Nella Capitale la manifestazione della comunità iraniana per protestare unitariamente contro il regime degli Ayatollah
Ieri, 8 gennaio, la comunità iraniana ha tenuto una manifestazione a Roma per protestare contro le violenze perpetrate dal regime degli ultimi mesi. Il nutrito corteo è partito da piazza della Repubblica e ha raggiunto piazza di Santa Maria in Loreto, nei pressi di piazza Venezia. Lo scopo della comunità iraniana che risiede in Italia è chiaro e deciso: richiamare l’attenzione sulla politica internazionale affinché l’Iran fermi gli arresti e le violazioni dei diritti umani.
Le azioni delle persone, nel 2023, possono ancora cambiare le cose? Oltre gli hashtag, i social e le campagne di sensibilizzazione nel mondo digitale, la comunicazione urlata funziona ancora?
La prima legge della comunicazione è che bisogna essere in due per osservarla. Le voci per le strade erano tante, vedremo se saranno ascoltate.
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Non solo Iran. Infatti, alla manifestazione erano presenti molte bandiere ucraine che sfilavano fianco a fianco a quelle iraniane. Si sono viste anche tante bandiere della Dinastia Pahlavi, che regnò sull’Iran dal 1925 al 1979. La Rivoluzione iraniana alla fine degli anni settanta depose l’ultimo scià Pahlavi, Mohammad Reza, mettendo fine alla millenaria tradizione monarchica del Paese e proclamando la Repubblica Islamica. Eppure, ieri a Roma, c’erano anche queste bandiere. Una nuova forza reazionaria sta prendendo vigore?
Gli slogan più presenti erano: “Giustizia per l’Iran”, “Libertà per l’Iran” e “Donna, vita, libertà”. Specchio di un popolo che sembra guardare agli albori della democrazia occidentale prima che questa perdesse di profondità e significato.
L’Occidente come dovrebbe essere o, meglio, come a volte fa finta di essere.
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Un corteo oltre il corteo.
Oltre alla manifestazione principale citata in precedenza, ovvero quella partita da piazza della Repubblica, c’è stato un altro presidio alle ore 12.00 in via Nomentana, di fronte all’Ambasciata iraniana.
Lo scopo di questo secondo focolaio è stato soprattutto quello di far sentire le proteste direttamente in Iran. Meno sensibilizzazione e più messaggio politico. Gli slogan a risuonare in questo caso sono stati: “Stanno uccidendo i nostri ragazzi giorno per giorno”, “No alla dittatura”, “Non ci fermeremo, uniti vinceremo” e “Liberate i prigionieri politici”.
Questi fuochi basteranno ad accendere la luce in un momento storico così cupo?
Di seguito alcune immagini delle proteste dalla nostra Samaneh Abbasi: