Il Collettivo Italiano Fantascienza torna a parlare di “creature”. La seconda puntata è incentrata su Isaac Asimov e sui suoi robot
Il dibattito sulla pericolosità dell’AI è di vecchia data: già nel 1948, nel saggio “Intelligent Machinery”, Alan Turing esprimeva dubbi e sottolineava alcuni aspetti controversi relativi alle intelligenze artificiali. Il primo timore riguarda il fatto che l’AI potrebbe arrivare a soppiantare l’uomo. Il matematico, poi, sollevava il tema dell'”empietà prometeica” di cui si macchierebbe chi crea “qualcosa di pari all’uomo”. Un terzo punto trattato nel saggio concerne il fatto che non si potrebbe parlare di intelligenza vera e propria, ma solo di un riflesso di quella del creatore.
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Dopo la feconda discussione sul celeberrimo “Frankenstein” di Mary Shelley, Lorenzo Davia, Damiano Lotto ed Emiliano Maramonte tornano a parlare di “creature”. In particolare dedicano la seconda puntata del loro CIFcast a Isaac Asimov e ai suoi robot, cui il rispetto per la vita umana e l’obbedienza al padrone sono instillati al momento della programmazione.
1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
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Le tre leggi della robotica di Asimov, inserite a livello hardware nei cervelli positronici dei robot, danno loro un ordine di priorità morale: prima la vita umana; poi l’obbedienza agli ordini; da ultimo la protezione della propria esistenza. Se non fossero contemplate eccezioni a queste regole, però, non avremmo tante storie interessanti sui robot: si sa che la vita, anche quella robotica, sfugge alle imposizioni. Le norme imposte dall’alto non riescono a rappresentare l’intera gamma di situazioni reali che un robot potrebbe trovarsi ad affrontare.
I robot di Asimov “non sono dei meri tostapane, un’espressione dei tecnici che li hanno creati”, ma possono arrivare a imparare, in alcuni casi a superare il loro creatore e a comportarsi con una varietà di sfumature emozionali in grado di sorprendere i lettori.
Sabrina Colandrea