Dall’intuizione di G-Gravity nasce in Finlandia il primo Future Hub territoriale, un ecosistema che unisce imprese, istituzioni e innovatori per costruire futuri condivisi
A Vantaa, nel cuore dell’area metropolitana di Helsinki, sta prendendo forma qualcosa di nuovo: un luogo in cui imprese, istituzioni e innovatori collaborano per costruire futuri desiderabili. Il Vantaa Future Hub è la concretizzazione di un modello, non basato tanto sulla tecnologia, quanto sulla collaborazione. Il progetto nasce in realtà a Milano, dall’intuizione del Knowledge & Competence Center G-Gravity, e oggi si estende oltre i confini nazionali, per mettere in rete persone, idee e territori.
Nell’anteprima di “Futures Unlocked – Innovation in the Age of Complexity” vi avevamo raccontato l’incredibile esperienza vissuta da G-Gravity grazie al programma finlandese “90 Days Fin”: una sorta di Erasmus da adulti per la manager Roberta Gilardi, che ha portato, tra le altre cose, proprio alla nascita del Vantaa Future Hub.
Per rinfrescarvi la memoria…
Innovare nell’era della complessità
Nell’approccio all’innovazione, non basta la visione. Serve un metodo per far dialogare e attivare tutti gli stakeholder.
È questo, in fondo, il cuore del metodo di G-Gravity: costruire ponti tra chi innova, in un mondo che tende a specializzarsi fino all’isolamento. Come ricorda Gilardi, infatti, “non si può pensare di essere soli in questo mondo; ci vogliono competenze specifiche, legami con attori in grado di aiutare l’impresa, tutta una serie di elementi complessi”.
È da questa consapevolezza che nasce il modello distribuito dei Future Hub, fatto di nodi interconnessi, gli hub territoriali, e di una community globale che lavora insieme, forte di competenze diversificate e di un linguaggio e di una piattaforma di lavoro comuni. Nei Future Hub le aziende interagiscono in una logica Cross-Industry e possono poi sviluppare verticali di settore insieme agli esperti del network. C’è poi il Technological Playground, l’area più sperimentale, dove le idee si trasformano in progetti concreti grazie al contributo delle startup e di altri attori dell’ecosistema. Un modo per rendere l’Innovazione non un mero esercizio teorico, ma un processo vivo, in cui il valore nasce dall’incontro tra competenze diverse.
Infine, il modello prevede il lancio di laboratori tematici, che sviluppino e portino conoscenza alle imprese, facendo circolare le idee a livello internazionale e consentendo agli innovatori di cogliere con un certo anticipo alcuni aspetti che possono poi essere traslati all’interno del business.
L’antropocene tecnologico
Nel dialogo con Gilardi emerge un altro concetto chiave, quello di “antropocene tecnologico”. Non una definizione accademica, ma una lente con cui osservare l’epoca in cui viviamo, un tempo in cui l’impatto umano e quello tecnologico si sovrappongono, generando trasformazioni economiche, sociali e culturali che richiedono nuove forme di consapevolezza.
Innovare, oggi, significa capire questi intrecci: come cambiano i comportamenti, le relazioni, la percezione stessa del vivere in un mondo connesso. È in questa cornice che i Future Hub possono diventare strumenti di orientamento, capaci di leggere la complessità e trasformarla in opportunità.
Vantaa, città connessa
Per Pekka Timonen, sindaco di Vantaa, la forza di un territorio sta nella sua capacità di restare connesso con le imprese, con le persone e con le altre città.
Una visione che trova riscontro nelle parole di Tommo Koivusalo, direttore degli Affari Economici della città finlandese, che descrive la collaborazione con G-Gravity come “un ponte tra Finlandia e Italia, costruito insieme a chi condivide l’atteggiamento giusto, quello di chi è disposto a fare davvero il lavoro”.
Il mindset come leva
Nel primo evento promosso dal Vantaa Future Hub, il consulente strategico danese Stefan Lindegaard ha introdotto un concetto destinato a restare: quello di “people pools”, ovvero gruppi di persone che rappresentano approcci diversi – startup, università, aziende, amministrazioni – che possono trasformarsi in ponti o barriere, a seconda del mindset con cui si incontrano. È qui che l’Innovazione, da parola abusata, torna a essere un processo umano. Come ricorda Lindegaard, infatti, “non nasce tanto dalle idee, ma dalle relazioni tra persone”. E questo, forse, è il vero punto di partenza del viaggio che raccontiamo in questo primo episodio di “Futures Unlocked”.
Dopo l’appuntamento del 1° ottobre a Vantaa, la programmazione continua a Milano con due laboratori tematici: il 30 ottobre il Quantum e DeepTech Lab sarà dedicato agli impatti che queste tecnologie avranno sulle imprese, mentre il 27 novembre verrà lanciato il Life Science Lab, per esplorare le nuove frontiere della salute e della scienza della vita.
Ogni tappa aggiunge un tassello a un racconto che non parla solo di tecnologie, ma di persone che scelgono di connettersi per costruire futuri possibili.
Stay tuned: nei prossimi episodi ascolteremo nuove voci e testimonianze d’impresa, per scoprire come l’innovazione prende forma nei Future Hub.
S. C.
Ascolta anche cosa ci aveva raccontato Roberta Gilardi a gennaio 2025: Cinque anni di G-Gravity, dal focus sull’Healtcare al Vantaa Future Hub