Intervista a Barbara De Micheli, Head della Social Justice Unit della Fondazione Brodolini
Terza puntata di Wow – Women on Web, il podcast a cura di Francesca Pucci e Federica Meta che ambisce a raccontare le donne, la loro capacità, il loro talento e impegno nel settore digital. In questo nuovo episodio viene affrontato un tema molto attuale e controverso, ossia quello dello spazio delle donne nel lavoro digitale con l’ospite Barbara De Micheli, a capo della Social Justice Unit della Fondazione Giacomo Brodolini, esperta di gender equality e cambiamento organizzativo.
Uno spazio inteso come fisico nel lavoro digitale, e De Micheli ne parlava già negli scorsi anni, quando non eravamo ancora in pandemia. Quale è la situazione oggi? Viviamo in una gabbia d’oro dove le donne sono più penalizzate rispetto agli uomini. New normality, but same story.
“Siamo l’unico paese dove si parla di smart working, dove per ‘smart’ si intende un lavoro intelligente. Tuttavia quello che stiamo vivendo adesso è lavoro da remoto, home working. Nelle case non siamo da sole, ma ci sono altri adulti, bambini da seguire. Non è più una soluzione intelligente per non inquinare, per gestire il proprio tempo, ma un lavoro costretto e in uno spazio non attrezzato per essere un luogo di lavoro”.
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C’è bisogno di ragionare su cosa significa fare smart working. Il telelavoro non si era così sviluppato perché richiedeva delle dotazioni specifiche per poter lavorare. Mentre adesso l’home working è solo un adattamento posticcio delle proprie esigenze. Quello che stiamo vivendo ancora oggi non è un vero smart working, bensì una mera delocalizzazione delle medesime mansioni che si svolgevano in ufficio.
Il Ministro Orlando ha annunciato che istituirà una task force per mettere a regime tutto quello che è stato fatto dalle parti sociali a livello di contrattazione, con un focus sul gender gap. Sindacati e imprese stanno cercando di capire come riprogettare questo nuovo modo di lavorare – si pensi ad esempio al diritto alla disconnettività.
Ma non solo, sarà necessario immaginarsi uno luogo di lavoro dove i tempi e gli spazi siano ben definiti. Una riflessione da fare non solo da parte di sindacati e imprenditori, ma anche designer e architetti per uno spazio flessibile e componibile.
T. Sharon Vani