Siete perennemente in videocall? Attenzione all’AI: occhio a cosa digitate!

Un team di ricercatori ha “addestrato” un software AI a riconoscere lettere, numeri e simboli della tastiera partendo dal suono emesso dai tasti quando vengono pigiati, per esempio durante le videocall. Le nostre password sono a rischio?

 

 

Pensavate di essere al sicuro con le vostre password inzeppate di numeri, maiuscole e caratteri speciali? Beh, potrebbero non bastare più.

Uno studio dell’Università del Surrey, pubblicato nell’ambito dell’IEEE European Symposium on Security and Privacy Workshops, ha dimostrato, infatti, che l’AI è capace di decodificare parole e stringhe di testo grazie al suono emesso dai… tasti del pc!

In un esperimento, l’algoritmo messo a punto dal team guidato dal dottor Ehsan Toreini, è stato in grado di identificare – con oltre il 90% di accuratezza – quali tasti venivano pigiati su un laptop in base al suono proveniente dal microfono del dispositivo. Il tutto durante una comune videochiamata su Zoom.

 

 

Leggi anche: Intelligenza artificiale o truffa? Perché l’AI Washing è sempre più diffuso

 

 

Nello specifico, i ricercatori hanno preliminarmente premuto – e registrato con uno smartphone – ciascuno dei 36 tasti di un MacBook Pro, comprese tutte le lettere e i numeri, 25 volte di seguito, utilizzando dita diverse e con una pressione variabile.

I dati sono stati poi analizzati da un software di Machine Learning che, gradualmente, ha imparato a riconoscere le caratteristiche dei segnali acustici associati a ciascun tasto

Tanto è bastato affinché, nei test seguenti, l’algoritmo fosse in grado di riconoscere la lettera, il numero o il simbolo corrispondente al suono emesso dalla tastiera nel 95% delle chiamate telefoniche e nel 93% delle videocall su Zoom.

 

 

Leggi anche: Il New York Times minaccia un’azione legale contro OpenAI

 

 

Nonostante gli autori dello studio abbiano sottolineato che si tratta di un semplice esperimento e che la capacità dell’AI di decifrare correttamente stringhe complesse di testo (come password ben più articolate delle intramontabili “12345”, “ciao” e “password”) sia ancora da dimostrare, la ricerca fa suonare più di un campanello di allarme

Specie per chi usa il laptop in luoghi pubblici e per chi è costantemente impegnato in interminabili videochiamate.

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