CIFcast

Utopia e Science Fiction a confronto

Cosa si intende per Utopia? E cosa c’entra con la Fantascienza? Ne parliamo con Linda De Santi

 

 

Nuovo episodio di CIFcast insieme a una nostra vecchia conoscenza: Linda De Santi, a sua volta autrice del Collettivo Italiano Fantascienza come i nostri speaker. Con lei, un anno fa, avevamo parlato di “distopie”. Stavolta i nostri chiudono il cerchio parlando di “utopie”.

Genere letterario e filosofico nato nel 1500, l’Utopia compare come neologismo per la prima volta nell’opera omonima di Thomas More del 1516. Per la scrittura di questo romanzo, in cui è descritto il viaggio immaginario di Raphael Hythlodaeus in una fittizia isola-repubblica abitata da una società ideale, More si ispirò all’opera di Platone “La Repubblica”, a sua volta scritta in forma dialogica.

Come spiega la nostra ospite, il neologismo coniato da More presenta un’ambiguità: la parola “utopia” può essere intesa come la latinizzazione dal greco di eὐτοπεία (composta dal prefisso εὐ-, “bene”, e τóπος, “luogo”, seguito dal suffisso -είᾱ, quindi “ottimo luogo” o “luogo del bene”), oppure di oὐτοπεία (se si considera la “u” iniziale come contrazione di οὔ, “non”, con il significato di “non luogo”, “luogo inesistente o immaginario”). È molto probabile che l’ambiguità di fondo fosse nelle intenzioni di More e che, quindi, il significato più corretto del termine sia da ricercarsi nell’unione delle due accezioni. Effettivamente, l’opera narra di un’isola ideale che, però, non può esistere davvero.

Da More in avanti si afferma una tradizione di opere utopiche, tra le quali rientrano capolavori come “La città del sole” di Tommaso Campanella (1602) e “La nuova Atlantide” di Francis Bacon (1627).

 

 

Ascolta anche l’episodio A spasso tra città utopistiche e campagne distopiche

 

 

Insieme a De Santi approfondiamo non solo l’Utopia come genere letterario, ma anche il valore sociale delle utopie.

“Lo scopo di queste opere non è l’intrattenimento. Inventare mondi fantastici ha un fortissimo valore politico. L’intento di un autore utopico è indicare ai suoi contemporanei un modello sociale ed economico da provare a realizzare. Le città vengono descritte nei minimi dettagli. Si danno informazioni su come è organizzato il potere, sulla struttura sociale, sull’educazione, sul rapporto tra uomo e natura, proprio perché devono essere città che potrebbero esistere e funzionare. Ogni autore, inventando luoghi in cui le persone vivono in pace, sta dicendo ai suoi contemporanei che, se si sforzassero di avvicinarsi a quei modelli, produrrebbero un miglioramento. Se non immagino un mondo migliore di quello in cui vivo, come posso cambiare la realtà del presente? La forza dell’utopia sta proprio nell’innescare un motore di cambiamento.”

Nelle opere utopiche, e nelle società che descrivono, ci sono alcuni aspetti ricorrenti, per esempio la libertà di parola, pensiero e credo religioso. Un’altra caratteristica è che la proprietà privata è vietata. Nelle civiltà utopiche i beni sono in comune e tutti, ricchi e poveri, concorrono alla loro produzione a favore della collettività (in “Utopia” di More, per esempio, ciascuno lavora sei ore e i turni sono a rotazione).

Ma cosa c’entra l’Utopia con la Fantascienza?

Tra gli elementi in comune tra i due generi c’è sicuramente l’innovazione tecnologica.

 

 

Ascolta anche l’episodio Dan Simmons, “il fabbricante di universi”

 

 

Diversi autori di romanzi utopici hanno immaginato veri e propri mondi del futuro. Per esempio Francis Bacon, nel 1600, ha ideato per il suo “La nuova Atlantide” un futuro governato da scienziati che hanno inventato macchinari simili ai nostri microscopi, telescopi, sommergibili, ma anche macchine volanti! Ancora, la Fantascienza, per sua natura “narrativa della trasformazione”, cerca di descrivere ciò che ancora non esiste, ma che a determinate condizioni potrebbe. Anche in questo i due generi si somigliano. Infine, l’Utopia trasforma la realtà per mettere in risalto alcuni aspetti del presente (in genere per portare alla luce delle criticità). Questo avviene anche nelle opere distopiche, sebbene le modalità dei due generi siano esattamente all’opposto.

Alcuni sottogeneri Sci-Fi, poi, sono più vicini all’Utopia di altri. Si pensi al Solarpunk, a sua volta incentrato sulla ricerca di modalità per rendere la vita migliore per le generazioni future. Temi ricorrenti del sottogenere, infatti, sono sostenibilità, uguaglianza, anticapitalismo, vicini a quelli trattati nei romanzi utopici.

Come genere letterario l’Utopia ha avuto un grande fortuna nel 1500 e nel 1600, poi la sua popolarità è andata scemando.

Quali critiche sono state rivolte più spesso agli autori del genere?

Cosa rimane oggi di quelle descrizioni visionarie? Qualcosa può essere salvato?

Per le risposte a queste e altre domande sul tema non vi resta che ascoltare l’episodio!

 

Ascolta anche: Distopie

Sabrina Colandrea

Ospite

Linda De Santi

Nata in provincia di Pisa nel 1985, Linda De Santi è laureata in Lettere e lavora nel campo del marketing. Appassionata di fantastico, ha pubblicato numerosi racconti su antologie e riviste, tra cui “Distòpia”, edito da Urania Mondadori, “Ipotesi per Fibonacci”, per i tipi di Comma22, “W.o.W – Women of Weird”, “Prisma – Le diverse […]

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