed esperto di cinema, che si occupa per mestiere di casting, regia, sceneggiatura.
Per alcuni registi, come per il caso di Burton, si può parlare di autorialità e questo perché all’interno dei suoi prodotti cinematografici sono riconoscibili alcuni stilemi unici e ripetitivi. Usando una terminologia da addetto ai lavori, non si parla di un regista operaio, ma di artista con la sua poetica.
Scopriamola insieme!
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Tim Burton ha sempre usato e mischiato insieme il genere horror e quello fantastico per raccontare ogni vicenda, dalla vita fino alla morte. Nel corso della sua carriera ha svolto questa operazione di miscela originale grazie all’utilizzo peculiare dei colori, della scenografia e dei costumi. Un mondo straordinario costruito con il sapiente sfruttamento di gotico e pop art contemporaneamente.
La sua forza risiede proprio nell’unire stili differenti ed è anche il motivo per cui è così difficile emularlo.
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“Quello che racconta con la macchina è anche quello che lo rappresenta di più: lo strano, il freak, l’ambiguo e l’estromesso dalla società e, ritroviamo il sentimento da outsider anche nei suoi personaggi secondari”, afferma il nostro ospite, Luca Arcidiacono, e poi aggiunge “per Burton sono importanti i particolari che rendono peculiare la persona, sia dalla parte dei contenuti sia dal punto di vista visivo”.
Francesca Ponchielli