L’Avv. Luca Bolognini ha cominciato a realizzare canzoni con il contributo dell’intelligenza artificiale. Il racconto del progetto in un nuovo episodio di A little privacy, please!
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale si sta diffondendo in maniera sempre più capillare anche negli studi legali. E, mentre tra professionisti ci si interroga, anche con un po’ di angoscia, sul fatto che gli strumenti di AI generativa da formidabili e utili possano arrivare a rendere stupidi o, peggio ancora, a sostituire gli esseri umani, un avvocato esperto come Luca Bolognini, che è anche un affermato saggista, ha rovesciato il punto di vista, cominciando a realizzare canzoni proprio con il contributo dell’intelligenza artificiale.
Sono nati così i Telero, un collettivo musicale metà umano e metà artificiale, frutto della co-creazione, appunto, tra essere umano e AI. Il nome è stato scelto dallo stesso Bolognini, tuttora a capo dell’Istituto italiano per la Privacy e la valorizzazione dei dati personali.
Proprio nell’ambito di A little privacy, please!, il podcast di Radio Activa Plus che si propone di approfondire in modo rigoroso (ma anche accattivante) temi di attualità tratti dal vasto mondo della Data Protection, Bolognini ha raccontato come nasce e come si evolverà questo progetto, intervistato dal nostro speaker, Sergio Aracu.
A partire dalla spiegazione del nome del collettivo, scelto dal giurista come omaggio ai grandi pittori rinascimentali – Tiziano, Veronese, Tintoretto – i quali rivoluzionarono la pittura dell’epoca adottando nuove tecniche, cioè abbandonando il disegno e la preparazione della tela, un metodo che risultò fortemente scandaloso per quegli anni.
Stando a Bolognini, uno degli obiettivi di questa iniziativa sperimentale è anche mettere in risalto le straordinarie potenzialità co-creative e i diversi impatti, positivi e negativi, dell’intelligenza artificiale per le produzioni intellettuali e artistiche.
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Ai nostri microfoni, il giurista ha spiegato:
“Ascoltando una delle mie figlie suonare, mi è venuta l’idea di provare un’iniziativa che fosse provocatoria, anche disturbante, ma sensata e di qualità. Volevo provare a dimostrare quanto fosse facile anche per un avvocato come me, per una persona che non è addetta ai lavori, costruire un prodotto qualitativamente accettabile per il mercato“.
Poi, incalzato dall’intervistatore sui limiti delle tecnologie e sull’approccio usato, Bolognini ha affermato: “dobbiamo partire dall’accettazione dell’idea che siamo tutti quanti, ormai, cyborg intellettuali, che questo processo è diventato inesorabile, e va avanti da tempo; pensiamo all’uso dei sintetizzatori e campionatori negli anni ’80, ad album come ‘La Voce del Padrone’ di Franco Battiato o alle canzoni di Madonna“.
Altrettanto provocatoriamente, Bolognini ha chiosato: “sfido chiunque oggi a saper riconoscere se gli arraggiamenti di una canzone siano stati in parte riprodotti attraverso l’intelligenza artificiale”.
Per saperne di più, su Telero e sul collettivo musicale che è a metà tra l’umano e l’artificiale, non vi resta che ascoltare la puntata.
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