“Al liceo volevo imparare a programmare. Così io e dei miei amici abbiamo aperto un sito dove chiunque potesse insegnarci quello che sapeva. È stato l’inizio. Quel sito è diventato Oil Project, una piattaforma di video lezioni on line. Oggi l’abbiamo ribattezzata WeSchool, e ci studiano 2 milioni di ragazzi”, Marco De Rossi
Marco De Rossi: 30 anni, paladino del digitale da quando ne aveva 14, rivoluzionario. Questo, in breve, l’identikit del CEO di WeSchool, la startup italiana di didattica a distanza usata da milioni di persone. Seconda solo a Google tra le piattaforme di didattica digitale, oggi ospita 7000 lezioni di qualsiasi disciplina.
“All’inizio era una scommessa”, confessa Marco. “Nessuno aveva uno smartphone, YouTube non esisteva nemmeno. Era difficile raccontare questa idea fuori dal tempo”. Ma lui non si è fermato. E così il suo sogno. Poi i cellulari si sono evoluti, e le persone hanno iniziato a vedere con altri occhi.
Nel 2016 la prima grande vittoria: far girare WeSchool su smartphone. “A che serve? Il cellulare a scuola è vietato!”, gli rimproveravano. E invece, anche prima del Covid, il 42% degli accessi erano fatti da una classe.
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L’obiettivo era portare WeSchool in aula, stimolare l’interazione di gruppo. Fare Social Learning. L’apprendimento, non dimentichiamolo, è comunicazione, socializzazione, condivisione. “Il digitale può supportare questi collegamenti. Ma perché possa funzionare, bisogna pensare ai prof“, chiarisce Marco. “Ci vuole una tecnologia semplice e intuitiva. Inoltre, bisogna far sentire la presenza della classe a chi insegna. Noi puntiamo a questi risultati, fornendo formazione e assistenza ai docenti”.
Oggi, complice la pandemia, WeSchool vanta 1,6 milioni di utenti: 180 mila insegnanti e 1,4 milioni di studenti. Che dire, Marco il tempo ti ha dato ragione!
Eleonora Medica