Una due-giorni tra Economia del mare, Green Transition e investimenti infrastrutturali
Tempo di tirare le fila della due-giorni di lavori che si è tenuta a Sorrento il 13 e il 14 maggio. Un Forum nato dalla collaborazione tra la Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e The European House – Ambrosetti. L’evento ha avuto il merito di porre l’attenzione a 360° sui punti di forza del Mediterraneo e del Mediterraneo allargato, con l’obiettivo dichiarato di creare un’agenda condivisa da diversi Paesi per sfruttare al meglio queste eccellenze. Tutto questo, anche a fronte degli ingenti investimenti che da qui al 2030 verranno messi sul tavolo da istituzioni pubbliche e aziende private.
Riprendendo le parole del Presidente del Consiglio, Mario Draghi:
“Dalla partenza del nostro Governo il Sud è al centro delle nostre politiche. Il quadro geopolitico che ci muta davanti è un rischio, ma anche un’opportunità. Vediamo un Mezzogiorno protagonista delle sfide dei nostri tempi. La storia del Sud dal secondo dopoguerra in avanti è più complessa e si erge oltre gli stereotipi e i pregiudizi. Il Sud non è destinato a essere indietro. Il corso della storia può essere corretto nell’interesse di tutti: serve una forte collaborazione e investimenti sia pubblici sia privati. Serve rafforzare la capacità amministrativa a partire dalla giustizia e serve puntare sui talenti: giovani e donne in primis. L’Italia e l’Unione europea devono agevolare questo progetto“.
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Per quanto concerne in maniera specifica le regioni del Sud Italia e in continuità con la prospettiva più ampia dichiarata, durante il weekend, è stato anche presentato il tanto citato “Libro Bianco”. Dopo una prima consistente parte di analisi e raccolta dati, il testo si concentra sui settori attorno ai quali è necessario costruire il rilancio e il nuovo posizionamento strategico del Mezzogiorno. Alcuni tra i più significativi campi di applicazione presentati, sia durante l’evento sia all’interno del libro, sono stati l’Economia del mare, i nuovi corridoi energetici e la sfida della Green Transition, gli investimenti infrastrutturali, lo sviluppo del settore turistico e i centri di eccellenza universitari.
Quali i passaggi più significativi?
Il ruolo centrale dell’Economia del mare per la competitività e la crescita del Sud Italia
Sia durante i lavori di discussione a Sorrento sia all’interno del già citato “Libro Bianco” il tema dell’Economia del mare è stato centrale. Il Mediterraneo, infatti, pur rappresentando solo l’1% dei mari del mondo, “rappresenta il 20% del traffico marittimo mondiale, il 30% del traffico petrolifero e il 27% dei servizi di linea container”. Questi flussi non sono solo essenziali per i Paesi che ci si affacciano direttamente, ma, come ha ricordato il Prof. Stefano Manvesi, anche per quelli che hanno rapporti commerciali (o di altro tipo) con i primi. “Bisogna evitare concetti come noi e loro, che sono fuori luogo. Bisogna investire in maniera prepotente, liberandosi della visione eurocentrica”.
Affermata l’importanza del mare e della sua economia, la necessità di collaborare tra Paesi interni ed esterni, come si governa però tutto questo bacino a livello politico?
Il primo passo, continua il relatore Manvesi, è “pensare insieme. Creare una governance congiunta e una nuova architettura collaborativa che vada dall’Università al Turismo”. Quindi delle mosse che taglino in maniera trasversale diversi settori. Pensare in maniera integrata dove posizionare i muovi cantieri, da quali porti fare passare il traffico crocieristico. Per fare un solo esempio, allo stato attuale, il Libro segnala che sono solo “tre i porti in Italia nella top 20 del Mediterraneo per traffico crocieristico: Napoli, Bari e Palermo”. Possiamo parlare di carenza infrastrutturale per gli altri porti di Italia?
Il caso studio del successo del porto di Barcellona che ha creato una vera e propria leva di sviluppo territoriale può fare da esempio?
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La sfida della Green Transition per il Mediterraneo del futuro
Un’altra riflessione che ha tenuto banco in sede di Forum e che risulta abbracciare una parte importante del Libro è quella dedicata alla Green Economy e ai processi che permetteranno una transizione collettiva e positiva per tutti i soggetti in campo.
Questo passaggio è stato però reso ancora più difficile da sostenere per diversi Paesi a causa della pressione introdotta dagli avvenimenti recenti: pandemia da Covid-19 e conflitto in Ucraina. I prezzi dell’energia hanno continuato a crescere e il processo di de-carbonizzazione è passato dall’essere una strada lunga a essere una strada lunga e in salita. Le politiche da perseguire per raggiungere gli obiettivi degli Accordi di Parigi del 2015 dovranno quindi affrontare sicuri ridimensionamenti dettati dal contesto. Quegli obiettivi sono ancora raggiungibili o rimarranno un’utopia? Che tipo di relazioni tra Paesi è necessario coltivare per non creare una “guerra energetica”?
Nel corso del Forum, la rettrice della Paris School of International Affairs, SciencesPo, Arancha Gonzalez, ha cercato di fare il punto della situazione sulle modalità d’azione per non far rimanere gli accordi un’utopia:
“È necessaria una visione dal Sud per il Sud. Una nuova maniera per indagare il Mediterraneo allargato. I focus da tenere sempre presenti: geopolitica, interdipendenza e competitività. I Paesi devono creare relazioni non basate sul potere, ma su patti, regole e diritti. Non c’è guerra Nord-Sud e Ovest contro Est. Quindi puntare su reti relazioni costruite sulle relazioni di co-responsabilità e non co-dipendenza. Servono investimenti congiunti per la de-carbonizzazione della nostra economia. Vinciamo tutti, non ci deve essere uno che vince e uno che paga. Se lavoriamo insieme possiamo costruire relazioni che siano win-win“.
Importante poi sottolineare, come in questa corsa alla transizione ecologica, il Sud Italia sia un territorio fondamentale. Il Libro sottolinea come sia “la frontiera di collegamento energetico tra Europa e Mediterraneo del Sud, grazie ai gasdotti e alle tratte marittime”. Inoltre, “il Sud Italia può diventare anche protagonista della Green Transition e delle nuove rotte dell’energia grazie al suo patrimonio di fonti energetiche rinnovabili. Già oggi, il Sud produce un terzo dell’energia rinnovabile del Paese“.
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Preso atto di queste possibilità, durante il Forum si è discusso anche di un’altra possibile fonte di energia pulita: il nucleare. Un argomento che vede dividere l’opinione pubblica, non solo italiana. A Sorrento, il Senior Visiting Research Fellow dell’Oxford Institute ed ex Segretario generale dell’OPEC, Adnan Shihab-Eldin, ha toccato il tema:
Dobbiamo parlare dello scenario energetico non in teoria, ma in pratica, sia nel territorio italiano che in quelli del Mediterraneo. Come arriveremo a emissioni zero? Perché questo avvenga dobbiamo indagare anche la parte del nucleare pulito. Tra l’altro, molti esperti affermano che in ogni caso il raggiungimento di emissioni zero non sia possibile”.
A seguito dell’evento, compresa la suggestione nucleare, quello che ne risulta è la necessità di diversificare risorse ed energia. L’Europa, come sottolineato da più parti, ora dipende troppo dalla Russia e il Nord Africa si appoggia troppo agli alimenti che arrivano dall’Ucraina.
Parola d’ordine: diversificare. Obiettivo: autonomia. Come si raggiunge questo obiettivo?
Di seguito la posizione del Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
“Abbiamo davvero milioni da poter investire che ci porteranno ad avere più autonomia. La situazione però non cambierà in due mesi, ma ci aspettiamo che questi investimenti avranno i primi frutti nel primo semestre del 2024. Questi fondi ci faranno accelerare per le energie rinnovabili. La situazione di conflitto in corso ci deve fare tenere gli occhi aperti. La guerra sta portando oggi a una crisi di risorse che in futuro non dovrà più succedere. L’Italia, entro il 2030, ha quindi un piano per l’energia pulita. Per quanto riguarda però il nucleare, non dimentichiamo che da noi c’è già stato un referendum“.
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Gli investimenti infrastrutturali, oltre la “carta”
Il terzo focus che risulta sia da questa due-giorni di Forum sia dal “Libro Bianco” è quello degli investimenti infrastrutturali, fisici e digitali. Uno dei nodi critici del Sud Italia.
La politica italiana si è spesso riempita la bocca di promesse, specie in vista delle campagne elettorali, tanto che la cittadinanza accoglie ormai come una barzelletta il susseguirsi di dichiarazioni. Prima fra tutte la celeberrima “costruiamo in ponte sullo stretto di Messina”. Lo stesso Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, ai nostri microfoni ha fatto un appello al Governo in questo senso: niente più barzellette. Bisogna pianificare e adottare politiche nazionali che non siano divisive.
In questa direzione, il Sindaco della città di Napoli, Gaetano Manfredi ha ricordato:
Siamo la terza città d’Italia e possiamo essere al centro per il futuro. Bisogna investire su Napoli e nel Mezzogiorno in infrastrutture per valorizzare gli scambi, i beni e i servizi. L’obiettivo deve essere quello di creare una cultura comune mediterranea”.
I soldi del PNRR, e gli altri investimenti previsti, verranno usati in maniera adeguata? In quali campi, e come?
Le aree nelle quali impiegare le risorse a disposizione per uno sviluppo concreto e integrato sono diverse. Per fare un solo esempio, valorizzato anche nel Libro, il settore ferroviario. Questo, infatti, garantirebbe “connessioni regionali, nazionali e continentali”. Rimane sempre da capire come fare.
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Quindi, salutiamo il primo evento a Sorrento, nato dalla collaborazione tra la Ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna, e The European House – Ambrosetti, con tre nodi al fazzoletto da monitorare nei prossimi mesi: Economia del mare, Green Transition e investimenti infrastrutturali.
Al termine di questo Forum, non resta che domandarsi: le promesse saranno mantenute?
Francesca Ponchielli